Champions: Napoli magico, poker all'Ajax. Inter grinta e cuore, pari con sei gol col Barça
La squadra di Spalletti continua a giganteggiare anche in coppa e dà lezioni di calcio. Inzaghi sfiora l'impresa in casa blaugrana, ma il pareggio è d'oro
Il Napoli Meraviglia cala un altro poker: 4-2 all’Ajax. L’altra bella notizia è che l’Inter è ormai definitivamente guarita e ha ripreso a correre (3-3 al Camp Nou, ma avrebbe meritato la vittoria). E pensare che c’era chi diceva che stava peggio della Juve. A Barcellona offre una prova di forza in stile Inzaghi, un tecnico ingiustamente messo sotto processo da giornalisti un po’ troppo frettolosi (o troppo tifosi?), coperta dietro e contropiedi feroci. Bene l’Inter. Ma che bella cosa che hanno costruito De Laurentiis, Giuntoli e Spalletti. Ogni tanto lo sport sa essere giusto più della vita. E per questo dovrebbe far piacere a tutti vedere una società sana e una squadra spettacolare che vince e si diverte, con meno soldi e un fatturato enormemente più piccolo di chi invece sprofonda in una crisi senza fine. E’ la vittoria del merito e di chi ha fatto le cose per bene rispetto a chi non è stato capace di farlo, nonostante i mezzi superiori.
Napoli, una gioia per gli occhi
E’ così bello da vedere il Napoli che uno non ci crede. Neanche il Milan di Sacchi dominava le partite con un gioco spettacolare come fanno gli azzurri di Spalletti. Comanda in serie A e in Europa non ha riguardo per nessuno, li tratta tutti alla stessa maniera: quattro gol al Liverpool, tre al Celtic fuori casa, e addirittura sei all’Ajax al Johan Cruijff Arena, prima di stasera, con gli omaggi e i peana quasi increduli della grande stampa olandese: «Napoli da leccarsi le dita, avrebbe potuto segnare 10 gol all’Ajax. Maradona sarebbe orgoglioso di vedere questa squadra. I lancieri - che imbarazzo - imparino la lezione». Ma non è così semplice copiare i segreti delle ricette giuste: ci vogliono i giocatori, - e Giuntoli è stato eccezionale a trovarli un’estate dietro l’altra stando attento pure ai costi, da Anguissa a Oshimen al fenomeno Kvara -, l’ambiente buono e un tecnico dalle idee coraggiose.
Riassunto di un capolavoro
Spalletti ha costruito un meccanismo perfetto dalle numerose soluzioni offensive, ma dove tutti si aiutano con una generosità che lascia a volte persino qualche stupore: contro l’Ajax questa sera, abbiamo visto Raspadori correre in soccorso alla difesa per recuperare un pallone da ultimo uomo e Kvara risolvere una mischia nella sua area come uno stopper d’antan, dei tempi andati, per rilanciare subito dopo l’azione. Ma nella trama della partita è soprattutto quando attacca che il Napoli ti ruba lo sguardo, capace di avvolgere l’avversario con veloci triangolazioni e deliziosi filtranti che finiscono sempre per liberare un uomo in area o di rovesciare l’azione con grande rapidità portando almeno 6 o 7 uomini nell’altra metà campo. E poi ha moltissimi elementi in grado di saltare l’uomo, creando sempre superiorità numerica. All’apparenza la ricetta è semplice: tecnica e organizzazione. La tecnica dei giocatori e l’organizzazione dell’allenatore. Solo che Spalletti ci ha aggiunto - per fortuna - le sue idee.
