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Il Napoli non è solo bello, è moderno. La squadra di Spalletti entra nella storia

Per la prima volta i partenopei si qualificano ai quarti di finale di Champions. Eintracht surclassato

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Il Napoli non è solo bello, è moderno. La squadra di Spalletti entra nella storia
Festa Napoli dopo il gol (Ansa)

Sulla terza squadra italiana ai quarti di Champions mon c’erano molti dubbi. D’altro canto il Napoli lo si guarda soprattutto per divertirsi. Con l’Eintracht gioca come se fosse lei a dover rimontare lo svantaggio. Tre a zero, doppio Osimhen e rigore di Zielinski, non ci sono sconti per nessuno. Quello che stupisce della squadra di Spalletti non è solo il suo gioco, che ormai gli riconoscono tutti, compresi i più strenui sostenitori del catenaccio all’italiana, ma anche la straordinaria capacità di tenere gli stessi ritmi e la stessa intensità per novanta minuti, una caratteristica che si pensava potesse appartenere solo al resto dell’Europa. Il Napoli che domina il nostro campionato lasciando tutte le rivali a distanze siderali, è soprattutto proprio questo, una squadra moderna, europea, che ha fatto dell’intensità e non della resistenza il cuore della sua preparazione atletica. Non è un dettaglio da poco. Perchè è questo, più di tutte le dissertazioni che puoi fare sul gioco, ciò che la differenzia in maniera inequivocabile dai vecchi concetti di allenamento che alcuni tecnici italiani - come Allegri, forse - continuano a perseguire.

Guerriglia prima della paertita’

Prima della partita i tifosi avevano pensato bene di fare sfoggio della loro sportività. Scontri dei tedeschi con le forze dell’ordine, un’auto della Polizia in fiamme, azioni di guerriglia e scorribande delle opposte fazioni, ma soprattutto degli ultrà dell’Eintracht, per le strade della città. Un odio assurdo che affonda le radici nel conflitto ormai trentennale tra gli atalantini, gemellati con il Monaco 1860 e il Borussia Dortmund, a loro volta nemici giurati dell’Eintracht. E così se il Napoli incrocia la squadra di Francoforte, i tedeschi si sentiranno in dovere per spirito di partigianeria di organizzare una caccia all’uomo. E’ stato così all’andata, ed è stato di nuovo così a Napoli, per la folle logica dei patti internazionali che valgono anche in Europa.

Il verdetto del campo

Sul campo però è un’altra musica. L’Eintracht non parte certo con i favori dei pronostici, contro quella che in questo momento è «la squadra più forte d’Europa», come l’ha definita Sua Maestà Guardiola. Per lo più si presenta al calcio d’inizio senza Kolo Muani, per la pesante squalifica rimediata all’andata. Non c’è nemmeno l’infortunato Lindstrom. In avanti gioca Borré con Gotze e Kamada a sostegno. Il Napoli invece recupera Meret e anche Kim ha superato l’affaticamento al polpaccio. Politano parte titolare, con Lozano in panchina. Arbitra l’inglese Taylor.

