Il Milan non è guarito ma ha trovato chi sta peggio di lui
I rossoneri battono il Tottenham nell'andata degli ottavi di finale di Champions. Ma la squadra di Conte è davvero poca roba

Il Milan tira un altro sospiro di sollievo. Non è guarito, e si vede. Ma ha trovato qualcuno che sta peggio di lui, perché il Tottenham visto questa sera al Meazza è davvero poca cosa: in novanta minuti passati inutilmente a recuperare il risultato non ha fatto neanche un tiro in porta. Finisce uno a zero, e ricordando da dove viene il Diavolo, da quel terribile mese di gennaio, potrebbe andar bene così. E’ che alla fine Pioli ha molto da recriminare: De Ketelaere e Thiaw si sono mangiati due gol che sembravano già fatti e per tutta la partita, i rossoneri hanno sempre dato l’impressione di poter far male agli avversari, privi fra l’altro del portiere Lloris, sostituito da uno che sembrava capitato lì per caso senza sapere che il suo compito avrebbe dovuito essere quello di impedire agli altri di segnare. La cosa buona per il Milan, però, è che ha ritrovato la compattezza e la grinta. Pioli ha scelto di ricominciare da lì, di ripartire da un assetto difensivo solido e concentrato, per riacquistare sicurezza. Così ha sfatato anche la cabala che lo dava semore in difficoltà con gli Spurs.
Due squadre con i cerotti
Perché la verità è che si era partiti con una strana sensazione. Milan e Tottenham avevano incrociato i ferri quattro volte prima di stasera, e i rossoneri ne erano usciti sempre abbastanza malconci, mai vittoriosi, due pareggi e due sconfitte. L’ultima volta a San Siro, se la memoria non inganna, è passata alla storia per la rissa fra Jordan e Gattuso più del risultato che manco ci ricordiamo, Ringhio che digrigna i denti e stringe al collo lo Squalo mimando una testata, immortalati insieme nell’eccesso della lite su tutti i giornali. Finì però che il Milan venne eliminato, fermato sulla condanna di uno zero a zero nella partita di ritorno. C’è poi il fattore Conte, che con il Diavolo ha chinato il capo una sola volta su dodici sfide, seduto sulla panchina della Juventus o dell’Inter. Sono tutti ricordi non troppo benauguranti. E anche il mese di gennaio appena lasciato alle spalle non è che dia molta fiducia, con quel filotto di sconfitte collezionate una dietro l’altra. La speranza è che la vittoria col Torino non sia stata soltanto una boccata d’ossigeno. Inter e Milan potrebbero aver puntato gli occhi più sulla Champions che su un campionato che il Napoli sembra già aver chiuso giustamente in cassaforte: la marcia in Europa è molto più utile alle casse bisognose delle società italiane di uno scudetto.
La formazione di Pioli
Pioli però oltre che a Maignan questa sera deve far a meno anche di Bennacer, e non è una perdita da poco. Difesa a tre dietro, ma non c’è il rientro importante di Tomori ancora infortunato e assente pure in panchina, accanto a Kalulu e Malick Thiaw, al suo debutto nelle casacche rossonere in una partita così delicata. Theo Hernandez, non al meglio della condizione, stringe i denti e scende in campo. Dall’altra parte però non è che sono messi tanto meglio. Dopo il grave infortunio di Bentancur, Conte è costretto a rifare il centrocampo e si affida alla coppia Sarr-Skipp, due giovani di 20 e 22 anni, che hanno giocato insieme una sola volta contro il Portsmouth in FA Cup e non è che in quella occasione abbiano brillato più di tanto. Per di più anche gli Spurs, freschi reduci da una clamorosa sconfitta in casa del Leicester (4-1), non sembrano proprio in grande spolvero. Diciamo che questa del Meazza, a bocce ferme, prima del fischio d’inizio, pareva tanto la sfida fra due convalescenti.
