Napoli meraviglia, 5 vittorie su 5. L'Inter passa contro i pronostici: è molto più bella in Europa che in campionato
Tutto facile per i campani e i nerazzurri. Le 2 squadre italiane si qualificano agli ottavi di Champions

L’Inter e il Napoli fanno compagnia al Milan staccando il loro biglietto per gli ottavi di champions. Degli azzurri si sapeva già. Dei nerazzurri quasi. Mancava lo step decisivo, la vittoria contro il Viktoria Plzen, e l’ha passato in scioltezza: 4-0. E’ un Inter molto più bella, verrebbe da dire quasi più a suo agio, in Europa che nelle strade strette e nelle aree affollate del campionato italiano. E’ un particolare da non sottovalutare.
Il capolavoro di Inzaghi
In un girone che schierava due corazzate come Bayern e Barcellona a chiudere le porte, Inzaghi ha realizzato un piccolo capolavoro, partendo da una sconfitta casalinga con i tedeschi e riuscendo lo stesso a prendersi il passaggio del turno addirittura con 90 minuti di anticipo. Alla faccia dei detrattori da tastiera che più o meno un mese fa chiedevano ancora la sua cacciata. L’Inter replica la partita col Barcellona: gioca bene e questa volta vince pure. Per il Napoli, invece, non ci sono più parole ed è impossibile trovare dei detrattori.
Tutto facile per il Napoli
La pratica Rangers la risolve in 15 minuti mettendo subito due gol di distanza, ma poi continua a regalare spettacolo: non può farne a meno, perchè si vede che si diverte. Finisce tre a zero, ma si è giocato a una porta sola e avrebbe potuto davvero essere una goleada.
Inter bella di Champions
Sold out a San Siro anche se arriva il modesto Viktoria Plzen, come se fosse il Liverpool. E hanno ragione. L’Inter non sarà bello come il Napoli, anzi non lo è proprio, ma in Champions può fare davvero molta strada, come ha già dimostrato in questo girone, il più difficile di tutti. Secondo noi, Inzaghi è un ottimo allenatore da coppe, da partita secca, che riesce a dare il meglio nelle sfide uniche piuttosto che nel cammino lungo e tortuoso di un campionato. L’Inter con una vittoria va agli ottavi subito e al pronti e via è già lì a schiacciare il Plzen nella sua area quasi a pieno organico. La partita dell’andata, vinta facilmente dai nerazzurri, ha tolto ogni dubbio sulla consistenza della squadra ceca e Inzaghi sa che questa volta può osare più del solito per chiudere la pratica in fretta. Lo sa anche Michal Blek che l’Inter è di un altro pianeta e ha schierato una inedita (per lui) difesa a tre e una formazione molto più accorta per reggere meglio l’urto. I nerazzurri fanno molti traversoni, qualche sgroppata e anche un po’ di confusione, ma tiri in porta neanche uno. Bisogna aspettare venti minuti per annotare sul taccuino il primo tentativo di Lautaro che in semirovesciata svirgola un pallone alle stelle, su un’azione però viziata da un fuorigioco di Dumfries. Anche così, la sensazione è quella di una partita che prima o poi verrà comunque sbloccata dai nerazzurri.
Con il trascorrere dei minuti, il Plzen è sempre più schiacciato nella sua area e l’Inter comincia a correre senza palla e a cercare velenose e rapide triangolazioni verticali. Su una di queste, Dimarco imbeccato da un filtrante di Calhanoglu, si trova solo davanti al portiere: spara una bordata quasi a colpo sicuro che Stanek riesce miracolosamente a deviare con una gamba. Sulla ribattuta ci prova anche Lautaro, ma la palla finisce sul fondo. E’ il 25’. Da quel momento l’assedio partorisce un pericolo dietro l’altro. Stanek para ancora su Mkhitaryan solo davanti a lui, sempre com una gamba e sempre senza sapere nemmeno come sia riuscito a farlo. C’è una mischia dietro l’altra, con salvataggi disperati, e sull’ennesimo cross di Dimarco, Dzeko si fionda sul pallone a un metro dalla linea di porta, ma invece di spedirla dentro la spinge fuori.
Il gol deve arrivare, e arriva: Bastoni si libera sulla fascia sinistra e consegna un delizioso pallone a spiovere in mezzo all’area che Mkhitaryan riesce a deviare in postura un po’ goffa non si sa come, con il collo, la schiena, probabilmente la nuca: è un colpo sbilenco, senza forza, che Stanek guarda incredibilmente infilarsi alle sue spalle passando a 50 centimetri da lui, restando fermo come un palo nella piazza affollata, come se aspettasse un altro miracolo tipo quelli che aveva appena fatto. E’ il 36’. E la partita si porge all’Inter come piace a Inzaghi. Il Plzen è costretto ad abbandonare ogni prudenza e nelle praterie vuote i nerazzurri si trovano a meraviglia. Lautaro e Dumfries sfiorano il raddoppio, prima che lo centri Dzeko su una splendida azione di contropiede: lancio di Barella, stop in corsa di Dimarco e palla in mezzo all’area all’attaccante bosniaco che infila Stanek.
