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Cuore, catenaccio e un super Onana: l'Inter elimina il Porto ed è ai quarti

Nerazzurri bassi, raccolti, ben chiusi dietro con alcune fiammate davanti. Il Porto le prova tutte, finale da brivido ma alla fine è qualificazione

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Onana, spettacolare e decisivo (Foto Ansa)
Onana, spettacolare e decisivo (Foto Ansa)

E adesso sono due, quasi tre. Dopo il Milan, anche l’Inter, che gioca per lo zero a zero e quello si prende, rischiando di capitolare solo all’ultimo minuto dopo una partita intera senza correre rischi. Diciamo che non è stata una grande dimostrazione di gioco e di spettacolo. Ma di catenaccio chiuso a doppia mandata, questo sì. E diciamo anche che secondo noi se avesse voluto giocarsela, l’avrebbe vinta. Però, se ci è concesso dire una cosa personale, siamo molto contenti per Inzaghi, Mister Spiaze, che è tutto l’anno che viene messo sulla graticola e sul banco degli imputati, ma oltre al Napoli Meraviglia se c’è qualcuno che può arrivare in fondo alla Champions questo è proprio lui, alla faccia di tutti i suoi detrattori. E dai quarti in avanti i nerazzurri non devono temere nessuno. Sono gli altri che avranno paura di loro. Inzaghi è un allenatore fatto per queste sfide, non è uno che regala grande spettacolo e divertimento, ma riesce a compattare le sue squadre come pochi nelle occasioni che contano, a renderle ciniche e determinate. Poi, comunque vada, il prossimo anno non sappiamo dove sarà, perché i contatti per il ritorno di Conte a noi risultano ormai in fase molto avanzata. In ogni caso Mister Spiaze da qui alla fine della stagione potrà prendersi ancora qualche soddisfazione e togliersi qualche sassolino. Se lo merita.        

Inzaghi ci crede

L’Inter parte al Dragao stadium dal gol di Lukaku. Che non è molto. Ma neppure pochissimo. Deve fare a meno di Robin Gosens, che risulta difficile considerare fra i titolari inamovibili di Inzaghi. In compenso, la buona notizia è che ritrova Skriniar, pur se all’inizio solo in panchina, frangiflutti indispensabile anche in corso d’opera in una notte come questa che si presume impostata su difesa e contropiede. Nel Porto si siede in tribuna Otavio, squalificato dopo qualche sceneggiata e qualche fallo di troppo a San Siro, e non è della partita neanche Joao Mario, un laterale di spinta che avrebbe fatto molto comodo ai propositi di rimonta di Conceicao, oltre all’intramontabile Pepe, quarantenne difensore di lotta e di coraggio, e pure di rissa. Il tecnico portoghese, da sette anni sulla panchina dei dragoes, ha costruito una squadra molto fluida, inizialmente schierata con un più agressivo 4-3-3 al posto del canonico 4-4-2, ma capace di cambiare modulo e atteggiamento nel corso della partita, a seconda delle esigenze. Sulla carta Otavio, Joao Mario e Pepe sono tre assenze abbastanza pesanti, perché molto funzionali al gioco del Porto, ma i suoi elementi di spicco sono il portiere Diogo Costa e l’ex Liverpool Grujic, mai sbocciato con Klopp, tutti e due titolari. Arbitra il polacco Marciniak. Stadio esaurito, più di 50mila spettatori, e clima infuocato. Ma l’Inter, come ha detto Inzaghi, «ha sempre risposto presente quando serviva, negli scontri decisivi, come se fossimo una squadra capace di tirare fuori il meglio di sé tutte le volte che la posta in palio è altissima».

Fiammate del Porto, la risposta nerazzurra

Dopo solo due minuti il Porto fa capire subito le sue intenzioni: gran tiro da fuori area di Matheus, e volo plastico di Onana per deviare in calcio d’angolo. Poi due mischie in area di seguito sventate coi pugni dal portiere nerazzurro. In questo inizio la squadra di Inzaghi pare un po’ troppo schiacciata all’indietro e le linee di passaggio non sono così pulite da poter impostare uscite pericolose. Tende ad agire prevalentemente sulla fascia sinistra con Di Marco e Dzeko, anche perché dall’altra parte Dumfries sembra aver cominciato la partita con qualche incertezza di troppo. Al 18’, dopo un lungo periodo di gioco confuso, nuova fiammata del Porto: ancora un tiro da fuori area, si allunga Onana per parare. Poi all’improvviso, ecco l’Inter finalmente, contropiede di Barella e Dzeko, tutto solo, tira all’angolino: grande parata di Diogo Costa. Da questo momento la sfida pare cambiare volto. Replica dei nerazzurri pochi minuti dopo: Di Marco crossa in area e sulla ribattuta di un difensore Barella impegna ancora il portiere portoghese. Passata la paura iniziale, l’Inter sembra aver trovato la quadra: difende più alto, pressa a centrocampo e tutte le volte che entra in possesso del pallone riesce a trovare gli spazi per costruire il suo gioco. Dall’altra parte, i padroni di  casa fanno sempre più fatica a rendersi pericolosi. Tanti errori e tanta tensione in campo, ma quando il match sembra essersi ormai ingarbugliato nella sua inconcludente confusione, una triangolazione stretta dei portoghesi mette Evanilson davanti a Onana a calciare a botta sicura e solo un portentoso intervento in scivolata di Di Marco salva l’Inter deviando il tiro in angolo. Al 45’, poi, Eustaquio arriva d’un soffio in ritardo per il tap in decisivo. Primo tempo molto strano, a fasi alterne, con lunghi momenti di gioco bloccato a centrocampo, e improvvisi sprazzi di azioni pericolose. Partita non spettacolare, molto spigolosa. L’impressione è che con il passare dei minuti, l’Inter diventi sempre più padrona del suo destino e il Porto prigioniero della sua ansia.

Catenaccio come ai vecchi tempi

Secondo tempo. Inter ancora più bassa, a difesa dello zero a zero. Dopo 3 minuti punizione dal limite per fallo di Acerbi, e mischia in area ribattuta dai difensori nerazzurri. La risposta dell’Inter è molto più pericolosa: destro a giro di Barella che sfiora il palo. Al 9’ lancio di Pepé, ma Onana anticipa Galeno. Il Porto adesso prova l’assedio, senza riuscire a pungere però. L’impressione è che solo un episodio potrebbe sbloccare la partita dei padroni di casa, e che invece all’Inter basterebbe crederci un po’ di più per chiuderla. Taccuino vuoto sino alla mezz’ora, tanta confusione e qualche cross nell’area nerazzurra gremita come la metropolitana nell’ora di punta. Esce Bastoni, entra De Vrj. Grujic da fuori area (l’unico schema che riesce ad attuare il Porto), Onana senza problemi, e dall’altra parte Calhanoglu sfonda in area ma spara alto. Ma sono fiammiferi accesi nel buio che non servono a niente. E’ una partita senza gioco, ma all’Inter va bene così. Lautaro (c’è anche lui? Non s’è quasi mai visto) è anticipato davanti alla porta. Siamo agli sgoccioli. E’ entrato anche Skriniar, e i nerazzurri fanno muro dietro, nessuno escluso, anche gli attaccanti a presidiare l’area. Catenaccio d’antan. Al 94’ e al 95’, prima un palo e poi una traversa e una parata pazzesca di Onana, si concentra tutto in quei secondi la partita del Porto. Ma l’Inter voleva lo zero a zero e per questo ha giocato.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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