Il Napoli basta vederlo al fischio d’avvio. Tutti i giocatori sulla linea del centrocampo per aggredire l’avversario senza perdere neanche un secondo. E difatti si comincia così, subito all’arrembaggio. Politano ci prova da fuori, e Trapp è costretto ad allungarsi per deviare il tiro indirizzato all’angolino. E’ passato solo un minuto. L’Eintracht però cerca di reagire, testa di Kamada su calcio d’angolo: solo un po’ di brividi, palla fuori. Dalla partita dell’andata ha imparato qualcosa e questa volta cerca di difendere alto, di asfissiare il centrocampo azzurro nei limiti del possibile, andando in pressione continua sui facitori di gioco. Non è così semplice però. Al Napoli basta poco per fare paura. E al 12’ si vede Kvara al suo primo guizzo: s’incunea in area ma sbaglia il tiro. Tre minuti dopo grande azione del georgiano, e Trapp è costretto agli straordinari su Osimhen. Anche il Napoli resta aggressivo sulla tre quarti dell’Eintracht, per impedire ai tedeschi di impostare la partita di rimonta che vorrebbero fare. E al 18’ Zielinski in pressing recupera un pallone lanciando Kvara in sfondamento verticale: di nuovo Trapp respinge in angolo col ginocchio il tiro sferrato da due passi. Nonostante i due gol di vantaggio, gli uomini di Spalletti non giocano mai al risparmio, cercano tutte le volte l’affondo, la triangolazione, una trama di passaggi veloci per aggirare l’avversario: uno spettacolo. Pressano e ripartono, senza mai buttare via una palla. Intensità e coraggio. Lo ripetiamo: questo Napoli andrebbe insegnato alle scuole di calcio. Poi, è vero, non basta copiare gli schemi, perché ci vogliono i giocatori. Nessuno poteva illudersi di replicare l’Ajax dei tempi d’oro senza Crujff e compagni.

Dopo la mezz’ora, comunque, Lobotka e i suoi tirano un po’ il fiato, perché non è umano correre così per 90 minuti. E l’Eintracht comincia ad affacciarsi davanti. Meret è provvidenziale su un lancio lungo che stava smarcando Borrè solo di fronte a lui. Kim combina un pasticcio in area, poi rimedia. Un po’ di paura, ma niente di fatto. Chi va vicino al gol, invece, è di nuovo il Napoli, che dopo aver preso fiato riprende a giocare come sa: Kvara si libera con un gran numero e spara in porta, miracolo di Trapp che si tuffa alla cieca e riesce a deviare in angolo senza sapere nemmeno come ha fatto. Il gol è rinviato di poco e finalmente arriva la sentenza di Osimhen al 46’: bellissimo tocco di Lobotka per Politano e sul suo cross l’attaccante nigeriano galleggia in area per mettere di testa il pallone alle spalle di Trapp. Il verdetto del campo non mente.

Il Napoli continua a divertirsi

Secondo tempo. La partita adesso ha perso un po’ di tensione. Sembra troppo difficile rimontare tre gol a questo Napoli. Che comunque continua a fare il suo gioco. Prima uno sfondamento di Kim concluso con un tiro sull’esterno della porta. Poi azione avvolgente degli azzurri, Zielinski a Kvara che smarca d’esterno Politano, e, sul traversone basso di Di Lorenzo, Osimhen si lancia sul pallone in scivolata per insaccarlo. E’ il settimo minuto della ripresa. Due a zero e partita chiusa. Il Napoli allenta un po’ la presa e si vede l’Eintracht: Kamada spreca tirando debole su Meret. Poi basta. Questa squadra ha troppa voglia di divertirsi. Kvara, slalom incontenibile e tiro a giro, deviato da Trapp. Subito dopo, gli uomini di Spalletti scherzano nell’area dei tedeschi, triangolazioni strette e dribbling, fino a quando Zielinski non viene atterrato. Rigore netto e il polacco dal dischetto non fallisce. E sono tre. 87 reti in tutte le competizioni fino a questo momento della stagione: una macchina da gol. A questo punto ci si può anche rilassare un poco. Il tecnico toscano toglie Kim, Zielinski e Kvara, dentro Juan Jesus, Elmas e Ndombele, e poi fuori pure Osimhen per far posto a Simeone. C’è meno trance agonistica, forse, ma anche adesso è meraviglioso vedere come tutti i giocatori del Napoli provino sempre la giocata, mai limitandosi al semplice compitino: quando Di Lorenzo recupera un pallone in difesa, cerca subito di impostare la ripartenza lanciandosi in dribbling sulla fascia come un’ala dei vecchi tempi. Da qui alla fine probabilmente la scelta di placare i furori ardenti va bene all’Eintracht, che evita così un passivo peggiore e più umiliante. Chiusa la partita allo stadio, adesso l’unica speranza è che non riprenda quella assurda e demenziale dei tifosi tedeschi e di qualche loro epigono italiano.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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