Immobile trascina la Lazio agli ottavi. Milan travolto dal Borussia è quasi fuori. Non basta battere il Newcastle
I tedeschi passano a San Siro per 3 a 1. I biancocelesti regolano gli scozzesi per 2 a 0 e si qualificano grazie alla vittoria dell'Atletico sul campo del Feyenoord

Nella serata della sfortuna nera per il Milan, va tutto bene alla Lazio. Vince senza brillare contro il Celtic, e poi il Cholo Simeone le fa un bel regalo, andando a vincere in Olanda contro il Feyenoord. Significa che così i biancocelesti hanno già preso il pass per gli ottavi. Adesso si cominciano a sentire i maestri di calcio mettere sulla croce Pioli. Certo, l’ennesimo infortunio muscolare, quello di Thiaw a inizio ripresa, ha messo nei guai i rossoneri, e questo vuol dire che nella preparazione qualcosa non ha funzionato come doveva.
Ma il rigore sbagliato da Giroud al quinto minuto, pesa ancora di più, perché la partita avrebbe avuto tutta un’altra storia se il francese avesse realizzato quel penalty. Poi, uscito Thiaw, in panchina non c’era nessun’altro difensore centrale per sostituirlo. La sfida è finita lì. Non c’era Leao, Calabria e qualche altro non è stato all’altezza. Ma fino all’inizio della ripresa non è stato un brutto Milan quello annientato dalla sfortuna.
Salvate il soldato Pioli, per carità. Invece, le castagne dal fuoco a Sarri gliele ha levate Ciro Immobile, mezz’ora in campo, due palloni e due gol: implacabile. Fino a quel momento, la Lazio era un corpo senza testa, cercava gli spazi giusti del contropiede, si muoveva bene sulle fasce e poi si fermava lì. Per 80 minuti il portiere del Celtic ha fatto il turista. Poi l’intramontabile Ciro ha cambiato il corso delle cose. Tutt’e due le volte grazie al giovane Isaksen. Il vecchio e il bambino.
La Lazio sulla carta non aveva un compito proibitivo: il Celtic, già battuto in Scozia, anche se dopo una partita combattuta, risolta solo allo scadere, è il fanalino di coda del girone con un solo punto in carniere, e non poteva proprio essere considerato un ostacolo difficile da superare. Il problema, però, è soprattutto psicologico, perché non si riesce a spiegare altrimenti i deludenti risultati della squadra di Sarri. In campionato non sta vivendo un buon momento e la sconfitta di Salerno, contro l’ultima in classifica, ha aperto qualche dubbio pure sul futuro del tecnico biancoceleste. Sei sconfitte in tredici partite è il curriculum poco felice che la Lazio ha costruito in serie A, un cammino che per ora la tiene lontana dalla prossima Champions League.
La partenza faceva ben sperare, con una Lazio molto più aggressiva di quella che balbetta in campionato, meno tic e toc e gioco più verticale. Il problema è che la Lazio arriva bene fino all’area avversaria e poi non riesce quasi mai a concludere. E dopo la fiammata iniziale, lo sconforto comincia ad attanagliare l’Olimpico. Sul taccuino restano buone occasioni tutte abortite, con gli esterni, Isaksen e Felipe Anderson, che creano scompiglio sulle fasce ma senza riuscire a produrre un traversone degno di nota. Ci sono da appuntare solo due tiri dalla distanza, uno di Rovella, sopra la traversa, e l’altro di Luis Alberto parato senza difficoltà da Hart. Davvero troppo poco.
Nel secondo tempo, dopo 15 minuti, la Lazio cambia volto: dentro i senatori Pedro e Immobile, due che hanno grande confidenza con il gol, sperando che almeno loro riescano a fare la cosa che manca di più, quella di tirare in porta. Pia illusione. Il bello è che tutt’e due le squadre devono vincere (anche al Celtic un pari non serve a niente), eppure passano i minuti ma tiri nello specchio della porta non li vede nessuno. E’ l’82’ e fino a quel momento non è successo niente: il Celtic si butta in avanti, e la Lazio colpisce in contropiede. Prima Luis Alberto spara alto da buona posizione, e poi Ciro Immobile, sempre lui, raccoglie il tiro di Isaksen deviato da un difensore e lo mette in rete. E’ la svolta della partita. Gustav Tang Isaksen, forse il migliore in campo, lancia ancora il suo inossidabile cecchino in area, sinistro che non perdona e due a zero. Anche la Lazio in crisi d’identità avanza in Europa.
Molto più difficile il compito del Milan. Col Borussia è una partita da dentro o fuori. I tedeschi arrivano a San Siro in testa al Gruppo F a quota sette, a più uno sul Psg e a più due sul Milan. In Champions gli uomini di Edin Terzic, dopo aver perso col Psg, hanno trovato la quadra nel pacchetto arretrato, infilando tre clean sheet consecutivi. C’è da dire che in Bundesliga la loro difesa non è così ermetica, ma certo è che il gioco dei tedeschi fa leva su un’ottima copertura nella zona centrale del campo e una grande abilità nell’intercettare le linee di passaggio degli avversari, per innescare veloci ripartenze.
La sfida inizia con i fuochi d’artificio. Al quinto, rigore per il Milan: Schlotterbeck si oppone col braccio largo al tiro di Chukweze. Giroud cerca dal dischetto l’angolino sinistro, ma Kobel riesce a respingere in tuffo. Quattro minuti e la situazione si capovolge: Bynoe-Gittens entra in area e Calabria, in ritardo, lo colpisce sul piede. Rigore. E Marco Reus non sbaglia, incrociando a mezza altezza alla destra di Maignan. E’ una partita, già difficile, adesso anche in salita. Quando sembra mettersi male, ecco il lampo che rimette i rossoneri in careggiata: Samuel Chukweze entra in area dall’out di destra, salta due avversari e trafigge Kobel con la palla che passa in mezzo a una mischia di gambe.
Il secondo tempo comincia col Milan quasi costantemente nella metà campo avversaria. Thiaw recupera con una grande chiusura su Bynoe-Gittens, ma si blocca subito sentendo tirare dietro la coscia sinistra. In panchina Pioli non ha nessun difensore di ruolo. E’ costretto a sostituirlo con Krunic. Ma questo è l’episodio che cambia completamente il corso del match. Passano 6 minuti, e quando il Borussia si affaccia per la prima volta in questo secondo tempo nell’area dei rossoneri, Byone-Gittens raccoglie il passaggio di Sabitzer, che ha mandato fuori giri Calabria, e con un piattone destro infila nell’angolo Maignan. E’ una brutta botta. Il Milan si riversa in avanti ma poi il nuovo entrato Adeyemi servito in posizione defilata da Reus rientra e calcia col destro, beffando Maignan, forse piazzato male tra i pali. E’ quasi una sentenza.
Il Milan non molla, assedia il Borussia, Tomori manda alto di testa da buona posizione, Pulisic impegna per due volte il portiere tedesco, Jovic prende anche in palo. Ma questa sera la sfortuna ci vede benissimo e ha deciso di accanirsi contro i rossoneri. Pure Tomori sembra avere un problema fisico. Loftus Cheek sbaglia clamorosamente il tiro in porta, poi ancora Jovic vede parata in due tempi la sua sforbiciata da Kobel. In mezzo c’è anche una traversa di Fullkrug, per la cronaca. Il poker sarebbe stato francamente esagerato. Basta e avanza questo tre a uno. A Parigi il Newcastle ha pareggiato. Adesso non resta che andare a vincere in Inghilterra, sempre che basti, sperando che la fortuna prima o poi restituisca qualcosa ai rossoneri.