Milan e Lazio: due batoste europee che fanno male
In Champions i rossoneri perdono con il Psg sotto i colpi di Mbappè. I romani sconfitti dal Feyenoord
Dopo due vittorie striminzite, ma importanti, arrivano due batoste che fanno male per le italiane in Champions. La Lazio perde tre a uno, il Milan tre a zero. Ma sono due sconfitte diverse. La Lazio va in altalena, per un po’ viaggia bene e poi ricade indietro e a casa del Feyenoord è quasi come se non avesse giocato. Proviamo a sperare che la vera Lazio sia un’altra cosa.
Sul Milan il discorso è più complesso. E’ venuto al Parco dei Principi per tentare il colpaccio e da come ha cominciato forse ci credeva davvero. Non si può dire che non ci abbia provato, a tratti ha anche spaventato il Psg, e si è creato pure qualche buona occasione. Il problema è che in Europa non segna, e non è un problema da poco. Tre partite zero gol. A parte col Newcastle, non ha giocato neppure contro difese chiuse. Non basta la sfortuna a spiegare i tanti errori sotto porta. Su questa carenza sarà bene che Pioli cominci a lavorarci seriamente.
Certo è che non era sbagliato credere che Al Parco dei Principi si poteva anche farci un pensierino. Se c’è riuscito il Newcastle a stendere il Psg (4-1, dico quattro gol a uno), quel Newcastle uscito miracolato da San Siro solo grazie allo stellone e agli errori in serie dei rossoneri, perché non provarci almeno a spaventare Luis Enriquez? C’è poi un retropensiero che vagola nei meandri del cervello, che il Milan così brutto e inconcludente visto contro la Juve, forse era già tutto concentrato su questa partita. E a dire il vero due guizzi di Pulisic e uno di Leao nei primi minuti, non raccolti dai compagni, avevano avvalorato questa sensazione.
Il Psg sbaglia molto e c’è solo con un tiro da fuori di Mbappé. Il Milan invece fa un altro squillo, al 26’: scambio stretto al limite dell’area, e Leao lascia partire un tiro che esce di poco a lato. I francesi all’inizio sono solo Mbappé: alla mezzora, controlla un bel pallone ma lo spedisce sopra la traversa. E dopo un minuto fa tutto da solo: entra in area, doppio passo, finta un tiro a giro e poi spara un rasoterra secco che s’infila nell’angolino. Al 31’, Mbappé uno e Milan zero. Perché per adesso è il numero 7 che decide da solo il match. Fino a quel momento va detto che i rossoneri non avevano affatto demeritato. Giocano bene, ma in attacco non incidono. Leao, nel tentativo di replicare al fuoriclasse francese, fa numeri da giocoliere, nasconde la palla a tre avversari di fila e cerca di involarsi da solo, stoppato poi da Marquinos.
Al 42’ riecco Mbappé, questa volta in veste di assist man: serve Kolo Muani al centro dell’area, Thiaw s’immola per deviare in angolo. Il primo tempo è tutto qui. L’impressione è che Luis Enriquez sia rimasto scottato dalla batosta rimediata col Newcastle e questa volta preferisce tenere il freno a mano tirato, affidandosi solo agli spunti del suo fuoriclasse col numero 7.
Nella ripresa però la squadra di Luis Enrique ha ritrovato la fiducia e cambia letteralmente marcia. La musica è diversa e si vede subito. Il secondo tempo rischia di cominciare già male per i rossoneri con un contropiede micidiale che Dembelè risolve nell’angolino alla destra di Maignan. Gol annullato per un precedente fallo di Ugarte a centrocampo. Subito dopo il Milan ha una occasione incredibile con Pulisic che solo davanti a Donnarumma non si capisce perché decida di servire Giroud che defilato sulla destra non può fare altro che colpire l’esterno della rete. Non si fa a tempo a imprecare che Kolo Muani trova il raddoppio dopo una respinta di Maignan. E questa volta il gol è buono: 2-0. Tutto in otto minuti. Che però spiegano già tante cose: il difetto principale dei rossoneri è che non gestiscono bene il possesso palla, e così concedono ripartenze letali ai francesi. Al 12’ altro contropiede fulminante del Psg: per fortuna Mpabbé scocca il tiro addosso al portiere rossonero. Poi: tiro di Pulisic (62’), para Donnarumma; Dembelè va in serpentina nell’area rossonera ma tira alle stelle (63’); altro contropiede, Dembelé Kolo Muani e Mbappè non arriva per un soffio solo davanti a Maignan( 64’); ci prova Leao, palla che sfiora il palo (66’). E’ un fuoco d’artificio. E non è che finisce qui. Giroud tenta col pallonetto, para Gigio. Poco dopo la mezz’ora della ripresa altra occasione d’oro per il Milan, con Leao imbucato da Pulisic e il Psg che si salva in angolo. All’81, Maignan si esibisce in un intervento prodigioso deviando in tuffo sul palo il tiro a colpo sicuro di Mbappé. Le occasioni si susseguono da una parte e dall’altra. All’83’ Leao è fermato da Donnarumma che gli ruba la palla dai piedi. Ma a due minuti dal novantesimo splendida azione del Psg chiusa in rete da Lee liberato da un velo di Ramos: 3-0.
