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Champions: il cuore di Thiago ha cambiato il volto della Juve, Bologna commovente. Atalanta che bellezza

Ma queste italiane che cosa fanno? Il simbolo di una serata storica sono i bianconeri che in 10 contro undici ribaltano il Lipsia cone l prodezze di Valhovic e Conceicao

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   

Ma queste italiane che cosa fanno? Il simbolo di una serata storica è la Juve di Thiago Motta, non la Juventus, ma proprio la Juve di Thiago Motta, che rimasto in dieci a più di mezz’ora dalla fine, toglie un difensore, Savona, e mette un uomo offensivo come Douglas Luiz, che appena entrato procura il rigore che dovrebbe spianare la strada al Lipsia. Ma questa Juve, che perde in un colpo solo Bremer e Nico Gonzalez infortunati e Di Gregorio espulso, ribalta la partita in inferiorità numerica, andando a vincere a casa del Lipsia. Tre a due il risultato finale di un match indimenticabile. Grande Vlaholvic, con due perle riporta in parità i bianconeri. E poi Conceicao, imprendibile, scherza con i difensori, li prende in giro e va a segnare il gol della vittoria. Ma la cosa grande è la compattezza del gruppo, tutti uniti, a cercare il gioco, e a stringere i denti per difendere il risultato nel finale.  

E le altre? L’Atalanta vince passeggiando contro lo Shaktar (tre a zero che più netto non si può). Il Bologna come da pronostico esce scornato da Anfield - due a zero - ma alla fine di una partita di grande coraggio e fino alla mezz’ora della ripresa anche di qualche speranza. Gli inglesi avevano segnato in apertura e poi avevano tremato sotto gli assalti dei ragazzi di Italiano, fino a quando Salah non ha fissato il risultato.

Il cuore di Thiago

I soliti soloni avevano cominciato a dire che Thiago Motta era come Allegri. Chissà cosa diranno dopo questa partita. In casa del Lipsia, costringe i padroni di casa a giocare all’italiana, in contropiede, tenendo in mano il pallino anche quando è in dieci contro undici. Perde la sua colonna della difesa, Bremer, e Nico Gonzalez appena è cominciata la sfida. Ma non cambia niente. Dentro Gatti e Conceicao e si continua come se niente fosse. Thiago ha scelto Fagioli al posto di Locatelli, una versione più offensiva della squadra, e Fagioli non lo tradisce, disputando forse la sua migliore partita in bianconero. Ma il cuore di Thiago lo vedi quando la squadra resta in dieci, e lui insiste, vuole che giochino come prima, li incita, li spinge a continuare ad attaccare, a cercare sempre e solo la vittoria. I più bravi? Tanti: Vlahovic, Conceicao, Kalulu (due salvataggi che contano come gol), Fagioli, McKennie. Ma soprattutto lui, Thiago. Dovrebbe dedicarla a quelli che dicevano che era come Allegri. Se non lo fa lui, lo facciamo noi.    

Bologna commovente

Il coraggio non sempre paga, questo è certo. Però il coraggio del Bologna è stato commovente, come qualcosa che non t’aspetti, e per lunghi tratti della partita è stato capace di mettere alle corde Sua Maestà Liverpool. Che Italiano sia un tecnico sfrontato, che non guarda in faccia nessuno e che non ha paura di far la voce grossa contro chiunque, lo sapevamo. Quello che non potevamo immaginare è che Salah e compagni siano stati costretti in certi momenti, soprattutto nel primo tempo, a presidiare l’area come butteri in orbace a guardia dell’allevamento. Se uno confronta le due formazioni, non è solo la differenza economica, di salari e di costi, a prender l’occhio, ma proprio la disparità di valori schierata in campo.

Da una parte Salah e dall’altra Orsolini, Allison e Skorupski e via così. Eppure questo Bologna è riuscito a tener testa a una delle grandi corazzate europee e a uscire con tutti gli onori da Anfield, nonostante il risultato. Fino alla mezz’ora della ripresa, quando Salah ha deciso di sistemare le cose definitivamente con lo splendido gol del raddoppio, i ragazzi di Italiano hanno risposto colpo su colpo, centrando anche un palo in mischia verso la fine del primo tempo. Hanno sbagliato tanto sotto porta, sprecando sicuramente troppo, e questa è stata la loro colpa peggiore. Avrebbe potuto finire altrimenti? Forse no. Sul declino del match, è emerso tutto lo strapotere del Liverpool. E di Atalanta, in fondo, ce n’è una sola.

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Com'è bella l'Atalanta

Com’è bella l’Atalanta di Champions, undici vietcong che non si fermano mai, all’assalto di trincee e praterie, tanto per loro è la stessa cosa. Non è così in campionato, forse Gasp ha voluto concentrare le sue forze per l’Europa. Due partite, e a referto zero gol subiti, e tre segnati, quelli sbattuti nella porta di uno Shaktar quasi stranito da tanto arrembaggio. I gol sono di Djimsiti e Lookman nel primo tempo, e di Bellanova nella ripresa. Ma quello che conta è tutto il contorno, la capacità che hanno gli orobici di assalire gli spazi in velocità, liberando sempre qualcuno sulle fasce, avendo comunque molte altre soluzioni nel carniere per creare pericoli.

Una squadra da brevettare, anti sbadiglio e anti noia. Tanto per capire il dominio dell’Atalanta, solo nei primi 45 minuti, fino al due a zero di Lookman, la squadra di Gasperini aveva tirato verso la porta dello Shaktar undici volte (3 nello specchio, 8 fuori) a zero. Aveva già preso una traversa, con Lookman, e un altro palo lo centrerà nella ripresa (Zappacosta). E aveva portato vicino al gol un po’ tutti gli altri, quasi a rotazione, Samardzic (grande partita la sua), De Ketelaere, Ederson e pure Zaniolo, subentrato nella ripresa. Unici guai gli infortuni, tutti nel reparto arretrato: Gasp perde anche Djimsiti e Kossounou.

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Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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