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Le due facce del Milan: soporifero e poi rabbioso ma non basta. L'Inter passeggia e si sblocca con la Stella Rossa

Gli uomini di Fonseca, quasi assenti dalla partita, fino al vantaggio del Leverkusen, da quel momento in poi hanno cambiato letteralmente volto alla sfida

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   

Il secondo turno in Champions delle italiane non comincia così male come potrebbe far credere la sconfitta del Milan. Perché gli uomini di Fonseca, quasi assenti dalla partita, fino al vantaggio del Leverkusen, da quel momento in poi hanno cambiato letteralmente volto alla sfida, costringendo i tedeschi a fortunosi salvataggi. Se l’Inter ha dato una grande dimostrazione di forza perché ha stravinto contro la Stella Rossa (4 a 0) senza fare praticamente niente, anche il Milan resuscitato dal derby ha confermato tutti i segnali positivi lasciati da allora. Anzi, guardando il calendario di Champions che aspetta i rossoneri (una sola brutta gatta col Real, poi tutte sfide in discesa), ci sentiamo di pronosticare questo Milan promosso agli ottavi.    

Milan preso a schiaffi

L’impegno più difficile della serata spettava senza dubbio alcuno al Milan. Non che quella dell’Inter dovesse per forza essere una passeggiata. In Europa ogni sfida può riservare tranelli insospettabili. Ma l’approccio Champions dell’Inter, un gol annullato ad Arnautovic e uno buono di Calhanoglu in appena dieci minuti, aveva lasciato intendere subito che musica poteva suonare a San Siro. Mentre l’Inter si divertiva, il Milan soffriva. Boniface, Hincapié, Adli, e di nuovo Boniface, gol annullato in capo a un’azione corale con splendido cambio gioco per Frimpong: sembrava un tiro al bersaglio.

Il Leverkusen era un martello. Continuava a picchiare senza sosta, Writz, Grimaldo due volte, e pure due volte Frimpong e sempre alle stelle da buona posizione. Nei primi quaranta minuti dieci tiri a uno (di Pulisic, telefonata da fuori area) per i tedeschi, e 28 azioni a quattro. Sono numeri desolanti. Però il tempo passava e il fortino reggeva. Il Milan, che ne aveva presi tre dal Liverpool quasi senza reagire dopo l’illusorio vantaggio di Pulisic, un certo effetto l’ha fatto a guardarlo nella tana della BayArena che resisteva senza nemmeno scomporsi troppo alle botte che prendeva da tutte le parti. Come quello che porge l’altra guancia quando prende gli schiaffi. Se era la tranquillità di chi è sicuro della propria forza o l’incoscienza di chi non aveva ancora capito che destino lo stava aspettando dietro l’angolo, ce l’avrebbe detto il secondo tempo. L’impressione è che i rossoneri abbiano finito per assorbire l’aplomb di Fonseca, signore gentilizio di una panca in perenne subbuglio, memore com’è di trofei e cavalcate d’antan. La calma è la virtù dei forti?

Le due facce dei rossoneri

Purtroppo la ripresa era appena cominciata e il Bayer concretizzava alfine il dominio totale con cui aveva marchiato la partita fino a quel momento. Ennesimo miracolo di Maignan su Frimpong, ma Boniface aveva solo da appoggiare in rete la palla ribattuta. Solo che da questo momento in poi, il Milan non aveva più guance da porgere. E la sfida cambiava completamente volto. Il Bayer era costretto a rintanarsi, ancora pericolosissimo in contropiede (Xhaka e soprattutto Frimpong che si divorava un gol alla mezz’ora), ma Hradecky adesso rischiava molto di più: gli assalti vietcong dei rossoneri portavano Reijnders, Leao, Fofana e Morata vicinissimi al pareggio, prima ancora della traversa centrata da Theo con Morata manda fuori la facilissima ribattuta. E non è finita qui, perché fino all’ultimo minuto ci ha provato ancora, spavaldo e coraggioso. Anche sfortunato, perché questo Milan a petto in fuori meritava davvero qualcosa di più.

Tutto facile per l'Inter

Mister Spiaze può essere contento. Massimo risultato con il minimo sforzo. Gli Inzaghiboys, già in formazione rotante per conservare energie, hanno accelerato soltanto i primi dieci minuti della partita, tanto per metterla subito sui binari giusti, onde evitare pericolose mischie da rissa in aree troppo affollate, e poi sono rimasti lì, senza spargere molto sudore, ad aspettare gli errori degli avversari per colpirlo senza pietà. Errori marchiani che sono arrivati in serie. Il disastroso Krunic ha favorito gentilmente il due a zero di Taremi, Spaijc il tre a zero di Lautaro dopo aver regalato la palla ancora Taremi. Anche il poker è un rigore omaggio (doppietta di Taremi). Troppa grazia Stella Rossa. 

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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