Il ritorno al gol di Lukaku
Il secondo tempo si annuncia come un altro monologo, aspettando l’ingresso di Lukaku, assente sui campi da gioco da circa due mesi. Palo di Mkhitaryan dopo dieci minuti e poi Stanek ritorna a fare i miracoli su Dzeko e devia in calcio d’angolo il tiro del bosniaco al termine di una splendida azione dei nerazzurri. Il gol è rimandato di poco: ci pensa di nuovo Dzeko, su assist di Lautaro. L’Inter continua a creare pericoli, nonostante i ritmi siano diventati blandi. Ma tutto lo stadio aspetta Lukaku. Entra a dieci minuti dal novantesimo accolto dal boato di San Siro. E lui li ripaga puntualmente: al primo tiro in porta fa secco Stanek, piegato invano sulle ginocchia, chiudendo così uno scambio con Correa. Sono passati appena tre minuti dal suo ingresso. Finisce così: 4-0. Inter avanti in Champions e Barcellona eliminato.
Napoli, che spettacolo
Con il Napoli bisogna mettersi comodi in poltrona o stare stretti nella mischia dello stadio e godersi lo spettacolo. La squadra di Spalletti, anche quando è ingabbiata da Mourinho, riesce lo stesso a trovare la soluzione giusta e a risolvere la partita. Al Maradona, si trova di fronte i Rangers, che ha già liquidato a Glasgow con uno sonoro 3-0. Il tecnico risparmia Kvara, il gioiello della squadra che ha appena ricevuto addirittura la consacrazione del New York Times. Non ci sono neppure Osimhem, Zielinski e Anguissa. Ma è un Napoli che gioca a memoria, palla a a terra e verticale, chiunque siano gli interpreti in campo. Dietro, ha pescato un difensore fenomenale in Turchia, Kim Minijae, un coreano sconosciuto ai più, che gli copre le spalle, dà sicurezza alla squadra e non fa rimpiangere Koulibaly.
Simeone scatenato
Così avvolge l’avversario con le sue trame, diverte e si diverte. In dieci minuti prima mette Simeone libero in area a colpire di testa sopra la traversa e poi lo lancia con Di Lorenzo solo davanti al portiere: 1-0. E al quindicesimo il Cholito replica di testa in tuffo per depositare in rete il cross di Mario Rui. Finita? Macché. Cinque minuti dopo altra azione asfissiante degli azzurri e traversa di Ndombelé. Subito dopo c’è un sospetto rigore per il Napoli, che neanche si ferma a protestare, ma continua a tambureggiare e un difensore scozzese è costretto a buttarsi alla disperata per respingere la lecca di Raspadori. Su un contropiede isolato dei Rangers, Kim fa un recupero favoloso che scatena un boato come se avesse segnato. E’ l’unico intervallo nel dominio azzurro, perché sembra ci sia solo il Napoli in campo. Altre conclusioni pericolose di Raspadori e Simeone, poi l’ex Sassuolo impegna McGregor di testa, chiudendo una splendida azione sulla fascia destra degli azzurri che aveva portato Politano al cross. Gli azzurri arrivano facilmente nell’area avversaria e poi fanno esibizione di generosità, segna tu, no, segnalo tu, sprecando più di un’occasione. E’ comunque partita vera, Morelos fa a spallate con Kim, clangori e rumor di ferraglia in campo. Lundstram è costretto ad abbracciare platealmente Ndombelé lanciato in contropiede, strappandogli quasi la maglia. Allo scadere del primo tempo, su un errore di Lobotka (l’unico svarione), Morelos scappa in campo aperto ma il suo rasoterra è deviato da Meret in angolo.
Secondo tempo. Si comincia come il primo. Simeone lanciato in porta, e pallonetto che accarezza la traversa. Il Napoli tiene palla e corre, avanti e indietro senza fermarsi, corre sempre. Si vede che Spalletti due anni fa non è rimasto fermo invano e s’è aggiornato, e l’ha capito che oggi è così che si costruisce una squadra competitiva: il segreto è quella parola magica che va tanto di moda, intensità. Raspadori fa un recupero difensivo in scivolata, come se fosse il Maldini dei tempi d’oro. Poi di nuovo Simeone arriva a un passo dal gol: McGregor respinge di piede. Minuto venti, tocca a Raspadori: tiro a giro che sfiora l’incrocio. Però adesso il Napoli comincia a rilassarsi. E i Rangers prendono coraggio e provano a farsi pericolosi: Morelos sciupa una grande occasione e il campanello d’allarme risveglia gli azzurri. McGregor fa gli straordinari due volte e poi compie un mezzo miracolo su Mario Rui (sberla da distanza ravvicinata)deviando il pallone in angolo. Sul corner zuccata di Ostigard e 3-0. Spalletti manda in campo un drappello di panchinari, ma la musica non cambia. Quasi allo scadere ancora Simeone sfiora il palo. Va bene così. Cinque su cinque, un’altra vittoria strepitosa in Europa. Tutto il Maradona canta in piedi.