Diaz subito in gol
Poi la parola è passata al campo. Primi scampoli di studio fra due squadre schierate a specchio. Ma bastano sei minuti per accendere il match, e al primo affondo il Milan sblocca l’incontro: è Theo Hernandez che s’invola sulla sinistra, entra in area e impegna Forster, che respinge per due volte, alzando la palla a campanile sulla ribattuta centrale di Brahim Diaz, che poi si butta a volo d’angelo per insaccare in rete di testa. La reazione del Tottenham si esaurisce tutta su dei calci piazzati che non sembrano creare grandi pericoli. Bisogna aspettare 25 minuti per vedere il primo tiro in porta degli inglesi, una telefonata da fuori area di Emerson che Tatarusanu blocca senza problemi. Mezz’ora iniziale senza squilli di tromba, a parte il gol del Milan. Partita veramente bruttina, che, almeno in questa fase, conferma tutti i dubbi della vigilia, su due squadre non al meglio della forma. Poca costruzione di gioco da una parte e dall’altra, e pressing confuso. L’azione del vantaggio rossonero - l’unica da segnare sul taccuino fino a questo punto - è arrivata su un lancio lungo che ha tagliato fuori il centrocampo. Il resto è solo noia. Ma alcune cose le sta dicendo lo stesso: Pioli oltre che su un sirprendente Thiaw in difesa può contare su Theo e Leao, che sono gli uomini più adatti per mettere in difficoltà con i loro scatti ripetuti la difesa degli inglesi, mentre Conte in rifinitura è costretto ad affidarsi a Kane, vista la pochezza della sua mediana e il primo tempo quantomeno scialbo di Kulusevski. Negli ultimi minuti, un netto fuorigioco di Son segnalato in ritardo concede al Tottenham l’unics azione pericolosa con una traversa colpita proprio da Kulusevski. Ma la bandierina alzata alla fine annulla tutto.
Qualche fallo e tanta noia
Il secondo tempo comincia com’è finito il primo, fra uno sbadiglio e l’altro. Siccome gioco non se ne vede, l’unica cosa che riscalda gli animi è un’entrata killer di Romero su Tonali, dritto sulla sua gamba, e a piede a martello. Sarebbe da espulsione, ma è solo giallo. Dall’altra parte, nel primo tempo lo svizzero Scharer aveva già ampiamente sorvolato su due entratacce che meritavano l’ammonizione di Kjaer su Kane: diciamo che il suo metro di giudizio è un po’ troppo largo. A parte i falli si procede nella noia più assoluta. Vista la pochezza del Tottenham, l’impressione è che il Milan potrebbe osare qualcosa di più. Ma di questi tempi Pioli evidentemente non si fida troppo dei suoi, con l’aria che tira da un mese a questa parte. Il Milan gioca come una provinciale, molto attento in difesa cercando soprattutto di rallentare il gioco, badando a non scoprirsi mai quando ha il pallino in mano. Eppure, appena si affaccia nella metà campo degli Spurs, qualche brivido lo provoca con le sgroppate di Leao e Theo, solo che preferendo restare coperta per mantenere il risultato, non affonda mai ad accompagnare i contropiedi. Meglio la noia che il rischio. E noia sia.
Il raddoppio mancato
Mezz’ora della ripresa e neanche un tiro in porta. Giusto al trentesimo, Sarr da quasi metà campo fa la seconda telefonata della sera a Tatarusanu. Fino adesso, l’impressione è che fra i due convalescenti quello che sta peggio è il Tottenham. E difatti nel nulla più assoluto il Milan si mangia due gol quasi fatti: il primo, incredibile di De Ketelaere, che riesce a non infilare un sempre più incerto Forster, che vaga a farfalle aggirandosi come un turista sulla linea bianca; e il secondo in mischia nella piccola area con Thiaw che manda a lato di testa, mentre il compassato portiere degli Spurs lo guarda infastidito senza capire bene perché si diano tanto da fare a rovinargli la siesta. Newton, quinto principio della dinamica: un corpo in stato di quiete tende a restare in stato di quiete, ma poi si trasforma in Forster.
Si chiude con un’altra ripartenza pericolosa del Milan, sciupata da Leao solo davanti al portiere, che non controlla bene il pallone. La cosa incredibile è che in questa grande noia, il Milan ha sciupato l’occasione per chiudere il passaggio del turno già stasera al Meazza. Chissà se anche a Londra ritroverà un Tottenham così brutto.