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Gioco facile dell'Inter sul Viktoria, senza strafare. Aspettando i nuovi padroni del fondo arabo Pif

Finisce 2-0. I nerazzurri cercano il miracolo nel girone di Champions, che resta molto complicato. E la prossima settimana c’è il Barcellona

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
(Foto Ansa)
(Foto Ansa)

L’Inter agli ultimi giorni dell’era Zhang ritrova la vittoria anche in Champions, due a zero in terra ceca, mantenendo ancora inviolata la propria rete dopo il sofferto 1-0 contro il Torino. Per la verità, il Pilzen non è l’avversario più indicato per saggiare il reparto arretrato messo in discussione dopo la sconfitta del derby. In ogni caso, opposto ad una squadra così modesta, diciamo che fa un figurone. Un solo tiro in porta a 10 minuti dalla fine e parata plastica di Onana in calcio d’angolo. Il girone dell’Inter resta molto complicato, e la prossima settimana c’è il Barcellona, ma almeno oggi quel che doveva fare l’ha fatto. Poi i tifosi cominciano a guardare più avanti.

Aspettando il fondo sovrano saudita Pif (quello del Newcastle), che a Londra dicono aver già completato l’acquisizione per 1,3 miliardi: se Marotta ha fatto i miracoli senza un soldo, chissà cosa farà con il patrimonio spropositati del principe ereditario Mohammed Bin Salman Al Saud.

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I nerazzurri cercano il miracolo

Intanto adesso i nerazzurri cercano il miracolo nel girone di Champions. Vincere in terra ceca e poi fare l’impresa col Barcellona. Mai dire mai. Il Viktoria Pitzen sarebbe una squadra da non prendere troppo sottogamba, soprattutto in casa, come ha tenuto a precisare il suo tecnico, Michael Bilek: "Fra le mura amiche abbiamo un altro spirito, siamo un osso duro". Visto dal vivo, poi, l’orso è meno brutto di quel che si immaginava. In tutte e tre le precedenti partecipazioni alla fase a gironi è arrivata terza, centrando sempre il suo obiettivo. Questa volta sarà un po’ più difficile, visto il parterre: Barcellona, Bayern e Inter.

Tanto per cominciare, l’esordio al Camp Nou è stato drammatico, con un 5-1 che poteva pure essere peggio e un misero 23 per cento di possesso palla dei cechi. In teoria il Plizen schiera in campo un 4-2-3-1, ma molto in teoria, perché nella realtà, come si vede dopo appena pochi minuti, preferisce un atteggiamento parecchio più prudente, con una sola punta davanti, Chory, uno spilungone di due metri di altezza, molto pericoloso sulle palle alte, e tutti gli altri dietro a far trincea. I metodi sono quelli del vecchio, epico catenaccio: "A tuto quel che se movi su l’erba daghe. Se xe ‘l balon, no importa", come diceva il grande Nereo Rocco.

Il risultato è che dopo solo 15 minuti il Pilzen ha già due cartellini gialli sulla groppa (che salgono a 3 al 22’) e l’Inter ha gioco facile a riversarsi nella metà campo avversaria, senza grandi timori di essere colpita alle spalle: i cechi non sembrano averne né la forza né la voglia di farlo. E al 19’ la partita è indirizzata: alla prima vera occasione (prima solo un tentativo sbilenco di Acerbi in mezza rovesciata), Dzeko porta in vantaggio i nerazzurri raccogliendo un suggerimento di Correa. Inzaghi ha deciso di puntare su loro due in avanti, lasciando in panchina Lautaro, e il campo sembra avergli dato ragione. In porta prosegue l’altalena fra i due portieri e oggi tocca di nuovo a Onana, nonostante la grande prestazione di Handanovic contro il Torino. Al centro della difesa c’è Acerbi, fra Bastoni e Skriniar. A centrocampo attorno all’insostituibile Brozovic, ci sono Barella e Mkhitaryan.

Per il resto è la solita Inter di questo inizio di stagione, con la conferma di Gosens. In contropiede prima Dzeko, lanciato da un filtrante di Brozovic, e subito dopo Mkhitaryan vanno a un passo dal raddoppio, con i tiri ribattuti prima dal portiere, Stanek, e poi da un difensore. Ma il gol e questa ripartenza sono le uniche due cose di un primo tempo noiosissimo e di basso livello tecnico. Per fortuna dell’Inter, non ci sono sempre quei corridori pazzeschi del Bayern che ti spuntano da tutte le parti, e i ritmi sono quelli da campionato italiano, cioé si cammina, anche perché sono i nerazzurri a dettarli.

Nei primi 45 minuti, il Viktoria la partita la lascia fare agli uomini di Inzaghi, senza cambiare atteggiamento neanche dopo essere passata in svantaggio, restando sempre passiva dietro la linea del pallone. Il secondo tempo comincia con un’altra musica, in tre minuti Stanek è costretto agli straordinari per due volte su Gosens di testa e Dzeko da fuori area, un tapin troppo morbido di Skriniar è respinto in mischia, e al 6’ Dumfries alza di poco sopra la traversa da posizione favorevole. Il raddoppio sembra nell’aria.

Dopo quindici minuti, il Pilzen continua a menare e Bulca viene espulso, per una entrata a piede alto sulla tibia di Barella. Undici contro dieci a mezz’ora dalla fine. E difatti, quando i cechi, dopo aver giocato in trincea tutta la partita fino a quel momento, decidono di buttarsi allo sbaraglio appena rimasti in inferiorità numerica (valle a capire le logiche del calcio), l’Inter ha gioco facile nelle praterie deserte: 2-0 in contropiede di Dumfries. Da lì in avanti girandola di scambi e passeggiate sul prato. Va bene così per tutti.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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