Il Napoli comincia a dimenticare Mazzarri. Col Barcellona ce la può fare
L'andata degli ottavi di Champions finisce con un pareggio per Calzona all'esordio nella panchina dei partenopei
Il coraggio paga. Quello che non ha mai avuto Mazzarri. E che in un giorno solo il Carneade Calzona, una vita da secondo, sempre all’ombra di qualcuno, calabrese di Vibo Valentia, tifosissimo del Catanzaro di Palanca, è riuscito a ridare al Napoli. L’uno a uno non deve ingannare. Considerate le condizioni di partenza, con una squadra scombussolata che aveva perso la sua identità, il verdetto del Maradona riagguantato dopo lo svantaggio, è un risultato da non buttare via. Per il ritorno a Barcellona, Calzona avrà finalmente il tempo per far ritrovare al Napoli la sua anima e quel gioco soprattutto che aveva fatto la sua fortuna. Dal canto loro, i blaugrana sono apparsi incredibilmente fragili ogni volta che vengono messi sotto pressione, una squadra non proprio in forma fisicamente, con una difesa che non è sembrata davvero impenetrabile. Tutto è ancora possibile in terra di Catalogna. Bene Meret, Anguissa e Osimhen, una occasione e un gol. Non al meglio Kvara.
Calzona ha fatto il suo dovere
Francesco Calzona ha fatto più di quel che poteva. Dopo una carriera da vice, tredici anni con Sarri mentre faceva il rappresentante di caffé, uno con Di Francesco e un altro con Spalletti, lasciandolo prima dello scudetto per approdare sulla panchina della Slovacchia, s’è ritrovato all’improvviso catapultato nella bolgia del Maradona contro il Barcellona, ritrovandosi fra le mani una squadra deturpata e risucchiata nell’anima dal difensivismo a oltranza di Mazzarri, così lontano e nemico di tutti i concetti di gioco e di spirito che avevano sospinto il Napoli nella cavalcata trionfale dell’anno scorso. Ha avuto un solo giorno per conoscere gli uomini che avrebbero dovuto far l’impresa, un lasso di tempo sinceramente improponibile, soprattutto per ritrovare la vecchia mentalità. La chiamata di Calzona è stata senz’altro un colpo a sorpresa di De Laurentiis, un coniglio estratto dal cilindro, che ha una sua valenza persino geniale, com’è nelle caratteristiche del presidente. L’errore suo, incomprensibile, era stato quello di sostituire Garcia, uno che già non aveva legato molto con i meccanismi di Spalletti, con Mazzarri, che non proprio non c’entrava niente e non ha fatto altro che snaturare completamente quella squadra. Così Calzona s’è ritrovato un Napoli che ha gli stessi uomini dell’anno scorso, ma non ne ha più lo spirito e soprattutto il coraggio, palesando quelle incertezze e quelle difficoltà che per lunghi tratti della partita sembravano rendere farraginosa la sua manovra. Ne è venuto fuori un Napoli ancora convalescente, a metà strada fra Mazzarri e quello che invece vorrebbe fosse Calzona.
Le difficoltà del Barcellona
Dall’altra parte, il Barcellona è una squadra poco fisica, con una difesa spesso in difficoltà se attaccato bene, anche perché manca un vero centrale a dare sicurezza al reparto arretrato, lontana parente della formazione che faceva sfracelli in Europa. Tutte carenze, queste, che si sono evidenziate ogni volta che gli azzurri hanno messi pressione alla difesa dei catalani. Sta di fatto che dopo una mezz’ora iniziale, in cui i padroni di casa sono sembrate delle vittime sacrificali, impauriti dal palleggio asfissiante del Barcellona, il Napoli s’è finalmente tolto il vestito di Mazzarri e ha cominciato a prendere le misure degli avversari e a uscire dal guscio.
Partita equilibrata
Da quel momento in poi la partita è diventata equilibrata, anche se con rarissime palle gol da una parte dall’altra, scossa all’improvviso da una zampata di Lewandoski, un vero gioco di prestigio, controllo e tiro nell’angolino, al quarto d’ora della ripresa. La miccia dell’episodio l’aveva accesa Pedri, uno che fino a quel momento aveva fatto solo cose più sbagliate che giuste. Dopo, la sfida si trasforma in un braccio di ferro nella giungla, con il Barcellona costretto a presidiare la sua metà campo, senza riuscire a venirne fuori. Fino a quando alla mezz’ora, Osimhen risponde a Lewandoski, con un guizzo in area, di rabbia e grinta, sfruttando l’unica vera palla gol capitata tra i piedi. Uno a uno. Ma in quei quindici minuti, fra una rete e l’altra, il Napoli ha capito che l’orso è meno brutto di quel che credeva e sembra essersi finalmente liberato dall’esagerata prudenza che gli aveva inculcato Mazzarri. Dal pareggio in poi la partita continua a farla il Napoli, che sembra aver ritrovato di colpo entusiasmo e convinzione. Azzurri all’arrembaggio e brividi in serie nell’area dei blaugrana. Il Barcellona riappare solo nei minuti di recupero, e Joao Felix sfiora il palo all’ultimo secondo. Va bene così, uno a uno.