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Non è ancora "Spaghetti Champions", ma tre italiane sono già quasi nelle magnifiche otto

Inter e Atalanta hanno già un piede negli ottavi, vittorie importanti per Milan e Juve. Già eliminato il Bologna, che però ha giocato sempre a testa alta

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
(Ansa)
(Ansa)

Non è ancora "Spaghetti Champions", ma occhio alle italiane: ora sarebbe davvero meglio non prenderci troppo sottogamba. In fondo, anche questa settimana non è andata proprio male, visto che hanno perso le due che, calendario alla mano, hanno già un piede negli ottavi e hanno vinto le altre due che così si sono piazzate almeno con vista sui play off. Che poi Milan e Juve danno più di tutte l’idea di come gira il nostro calcio fuori dai sacri confini. In Italia rischiano di perdere seriamente il treno della Champions, una perché non sa più come si fa a vincere e l’altra perché decide di giocare solo quando le pare. Poi arriva il trofeo dalle grandi orecchie e voilà.

Sui rossoneri era facile predirlo dopo le due sconfitte iniziali: a parte il Real, avevano un cammino tutto in discesa. Al Bernabeu hanno fatto la loro grande partita e il resto è venuto da sé. Contro la Stella Rossa ha dimostrato che in Europa ci sono squadre contro le quali si può vincere anche senza volerlo e giocando pure da cani (però avete visto Camarda? La partita la risolve Abraham, ma la decide lui, questo ragazzino super di 16 anni appena). Certo, ci vuole un pizzico di fortuna, ma quella la porta il vento. E sul nostro calcio sta soffiando un maestrale niente male di questi tempi. Anche alla Juve dei cerotti le capita il City, che sta peggio di lei, perché dopo otto anni di Guardiola e un processo finanziario dove può rischiare la retrocessione, ormai non ci sta più con la testa, e tira fuori il capo dalle onde provando a respirare.

Cominciamo dall’inizio. Inter e Atalanta perdono di misura ma in maniera opposta. "Gasp" sfiora all’ultimo minuto con Retegui un pareggio che avrebbe ampiamente meritato. Il Real sul piano del gioco ne uscirebbe sconfitto, ma ha ritrovato i suoi fuoriclasse, Bellingham, Vinicius, Rudiger, Mbappé, e allora non ce n’è per nessuno e la partita la decidono loro. Inzaghi invece ha deciso di risparmiare i suoi con la Champions, che gli deve sembrare molto più facile del campionato. Così solita rotazione abbondante e muraglia cinese, senza dannarsi l’anima a correre troppo. Vince per due volte uno a zero giocando all’Allegri, senza mai onestamente meritarlo, come predica in fondo la saggezza del livornese, perché così c’è ancora più gusto. Poi, chi di corto muso ferisce, di corto muso perisce.

E l’Inter cade all’ultimo minuto col Bayer Leverkusen. Zero a uno. Ma sono due sconfitte che non fanno male, visto che le partite che restano possono giocarsele anche con le riserve senza rischiare niente, che poi adesso è la stessa situazione che ha davanti il Milan. Significa che su cinque squadre, almeno tre finiranno probabilmente nelle magnifiche otto, un risultato di per sé già eccezionale. Eliminato il Bologna, che però ferma il Benfica a Lisbona giocando sempre a testa alta, con grande coraggio, resta la Juventus. Il suo calendario non è così agevole, dovendo affrontare in trasferta il Brugge che ha appena liquidato lo Sporting, su un campo di patate dove i padroni di casa fanno valere la legge del contropiede agonistico, tutto ritmo e botte da strapaese, e fra le mura amiche un osso duro come il Benfica. Ipotizzando due pareggi, comunque va ai play off, e lì quello che conta è il sorteggio della dea bendata.

Però, per Milan e Juve, il risultato di questo mercoledì di Champions non deve trarre in inganno. I rossoneri sono stati così brutti, che la loro prestazione parla da sola. Sulla Juve invece adesso stanno piovendo i peana. Ci andrei cauto, invece. Thiago Motta è molto bravo, e sta facendo meglio di quello che potrebbe e di quello che soprattutto pensano i suoi critici, con il materiale a disposizione (che non vale molto più del suo Bologna dell’anno scorso, fatta eccezione per Yldiz e Conceicao). Ma la vittoria con questo City non è poi questa impresa eccezionale che racconta qualcuno. I ragazzi del Pep hanno tirato in porta due sole volte, giocando sempre e solo a ritmi rallentati. Gioco facile imbrigliarli. La verità è che questa partita non garantisce ancora che la squadra sia uscita dal tunnel. L’unica cosa certa è che se i tempi magri continueranno, è sbagliato portare sul banco degli imputati Motta e Giuntoli, i soli che stanno facendo salti mortali per salvare capra e cavoli. Per Milan e Juve, vale lo stesso discorso. Per vincere la cosa che conta più di tutti è la società. Una società forte significa avere una testa che sa dove si muove, che ha una sua valenza politica (fattore indispensabile) e che ha padronanza della materia, cioé - detto brutalmente - che ci capisce di calcio.

In serie A le squadre che funzionano sono quelle che hanno una società alle spalle di questo tipo, Inter, Napoli, Atalanta. E la stessa cosa in Europa, dal Liverpool al Real. Non si fa tanta strada se chi deve prendere le decisioni non è in grado di farlo, anche se è bravissimo a fare i conti e a rimettere in piedi la baracca. La Juve di oggi sembra quella del dopo "Calciopoli", che salvava i conti e di calcio non capiva niente e difatti faceva fuori uno come Ranieri e comprava Diego o Felipe Melo credendo di aver preso due campioni. Solo quando arrivarono Agnelli e Marotta a comandare le cose cambiarono. Guarda caso. Ma secondo voi una società che manda via Maldini e Massara dopo aver vinto uno scudetto grazie a loro, accusandoli di aver comprato De Ketelaere, può davvero pensare di essere forte? Oggi Milan e Juve vanno giudicate sul piano finanziario, perché quello è il loro programma. Peccato che nel calcio non funziona solo così. Perché per guadagnare bisogna anche saper vincere...

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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