E poker sia
Per il retour match con l’Ajax, è costretto a rinunciare a Rrahamani, infortunato, e lo sostituisce con Juan Jesus. Di tre uomini preferirebbe non farne mai a meno, e di fatti ci sono sempre tutti, Anguissa e Lobotka, i centrocampisti più forti del nostro campionato, e il talentuoso Kvara, destinato ormai a entrare nell’olimpo dei fuoriclasse (tre capolavori di Giuntoli). Nel primo tempo manca Oshimen, e non c’è Politano. Il Napoli comincia come aveva finito ad Amsterdam e non è una bella notizia per l’Ajax: neanche 4 minuti e Zielinski sorprende la difesa olandese con un pallonetto alla Pirlo a liberare Lozano solo davanti a Paasver. I lancieri reagiscono, spinti dalla paura di finire come ad Amsterdam, sotto una tramvata. Si fanno pericolosi due volte e Kudus sbaglia un rigore in movimento, solo davanti a Meret, tirando a lato. Ma subito dopo il Napoli risponde con una splendida azione di Kvara che si beve mezza difesa dell’Ajax e con Lozano che da posizione favorevole spara di poco sopra la traversa. Raddoppio rinviato di pochi minuti, ancora Kvara e a centro area Raspadori conclude con una legnata in rete: Paasver osserva spaventato. Due a zero. Da lì alla fine del primo tempo ci sono soltanto gli azzurri in campo. Una meraviglia. Alla ripresa delle ostilità per i secondi 45 minuti, c’è Oshimen al posto di Raspadori, e il Napoli sembra avere un rilassamento. Ne approfitta l’Ajax per accorciare con Klaassen. E allora gli azzurri decidono che devono riprendere in mano le redini della partita, creano subito due pericoli e poi ristabiliscono le distanze con un rigore di Kvara, per un netto fallo di mano in area di Timber. Gli azzurri comandano e sfiorano ancora la quarta marcatura, e ne segnano pure una, annullata, con Oshimen, solo che questa volta l’Ajax non si arrende: all’83’ accorcia di nuovo su rigore con Bergwin. Poi ancora Oshimen sbaglia un gol incredibile, ma a un minuto dal novantesimo rimette le cose a posto con una rete di rapina: 4-2. Un risultato che sta persino stretto al Napoli Meraviglia, nonostante il poker. Ed è emozionante vedere il Maradona in festa, spettacolo nello spettacolo.
Inter, come spaventare il Barça a casa sua
Anche il Camp Nou ha un colpo d’occhio spettacolare, che potrebbe far tremare l’Inter. Ma si vede subito che questa è un’altra partita. Nessuno ha la velocità del Napoli e le sue trame offensive. Il Barcellona va tutto in avanti con il suo gioco però abbastanza prevedibile che si impatta ai limiti dell’area contro il muro difensivo dei nerazzurri. Inzaghi ha costruito la partita che preferisce: gli basta anche un pareggio, ma gli spazi invitanti lasciati dai blaugrana nella loro metà campo lo stimolano a provare il colpo grosso. E l’andamento del match sembra dargli ragione. Per 15 minuti il Barcellona preme senza cosrtuire niente, con un possesso palla lento e inconcludente, e invece appena si affaccia dall’altra parte l’Inter centra subito una traversa con Dzeko, che arpiona un pallone a due passi dalla porta, su una punizione di Calhanoglu. Si va avanti così. I padroni di casa che spingono, in maniera sterile e prevedibile, e l’Inter che va vicino al gol: poco prima della mezz’ora, Dumfries, solo in area, lanciato da Barella, tira su Ter Stegen e spreca tutto. Dall’altra parte, Onana è così inoperoso che decide di tuffarsi anche su palle senza senso per far vedere che c’è anche lui. L’unico tiro degno di nota è di Raphinha al 36’, abbondantemente a lato. Ma pochi minuti dopo su cross rasoterra di Sergio Roberto, pescato da Rafinha, il Barcellona passa incredibilmente in vantaggio: in mezzo a tre difensori più Onana, Dembele riesce a taccarla lui. Fino a questo momento se uno avesse dovuto aspettarsi un gol avrebbe pensato solo a quello dell’Inter. E invece il primo tempo finisce così, con qualche rimpianto nerazzurro. Il secondo tempo è come il primo.
Palleggio contro grinta e cinismo
Barca noioso e inconcludente, l’Inter chiusa dietro che appena esce colpisce. E questa volta segna: Barella su lancio di Bastoni. I blaugrana reagiscono e provano a costruire un’azione come si deve ma Lewandoski spara al volo abbondantemente a lato. Il Barcellona è davvero poca cosa, una nobile decaduta, che si scopre come se fosse ancora una ventenne. L’Inter sfiora il raddoppio 3 volte, con Skriniar, Dzeko e Dumfries. I padroni di casa tengono palla e assediano, ma sono solo i nerazzurri che vanno vicini al gol. E difatti lo segnano con Lautaro, carambola sui pali e palla in rete. Si continua così, Barcellona avanti e l’Inter che affonda come nel burro ogni volta che si affaccia nelle retrovie dei padroni di casa. Poi Inzaghi toglie Dzeko e Calhanoglu e mette solo difensori, un 6-3-1 con solo Lautaro davanti. E così decidendo di non giocarsela più si consegna al pareggio di Lewandoski. Solo che il Barca è così debole che basta andare una volta di là, su rilancio di Onana, per segnare: gol di Gosens, 2-3. Nel rocambolesco finale pareggoa di nuovo Lewandoski, mentre Asllani solo a due metri da Ter Stegen si fa deviare in angolo il tiro. Basta così? No, ancora Gosens sfiora il 4-3 in tuffo di testa. La morale? Inzaghi (espulso sul finale) avrebbe meritato ampiamente di vincere. E magari con un un po’ di coraggio in più ci sarebbe riuscito.