Tre sberle anche per la Lazio
Nell’infuocato catino del De Kuip, Sarri andava alla ricerca dell’atout buono per mettersi in terrazza con vista sugli ottavi. Solo che bisognava giocarsela, e per lunghi tratti la Lazio non sembrava neanche scesa in campo. Partita delicata, perché gli olandesi sono la terza forza del girone. Il Feyenoord è uno schiacciasassi, ma in Olanda, 32 reti fatte e solo 6 subite. In Champions molto meno, e già conta sul tabellino la sconfitta con l’Atletico Madrid nell’ultima pirotecnica gara terminata 3-2 per gli spagnoli. Sulla carta, Arne Slot, il tecnico degli olandesi, avrebbe dovuto fare i conti con le condizioni di Minteh e Gimenez, dati in dubbio fino alla vigilia. Santiago Gimenez non sarà stato pure troppo bene, ma per la verità è riuscito lo stesso a far vedere i sorci verdi alla difesa della Lazio.
Prima ha provocato l’autogol di Casale, annullato per un millimetrico fuorigioco nella partenza dell’azione, e poi piazza nell’angolino alla sinistra di Provedel l’assist di Mats Wieffer, con precisione chirurgica. E all’inizio, dopo appena dieci minuti di gioco, aveva già fatto capire di che pasta fosse fatto, svettando sopra tutti con un colpo di testa finito di poco a lato. La Lazio, preso il gol, sembra voler reagire, anche con una certa convinzione, ma poi tutto si risolve con un colpo di testa di Luis Alberto che non impensierisce più d tanto il portiere olandese. Invece, il Feyenoord raddoppia. Ramik Zerrouki conclude da fuori area, con una botta sotto la traversa, un’azione partita dalla linea del calcio d’angolo.
Sarri cambia qualcosa per il secondo tempo: dentro Lazzari, Guendouzi e Castellanos, al posto di Immobile, che però ne combina una grossa davvero, sparando alto in scivolata da due metri, a porta spalancata, con il portiere a terra. Anche il Feyenoord qualche minuto prima, al sesto della ripresa, aveva buttato al vento la sua occasione quando Igor Paixao aveva mirato alle stelle, tutto solo, da posizione favorevole.
La Lazio nella ripresa è sicuramente migliorata, pressa alto e cerca di schiacciare i padroni di casa nella sua area. Il problema è che qui non siamo in Italia e il Feyenoord non ha nessuna intenzione di rintanarsi nei suoi undici metri. E appena scatta in contropiede riesce sempre ad essere velenosa. Come al minuto 74, quando Santiago Guimenez, sempre lui di nuovo lui, raccoglie una ribattuta di Provedel e infila il tre a zero. La notizia buona è che pochi minuti dopo Arne Slot lo richiama in panchina. Messo a riposo il pericolo pubblico numero uno, la Lazio prova a riprendere coraggio. Segna anche il gol del tre a uno, su rigore (sacrosanto: fallo su Castellanos) con Pedro, e pensa ancora di sognare il miracolo. In fondo fino adesso le sue partite di Champions le ha sempre svoltate sul filo di lana. Ma stavolta è più dura. La verità è che questa è una giornata no. Sarri prende appunti. All’Olimpico bisognerà stare attenti a questi olandesi. E a quel tipo che stava male, Santiago Gimenez.