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Champions, una brutta Inter e una splendida Atalanta. La diversità delle vittorie. I gol

La Dea espugna Stoccarda (che non perdeva da un anno fra le proprie mura) con una prova simil Milan, cancellando dal campo i tedeschi. I nerazzurri vincono con il minimo scartao, senza averlo troppo meritato.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   

Due vittorie importanti per le italiane nel mercoledì di Coppa. Ma tanto diverse da essere quasi opposte. L’Atalanta espugna Stoccarda (che non perdeva da un anno fra le proprie mura) con una prova simil Milan, cancellando dal campo i tedeschi che appena quindici giorni fa avevano steso al tappeto la Juve a casa sua, dominandola per tutta la partita. L’Inter replica la prova di Berna. Vince con il minimo scarto, grazie a un rigore, senza averlo troppo meritato. Un secondo tempo di sola sofferenza con il pubblico di San Siro che esultava ogni volta che un giocatore dell’Arsenal sbagliava il tiro in porta.

Poi qualche commentatore dice che è una vittoria meritata per aver saputo soffrire. Sono gli stessi commentatori che si scagliavano contro Allegri quando si tappava in area a difendere il suo golletto. Boh. Valli a capire. Saranno mica i danni del tifo applicato all’informazione? Per fortuna comunque che c’è l’Atalanta. O il Milan di Fonseca visto al Bernabeu. Mica per altro. Ma almeno su di loro dobbiamo essere per forza tutti d’accordo, tifo o non tifo.  

La sfida Inzaghi - Arteta

Inzaghi sembra aver più paura del Napoli, visto il turn over, e potrebbe pure aver qualche ragione, perché Conte appena umiliato dal Gasp promette di vendere cara la pelle a San Siro. Di fatto, fuori addirittura cinque titolari, Bastoni, Di Marco, Barella, Mkhitaryan e Thuram, senza contare Acerbi. Anche l’Arsenal non è meglio e deve fare a meno di Rice e Calafiori, due assenze molto importanti nello scacchiere di Arteta, sommate a quella di Odegaard, che all’inizio fa la sua presenza solo in panchina. I Gunners non stanno vivendo il loro miglior momento in Premier, già distanti a sette lunghezze dalla, appena un punto nelle ultime tre partite, sconfitti dal Bournemouth e dal Newcastle, e relegati al quinto posto in classifica.

L’Inter invece è una squadra in fiducia che sembra aver ritrovato pure solidità difensiva dopo lo scoppiettante 4-4 con la Juventus. Arteta e Inzaghi sono stati presentati come due opposti, il pratico Simone e il guardiolano Mikel. Ma le etichette lasciano molte volte il tempo che trovano. Arteta è stato appena accusato da Guardiola di aver fatto il catenaccio contro di lui. E Inzaghi ha ormai lasciato alle spalle il 352 difensivo ereditato da Conte, modulandolo in un sistema di manovra, con Calhanoglu regista a tutto campo, Bastoni che si sgancia dalla linea a tre per avere un uomo in più in mezzo e una mediana con tre play abili anche nelle incursioni.

Inter avara e vincente

Poi la realtà del campo ha detto che si sono affrontate due squadre che hanno pensato a offendere in maniera completamente diversa. Inzaghi forse non si sarebbe stracciato le vesti per un pareggio. Lo spettacolo? Bè, lo spettacolo è un’altra cosa, almeno nel primo tempo. L’Inter è partita a razzo, una traversa che ha continuato a tremare sulla botta di Dumfries, Lautaro che ha mancato il tap in per dei centimetri, più rumori di guerra vari dalle parti di Raya. Passata la buriana è venuto fuori l’Arsenal, qualche mischia in area e buon possesso palla, a ritmi più bassi però di quelli impressi dai nerazzurri nei primi minuti. Forse c’era un rigore per gli inglesi su una uscita sbagliata di Sommer che colpisce Merino al posto del pallone. Invece, allo scadere del primo tempo il rigore viene dato all’Inter. Punizione di Calhanoglu, deviazione di Taremi e mani di Merino. Calhanoglu dal dischetto non sbaglia. Vantaggio giusto? Magari no, i Gunners stavano comandando la partita e il pareggio era fino a quel momento il risultato più logico. Ma l’Inter è questa cosa qui, una squadra molto solida, che è capace di capire a memoria le fasi di un incontro, quando può spingere e quando deve ritirarsi e lo sa fare bene. Come a Berna, non è scesa in campo per pensare solo al pareggio, ma per correre meno rischi possibili questo sì. Poi sarà anche che la fortuna aiuta i più bravi. Fatto sta che nell’assedio del secondo tempo, l’Arsenal sciupa tanto e o Bisseck o Dumfries salvano sulla linea gol già quasi fatti. E come a Berna alla fine l’Inter vince senza averlo meritato.

Video

Dea padrona, Stoccarda Ko

L’Atalanta affronta lo Stoccarda quindici giorni dopo la Juventus. Forse non sarebbe giusto analizzare questa sfida come un termine di paragone fra le due italiane, ma è sinceramente difficile farne a meno. La Dea ha preso in mano la partita fin dall’inizio, ha tenuto palla (62 per cento di possesso nel primo tempo), ha comandato il gioco e non ha mai rischiato niente. Poi all’inizio della ripresa un’invenzione di De Keteleare ha mandato in gol Lookman, e l’Atalanta non è retrocessa di un metro, pensando solo a rispondere in tutti i modi alle sfuriate dello Stoccarda, sospinto in avanti dal pubblico di casa. Ha sfiorato il raddoppio con Zaniolo e Lookman.

E poi lo centra, il due a zero, con Zaniolo, a pochi minuti dalla fine. Se uno confronta questa esibizione con la sofferenza patita dai bianconeri a Torino, salvati da una goleada soltanto grazie a uno straordinario Perin, non può non porsi qualche domanda. Almeno sull’Atalanta. Perché se è vero che Fonseca dopo la straordinaria prova al Bernabeu ha detto che purtroppo è molto più difficile ripetere una partita così in Italia, dove tutte le squadre pensano soprattutto a difendersi e marcano a uomo, è altrettanto vero che la Dea del Gasp gioca allo stesso modo in Europa come a casa nostra e anche cambiando gli interpreti ogni estate mantiene un livello di risultati sempre molto alto. Prima o poi una squadra così dovrà correre anche per lo scudetto. Intanto in Europa un trofeo l’ha appena conquistato. 

 

 

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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