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E' tornato il Napoli, anche se col Real non basta. La pazza Inter delle riserve fa 3-3 col Benfica

Gli uomini di Mazzarri giocano a viso scoperto, segnano ma poi subiscono e si scompongono. Nerazzurri prima horror poi grande rimonta

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Bellingham in gol contro il Napoli (Ansa)
Bellingham in gol contro il Napoli (Ansa)

L’Inter delle riserve riesce a rimontare tre gol al Benfica dopo un primo tempo giocato a passeggiare. Anche il Napoli mostra due facce. Agguanta il pareggio con una ottima prova al Bernabeu, poi forse non ha più fiato per comandare ancora il gioco e lascia spazio al Real che non lo perdona. Ma quello che ha fatto vedere fino al due a due è un segnale molto positivo. Perché il Napoli è tornato. Mazzarri ha fatto quello che aveva sempre predicato Garcia, prima di arrivare sul golfo e perdersi senza riuscire a farlo: ha rimesso la chiesa al centro del villaggio. Ha ridato agli azzurri l’entusiasmo del coraggio, che era stata l’arma vincente di Spalletti. Con Garcia il Napoli dava sempre l’impressione di pensare a difendersi anche quando attaccava. A sprazzi al Bernabeu ha riacceso la sua follia visionaria.  
Walter Mazzarri è tornato in Champions undici anni dopo l’eliminazione contro il Chelsea, sul palcoscenico regale di Madrid.

Lo scudetto nel cuore

E’ un Napoli molto diverso quello che si ritrova sulla panchina riconquistata, senza il matador Cavani e Lavezzi, ma è una squadra con lo scudetto sul cuore che ha fatto del gioco offensivo e dello spettacolo la sua forza, modelli che il tecnico livornese non aveva mai sposato nella sua altalenante carriera. Ma adesso dice che è cambiato e che non vuole tradire il miracolo costruito da Spalletti. Nella vittoria sull’Atalanta, in effetti, Kvara e compagni hanno ritrovato l’entusiasmo perduto. Il Real Madrid è la prova del nove. Contro i blancos il Napoli va a caccia della qualificazione anticipata agli ottavi di finale. A comandare il gruppo C è la formazione di Carlo Ancelotti, che fin qui le ha vinte tutte, 4 su 4, 12 punti in cassetta. Il Napoli lasciato da Garcia gli naviga alle spalle e sarebbe certo del passaggio del turno con una vittoria, ma anche con un pareggio se il Braga non battesse l’Union Berlino, così com’è finita, ha buonissime possibilità. Non è dunque una sfida all’ultimo coltello quella che aspetta Mazzarri, da dentro o fuori.

Le merengues con l'infemeria piena

Per di più mago Carletto ha mezza squadra in infermeria, i due portieri Courtois e Kepa, Camavinga, Militao, Modric, Tchouameni, Vinicius, più la stellina Arda Guler, anche se non può essere considerato un titolare. In attacco i blancos schierano comunque Bellingham, Brahim Diaz e Rodrygo. Mazzarri porta Oshimen in panchina pronto a subentrare: al suo posto Simeone. Juan Jesus sostituisce Olivera. Il primo tempo è un grande esempio di scuola Ancelotti. Al Real bastano dei guizzi e su quello punta: non c’è bisogno di strafare quando hai tanti giocatori di classe. Pazienza e saggezza, la lezione di Carletto. Così può permettersi di stare a guardare per lunghi tratti e poi venir fuori all’improvviso con qualche colpo a effetto. Il Napoli ha già dimenticato Garcia, gioca con una convinzione nuova, anzi antica, che è quella recuperata dalla cavalcata dell’anno scorso. A sprazzi si rivede la stessa follia visionaria. Ma il Real è come un serpente che striscia nell’erba alta e non lo vedi. Ti colpisce che non te l’aspetti. Riacchiappa il gol di Simeone dopo due minuti, e poi passa in vantaggio con Bellingham. Dopo sta a guardare. Gli uomini di Mazzarri tengono palla e si fanno anche pericolosi. senza cambiare il corso delle cose però. Il secondo tempo potrebbe essere tutta un’altra musica. Continuando a guardare i blancos si beccano il pareggio di Anguissa, che se lo prende con prepotenza, mentre la difesa del Real fa le belle statuine.

Quando si accende Bellingham

Dopo il gol, il Napoli prova a continuare un po’ su questa strada, poi si arrende e decide di ritirarsi nei suoi possedimenti. Joselu (un imbucato nel Real, con i piedi a banana, che non si capisce che cosa ci stia a fare in mezzo a quei campioni) si mangia almeno tre gol incredibili, grandi mischie e rovesciate in area, fino a quando il gioiellino di casa appena mandato in campo da Ancelotti, Nico Paz, si inventa un dribbling e un rasoterra da fuori che con la complicità di Meret si infila in rete per il tre a due. A quel punto la partita è andata. Sale in cattedra Bellingham e fa tutto lui, riesce persino a far segnare Joselu, che giustamente al posto di esultare va a chiedere scusa ai tifosi per i gol incredibili che si è mangiato.    
Per l’Inter, in pratica, è una partita di allenamento.

La pazza Inter è tornata per una sera

Lo si vede bene dalla formazione che schiera al Da Luz Inzaghi, rinunciando al centrocampo titolare, fuori Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan, e concedendo un turno di riposo pure a Lautaro e Thuram, senza contare i lungodegenti Bastoni e Pavard. Fra i pali c’è l’esordio di Audero. In campo anche gli oggetti misteriosi Bisseck e Klaassen. Rispetto alla partita allo Stadium contro lo Juventus, l’Inter fa otto cambi. D’altro canto il passaggio agli ottavi è già al sicuro. E che sia quasi un allenamento lo si capisce anche dall’approccio con cui i nerazzurri interpretano la sfida sin dall’inizio, sperando di riuscire ad addormentarla su ritmi blandi. Il problema è che non ci sta il Benfica, che ha assoluto bisogno di una vittoria per puntare almeno al terzo posto con vista sul ripescaggio in Europa League. Al resto ci pensa la difesa improvvisata dell’Inter, abbattuta anche dagli errori di Asslani sul secondo gol dei lusitani e di Bisseck in versione turistica per la tripletta di Joao Mario. In Europa non si scherza. Soprattutto quando si è più forti, ma si scende in campo convinti che basti corricchiare per non perdere. Inzaghi deve averlo capito.

ll doppio volto dei nerazzurri

E cambia programma: dentro Cuadrado, Barella e Thuram. E smettiamola di passeggiare. Ed è sufficiente far sul serio per rimediare alla figuraccia dei primi 45 minuti. Arnautovic, Frattesi e Sanchez su rigore. Tre a tre. In 27 minuti ha messo a posto le cose. E alla fine butta dentro anche Lautaro, perché a questo punto vuole vincerla. Ci va pure vicino con un palo di Barella.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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