Milan stordito dal Chelsea. Se questa è la Juve guarita allora è davvero una squadretta
Per i rossoneri in Champions hanno pesato le assenze. I bianconeri hanno battuto il modesto Maccabi ma con sofferenza
La notte magica è già finita. Il Milan viene abbattuto dal Chelsea (3-0) dopo un primo tempo discreto che lasciava qualche porta apetta alla speranza. Ha subito il ritmo superiore degli inglesi, ed è andato in calando, perdendo fiducia, mentre i blues prendevano sempre più convinzione. E la Juve ha sofferto molto più di quel che dice il risultato (3-1) contro il fanalino di coda del girone, fermo a zero punti, e con la squadra imbottita di riserve. Fino al gol di Rabiot ha rischiato seriamente il pareggio. E’ una Juve psicologicamente molto fragile che continua a portarsi dietro l’equivoco irrisolto del suo centrocampo, che a ogni campagna acquisti peggiora anziché migliorare. Paredes è solo una versione più verticale di Artur, ma ha la stessa lentezza e la stessa molle dimensione. Pensa soprattutto a difendersi senza avere gli interpreti per farlo bene.
Assenze pesanti per il Milan
Tutta un’altra cosa i rossoneri. Il Milan ha giocato da Milan, ma hanno pesato le sue assenze, contro una squadra, il Chelsea, che aveva l’obbligo di vincere ed è scesa in campo con il coltello fra i denti.
Di dubbi sulla formazione, Stefano Pioli ne aveva pochi, e mica per scelta, ma proprio perchè gli infortuni hanno ridotto all’osso gli uomini a disposizione del tecnico. Dest, Kalulu, Tomori e Ballo-Touré nella linea davanti a Tatarusanu. Punta di riferimento Giroud, e alle sue spalle De Ketelaere con Krunic a destra e Leao a sinistra. A centrocampo Benacer e Tonali. Anche il Chelsea non è al completo, perché Jorginho e Kai Havertz non sono della partita, entrambi non al meglio dopo il match col Crystal Palace.
Però, i tre davanti, Sterling Mount e Aubameyang, sono tipi da non far star tranquillo nessuno. Gli inglesi fino adesso stanno nelle retrovie del E lo fanno vedere dopo 4 minuti appena, quando Mount si libera al limite dell’area e impegna Tatarusanu che si allunga in angolo. Gli inglesi fino adesso stanno nelle retrovie del girone, con la miseria di un punticino in classifica, e sono obbligati a vincere. Il Milan ha tre fuoriclasse - Maignan, Theo Hernandez e Leao - e tanti talenti, e due di questi sono fuori, assenze davvero pesanti. Maignan è quasi insostituibile e Theo è un giocatore unico, un laterale di corsa e di tecnica, che tende a convergere al centro per dettare triangolazioni velenose. Dest, che lo sostituisce, non è di questa portata e col Napoli diciamo che non ha fatto proprio una gran figura.
I rossoneri comunque partono bene e giocano senza paura, cercando di non farsi schiacciare, solo che non riescono mai a farsi veramente pericolosi. Il Chelsea invece qualche pericolo lo crea, e Tatarusanu è costretto a salvarsi in angolo sul colpo di testa di Thiago Silva. Che replica di nuovo sull’ennesimo tiro dalla bandierina: questa volta il portiere del Milan commette l’errore di rinviare centrale e nella mischia che ne segue Fofana riesce a indovinare l’angolino: 1-0. E’ il 23’. I rossoneri sembrano subire il colpo, perdono brillantezza e sbagliano anche facili appoggi. Verso la mezz’ora il Chelsea raddoppia pure con una splendida azione in contropiede, ma Mount è in fuorigioco sull’ultimo passaggio.
E poi il Milan si salva sullo scadere, quando Kalulu è strepitoso a recuperare sulla percussione di Sterling arrivato di fronte a Tatarusanu. A pochi secondi dalla fine del primo tempo, però, i rossoneri hanno un incredibile occasione per pareggiare i conti: Leao si beve mezza formazione del Chelsea, entra in area e ne fa fuori altri due o tre, poi serve a De Ketelaere uno zuccherino che il belga tira troppo centrale, Kepa respinge e Krunic con il portiere a terra spara su un difensore la palla deviata in angolo.
Il secondo tempo purtroppo è tutta un’altra musica. E sin dall’inizio. Minuto 56, Dest si fa saktare da Chilwell, e, sul cross di James, Tomori buca e Aubameyang, fino a quel momento invisibile, mette a segno il 2-0. Poi Sterling sfiora il tris 8minuto 61), e subito dopo fa centro James (62). Sul tre a zero, Pioli comincia a pensare alla sfida contro la Juve, e leva prima De Ketelaere e poi Leao (di gran lunga il migliore dei rossoneri) e Giroud. Il risultato non cambia più, e d’altro canto il Milan delle riserve schierato negli ultimi venti minuti non ha la forza e neppure la voglia forse per rivoltarne il senso.
La Juve? Se è questa, è una squadretta
La Juve, dal canto suo, cerca il rilancio in uno stadio desolatamente semideserto, si vede più il bianco degli spalti vuoti che il pubblico, ammassato solo sulle curve. Ma a veder come gioca la squadra di Allegri, sinceramente qualche giustificazione ce l’ha chi preferisce restarsene a casa. E’ la solita Juve, che soltanto l’inconcludente Bologna di Thiago Motta ha omaggiato facendo gridare qualche cronista un po’ troppo entusiasta alla rinascita. Non c’è Milik, che gli juventinologi assicurano essere fino adesso il miglior acquisto della campagna estiva.
C’è invece Di Maria, il fuoriclasse che doveva alzare il livello della squadra, ma che per mezz’ora buona sembra uno di quegli ex campioni invitato dietro lauto compenso alle partite di beneficienza, che passeggia svogliato per il campo, cercando di evitare le botte che poi prende lo stesso. Solo che la classe non è acqua e il piede è fatato e in mezzo a quel deserto si vede ancora di più. Al 35’ indovina un filtrante per smarcare Rabiot che a scanso di equivoci fucila sotto la traversa il portiere del Maccabi: 1-0. E al 5’ della ripresa, si ripete, sempre da fermo, lanciando Vlahovic solo e soletto in porta: 2-0. La Juve sarebbe tutta lì. Per il resto ci sono le occasioni mancate da Vlahovic e una squadra che quando si ritira indietro, con il suo molle centrocampo orchestrato dal trotterellante Paredes, è capace di rendere pericolosi persino i modesti interpreti del Maccabi.
Poi ci pensa pure Szczesny, un altro che ha sempre dimostrato di essere molto bravo ad andare a farfalle, a regalare il gol del 2-1 a David, che sinceramente era abbastanza nell’aria, anticipato anche da un palo pieno preso pochi mimnuti prima (replicato al novantesimo con un tiro da fuori area di Atzili). Per fortuna che dall’altra parte c’è Di Maria. Galvanizzato dalle sue stesse giocate regala altre perle in sequenza, sempre a Vlahovic, che una volta si fa parare il pallonetto da Cohen e l’altra lo scarta e realizza un gol annullato per fuorigioco, e poi a Rabiot che di testa scaccia tutte le paure che stavano affossando la Juve: 3-1 e finisce così. La morale? Se questa è una Juve guarita, è veramente una squadretta.