Atene ancora incubo Fiorentina. Un'altra finale amara per i viola e Italiano. Le colpe? Stanchezza e sfortuna
Questa grande delusione non cancella però i meriti dell'allenatore, al passo d’addio con i viola, dopo averli portati per due volte di seguito a giocarsi una finale europea.
La Fiorentina perde di nuovo sul filo di lana, come l’anno scorso. Perde una partita perfettamente equilibrata, anche nel numero delle occasionmi da gol. Due finali e due smacchi. Paga forse la stanchezza, al termine di una stagione lunga ed estenuante, chiusa con questi maledetti supplementari. Questa grande delusione non cancella però i meriti di Vincenzo Italiano, al passo d’addio con i viola, dopo averli portati per due volte di seguito a giocarsi una finale europea. Non sappiamo dove andrà il prossimo anno, forse a Bologna o forse starà fermo. Però fa parte di quella schiera di giovane tecnici di livello assoluto che rendono ancora più cervellotiche certe scelte di nostre grandi società che vanno a cercare altrove i loro uomini per la panchina. Ogni riferimento al Milan è puramente casuale.
Ma perché Maresca che Guardiola considera pubblicamente il suo erede se ne va al Chelsea? Farioli all’Ajax? De Zerbi in vacanza? E Palladino e Italiano forse di stare fermi. Se a questi aggiungiamo De Rossi e i già affermati Ancelotti, Sarri, Gasperini, Inzaghi, Spalletti e Conte, possiamo affermare senza timore di smentita che abbiamo la scuola di tecnici migliore del mondo, che è riuscita ad aggiornarsi e a portare il nostro calcio fuori dai nostri confini provinciali, che sognano ancora il calcio di un tempo, difesa e contropiede, senza rendersi conto che non è solo anti estetico, ma anche superato. Detto questo, l’Olympiacos non ha demeritato niente. Era una partita segnata dalla stanchezza, appesa a capricci del destino. Come una moneta tirata in aria. Testa o croce.
L'aggressività dell'Olympiacos
Se i bookmakers davano una leggera preferenza alla Fiorentina per la vittoria finale, in Grecia invece alla vigilia erano abbastanza sicuri che l’Olympiacos era la squadra perfetta per mettere in difficoltà il gioco dei viola. Questa convinzione veniva dal fatto che la caratteristica principale degli uomini di Mendilibar, la loro aggressività nel recupero palla, veniva considerata la carta giusta per spostare il pronostico a favore degli ateniesi, perché era opinione diffusa che, come è già successo con l’Aston Villa, anche la Fiorentina potrebbe venir presa facilmente d’infilata dalle veloci ripartenze dei giocatori greci.
L’Olympisos si schiera con un 442 in fase difensiva, che diventa un 4231 quando ribalta il gioco. Una punta centrale, El Kaabi, e tre centrocampisti di proiezione offensiva, - Podence Chiquinho e Fortounis -, con il compito di pressare e arrivare per primi sulle seconde palle così da sfruttare lo schieramento disordinato degli avversari. Altra caratteristica, evidenziata nella doppia sfida contro l’Aston Villa, è che quando riparte cerca di portare più uomini su una delle due fasce per avere così superiorità numerica sugli esterni e arrivare più facilmente al cross.
Pressing feroce, difesa alta e verticalizzazioni rapide: le idee guida sono queste. Detto questo, a Fiorentina non ha subito questa aggressività, tanto evocata dai giornali greci. Ha pagato molto di più la stanchezza di una stagione tirata al massimo. E una buona dose di sfortuna. L’Olympiacos, dopo una serie di cambi di panchina nel corso della stagione, ha trovato la propria stabilità tecnica con l’arrivo del basco Jose Mendilibar, l’altr’anno sulla panchina del Siviglia, chiuso con il successo nella finale di Europa League contro la Roma. E per questo, in un certo senso, si può dire che non è una squadra molto diversa da quella degli andalusiani.
Botta e risposta
Quello che salta agli occhi, subito dopo il pronti e via, è che si sono affrontate due formazioni abbastanza speculari, più votata al contropiede quella dell’Olympiacos, più propensa a conquistare il possesso palla la Fiorentina. Ma nella prima mezz’ora è stato un botta e risposta continuo. Due ottime parate di Terracciano sempre su Podence, un tiro angolato e un colpo di testa. Dall’altra parte, due occasioni sprecate da Belotti e Bonaventura e un gol annullato a Milenkovic. Dopo i fuochi d’artificio la partita ristagna, anche perché gli uomini di Mendilibar scelgono di ritirarsi nelle proprie zolle cercando solo di aspettare l’occasione buona per colpire in contropiede mentre i viola dal canto loro perdono incisività andando a sbattere contro una difesa chiusa.
In zona offensiva alla Fiorentina manca qualità, soprattutto in Belotti e Kouamé. La qualità invece non manca a Nico Gonzalez, e ce ne avrebbe pure tanta, se solo decidesse di giocare. Purtroppo dev’essersi convinto che si tratta di una fastidiosa partita fra scapoli e ammogliati, e vaga per il campo senza molta convinzione stando soprattutto attento a non farsi male. Tocca svogliatamente pochi palloni e li sbaglia pure. Vincenzo Italiano però non se la sente di sostituirlo. Da come si è messa, questa sembra una partita dove chi segna per primo l’ha vinta, e lui e Bonaventura sono gli unici capaci di inventarsi un gol dal niente. In difesa eccelle Dodò, ma anche la prestazione di Martinez Quarta e Milenkovic è buona.
Nel secondo tempo, cambiano un po’ di cose
L’Olympiacos, intanto, decide che non serve molto stare dietro ad aspettare, o forse intuisce che i viola cominciano a sentire un po’ di stanchezza. Attaccano tutt’e due, ma occasioni gol solo col lanternino. Una, - si fa per dire - della Fiorentina, con Kouamé, che strozza la conclusione e ne viene fuori un tiro sbilenco di nessun pericolo su cui Tzolakis si esibisce in una inutile esibizione in tuffo con giravolta deviando in angolo una palla che poteva tranquillamente far sua standosene fermo. Il destino della partita con vista sui supplementari sembra inesorabilmente segnato. Non è una splendida notizia per la Fiorentina. Delle due è nettamente la più provata. Milenkovic - un autentico leone - dopo ogni intervento si china a prender fiato. Biraghi è stremato e Nico Gonzalez a forza di vagare per il campo a destra e sinistra senza capire cosa fare, s’è stancato pure lui.
Eppure, anche in quelle condizioni, cerca disperatamente il gol vittoria. Si salva nel primo tempo supplementare con Terracciano che devia una botta insidiosa di Jovetic e al minuto 110 ci prova con Ikoné in mischia e stavolta è Tzolakis. Ma il destino francamente è segnato. Ancora una volta la Fiorentina di Italiano arriva a un passo dal trionfo. Questa volta non è come contro il West Ham, non ci sono errori. Sfortuna sì. Perché quel gol di El Kaabi in tuffo di testa, visto e rivisto, potrebbe anche essere in fuorigioco. Ma va così.