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La marcia gloriosa delle italiane in Champions. Vizi e virtù

Inter e Atalanta sono già promosse, il Milan è lanciatissimo da un calendario ultra favorevole. La Juve ha la speranza di riuscire ad agganciare i play off, unica esclusa il Bologna

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
(Ansa)
(Ansa)
Nell’incomprensibile parabola del pallone, improvvisamente il calcio italiano è diventato il Re di cappa e spada. La Serie A non ha più una lira, andiamo avanti a pane e latte guardando gli altri che troneggiano al ristorante, siamo gli unici al mondo a far partite da neanche un tiro in porta, e però usciamo fuori casa e sembriamo i più forti di tutti. Nei meandri del pasticciaccio brutto, ma veramente brutto, della nuova Champions, saremo l’unico Paese a piazzare tre squadre nei meravigliosi otto: Inter e Atalanta, già ormai promosse, e il Milan, lanciatissimo da un calendario ultra favorevole. Resterà fuori la Juventus, falcidiata da una buona dose di sfortuna e di infortuni, oltre che da un girone abbastanza sfigato, con la speranza però di riuscire ad agganciare i play off. Unica esclusa il Bologna, ancora sconfitto. Per il resto l’ultimo turno ci ha regalato il vento in poppa. Dove l’Inter aveva vinto per il rotto della cuffia e soffrendo più del lecito, l’Atalanta ha giocato a tennis, strapazzando lo Young Boys di pallonate. Il solito Milan a Bratislava soffre più che a Madrid (e poi ci dicono che il calcio è semplice: vallo a capire) e l’Inter naturalmente infila un altro uno a zero nel suo carniere (questa volta pure grazie a un autogol). Inzaghi fa il contrario del Gasp. Se la Dea corre come una dannata (116 chilometri a partita, una macchina da guerra), Barella & C. pensano sempre e solo a risparmiare carburante. A ragionare per eccesso, l’unica impresa la fa la Juve che con una squadra più che dimezzata (otto titolari fuori e adesso s’è rotto pure Savona), senza centravanti e con Gatti costretto a giocare con la caviglia guasta, esce indenne da Birmingham.
 

IL RITORNO DELLA DIFESA

 
In ogni caso a voler spiegare il glorioso cammino del calcio italiano nelle pianure d’Europa, ci sono i numeri. Una sola squadra ha ancora la porta inviolata dopo cinque turni, ed è l’Inter. E l’Atalanta ne ha incassato solo uno, prima di prendere a schiaffi chi aveva osato tanto. Cinque partite si sono chiuse sullo zero a zero: tutte con squadre italiane. Nei cicli storici che vanno e vengono, a conferma di quanto la fase difensiva sia tornata a essere importante, il Liverpool, che è in testa alla Champions (l’Inter è seconda), ha proprio nel pacchetto arretrato una chiave del dominio che sta imponendo, e in Premier la sua porta è super blindata (appena 8 gol subiti). Ma non è solo la difesa il segreto della marcia «trionfale» delle italiane (virgolette d’obbligo: è meglio non prenderci troppo sul serio). Se i nostri calciatori sognano tutti la Premier, o il Real Madrid e il Barca, gli allenatori invece restano. E abbiamo alcuni fra i migliori allenatori del mondo (questa volta senza ironia). Inzaghi e Gasp continuano a dimostrarlo, Thiago Motta sta cominciando a farlo. E a casa nostra occhio a Palladino, che a noi ricorda Ancelotti per furbizia e pacatezza.
 

IL PASTICCIO DELLA CHAMPIONS

 
Poi diciamo anche le cose come stanno. Lipsia, Young Boys e Slovan (le ultime avversarie di Champions) sono ancora a zero, tanto per restare un po’ con i piedi per terra, e visti gli inciampi europei del Real Madrid forse si può pure cominciare ad ammettere che vincere al Bernabeu ci può stare e non è proprio un miracolo. Infine, la verità è che questa Champions è un gran pasticcio, che rischia soprattutto di accelerare i tempi della Superlega. L’ha fatto capire Florentino Perez. E pensiamo proprio che non abbia parlato a vanvera. Deve averlo sospettato anche Ceferin che ha scritto ai governi d’Europa per chiedere aiuto. Per ora nessuno ne parla. Giornali e tv, tutti in silenzio stampa. Ma non ci metterei la firma che si possa continuare a far finta di niente.
Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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