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La vittoria di una squadra contro i singoli. Così la Lazio ha battuto il Bayern

Importante successo dei romani nell'andata degli ottavi di Champions. Ma più di tutto stupisce l'immagina che la compagina tedesca ha dato di sé

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
La vittoria di una squadra contro i singoli. Così la Lazio ha battuto il Bayern
La Lazio esulta a fine gara (Ansa)

Chissà se ci credeva davvero la Lazio alla vittoria. Poco per volta però si dev’essere accorta che l’orso era molto meno brutto di quel che si temeva. Vince uno a zero, vince su rigore, con il solito Immobile, e si prende una partita che avrebbe potuto benissimo finire a reti inviolate. Ma la cosa più importante di questa serata all’Olimpico, al di là delle buone intenzioni e dell’ottima forma degli uomini di Sarri, è l’immagine che ha dato di sé il Bayern, una squadra piatta, senza fantasia, noiosa, soprattutto divisa al suo interno, come se i giocatori non si conoscessero e giocassero insieme per la prima volta. Tanto disuniti i tedeschi, quanto compatti, umili, pronti ad aiutarsi l’un l’altro, sono apparsi i biancocelesti. Resta la differenza di classe che può ribaltare ancora tutto. Una squadra contro dei singoli. L’uno a zero non è molto, ma questa serata alla fine ha detto che Sarri ce la può fare.  

Il momento nero dei tedeschi

Il Bayern Monaco di Tuchel arrivava a questa sfida di Champions League dalla dura sconfitta subita dal Leverkusen di Xabi Alonso, il tecnico più corteggiato d’Europa, nel mirino di più di una big, dal Liverpool al Barcellona, senza trascurare lo stesso club bavarese, che non è proprio soddisfatto dei risultati ottenuti dall’ex Chelsea. Al contrario delle aspirine, ancora imbattuti in questa stagione tra tutte le competizioni disputate, dove si respira tutt’altro clima e che sono diventati ora i grandi favoriti per la vittoria finale della Bundesliga. Per rialzare la testa e riprendere il cammino, dopo l’ultima deludente giornata di campionato con i suoi inevitabili strascichi di frustrazione, la gara dell’Olimpico aveva assunto il carattere di un appuntamento decisivo nel percorso di rinascita. Il Bayern si è presentato a Roma con non pochi problemi sulle spalle.

La crepa fra l'allenatore e i senatori

Innanzitutto la crepa fra il mister e i senatori della squadra, Kimmich a Muller su tutti, con quest’ultimo che non aveva usato mezzi termini dopo la sconfitta col Leverkusen: «Nel nostro gioco mancano energia e libertà». Inoltre, nonostante l’acquisto estivo di Kim, la fase difensiva dei bavaresi presenta lacune che la rendono vulnerabile, anche perché il coreano continua a offrire prestazioni al di sotto delle sue possibilità. Neuer, per anni il miglior portiere del mondo, all’alba dei 38 anni ha perso in velocità e riflessi. La sua forza però sta nel reparto avanzato, un attacco da 81 gol segnati in tutte le competizioni prima di questa sfida all’Olimpico, con una batteria di nomi da incutere paura a chiunque: Kane, Sané, Musiala, oltre a Muller, senza contare Coman e Gnabry, infortunati.

La Lazio interpreta la gara al meglio

Nella Lazio Vecino non ce la fa e al suo posto c’è Cataldi. Anche se Sarri ha deciso di giocarsela, niente catenaccio stile Mazzarri e Allegri pensando solo a non prenderle, è il Bayern che cerca sin dall’inizio di far la partita e dopo appena 7 minuti Kane spreca una palla d’oro a due passi da Provedel, facendo sobbalzare infuriato Tuchel sulla sua panchina quando vede il tiro del centravanti inglese sorvolare abbondantemente la traversa. Ma dopo questa fiammata la partita tende a spegnersi, con la Lazio sempre pronta a ripartire. Un tiro dal limite di Luis Alberto non lontano dall’incrocio segnala a Neuer che i biancazzurri ci vogliono provare seriamente. Ma poi col passare dei minuti, la sfida ha preso un indirizzo chiaro col Bayern che schiaccia i padroni di casa nella loro area rendendosi pericolosi su un calcio di punizione di Sané: palo sfiorato. Solo al quarantesimo però i bavaresi fanno vedere di che cosa sarebbero capaci con una azione prolungata tutta di prima che mette Musala davanti a Provedel: tiro alto e grande occasione sprecata. Poi nient’altro.

La svolta nel secondo tempo

Nel secondo tempo c’è un’altra Lazio, che sembra cominciare a crederci. Luis Alberto consegna un pallone meraviglioso a Isaksen che, solo davanti a Neuer, tira addosso al portiere. Poi qualche mischia, qualche sgroppata di Felipe Anderson (ma quanti malintesi con Immobile), qualche bella triangolazione in velocità, prima di tornare al copione del primo tempo. Dopo un’ora di gioco se facciamo il conto delle azioni pericolose, il Bayern è leggermente in vantaggio, ma quella più grande è di sicuro capitata sui piedi dei biancocelesti. E’ comunque un conto facile facile, due a uno, perché la partita è abbastanza bloccata e soprattutto ci dice che oggi come oggi i tedeschi non sono quello spauracchio che si temeva alla vigilia e che la Lazio potrebbe avere molte più probabilità di ribaltare il pronostico di quel che si pensava.

Il vantaggio su rigore

E la conferma arriva al 68’. Su un’azione di contropiede, Immobile cerca di farsi largo in mezzo a tre avversari e poi serve Isaksen libero sulla destra dell’area: lo svedese spreca di nuovo ma su di lui arriva fuori tempo Upamecano con il piede a martello sulla caviglia. Rigore e espulsione, e Immobile non sbaglia. Uno a zero e tedeschi in dieci. Il cartellino rosso forse è esagerato e il penalty fortunoso, perché Isaksen aveva già scagliato il tiro senza centrare la porta. Ma il risultato alla fine è giusto, perché la partita era in bilico e avrebbe potuto cambiarla solo chi segnava per primo. Gli errori si pagano e quello di Upamecano, nel suo intervento scomposto e in ritardo, è parso evidente. Soprattutto, la sfida dell’Olimpico fino a quel momento aveva lasciato delle sensazioni poco felici sul Bayern, una squadra che non sembra credere molto in quello che fa e che non riesce quasi mai a dare cambi di velocità al suo gioco, inaridendolo in una rete di passaggi che si infrange sistematicamente sul muro laziale eretto ai limiti dell’area.
Dopo il vantaggio, nonostante l’uomo in più, la Lazio è sembrata quasi appagata da quel gol, come se gli avesse aperto uno spiraglio impensabile alla vigilia da conservare con i denti e con il cuore, e si è chiusa tutta indietro a protezione della sua area. Tuttavia a dimostrazione che questa forse poteva essere la serata buona per dare una bella botta ai tedeschi, sono solo gli uomini di Sarri che creano nuovi pericoli, anche quasi senza volerlo, prima con Felipe Anderson, tiro ribattuto dalla difesa, e poi con Pedro, parato da Neuer. Basta così. e chissà che possa bastare davvero

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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