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Una brutta Juve meritava di perdere con il Milan. L'ombra di Simone Inzaghi su Sarri

A San Siro si è vista la solita squadra inconcludente salvata solo da Buffon e dal rigore trasformato da Cristiano Ronaldo. I tifosi sognano Guardiola e Zidane

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Una brutta Juve meritava di perdere con il Milan. L'ombra di Simone Inzaghi su Sarri

Ormai non c’è dubbio. Questa è la peggiore Juve di Allegri. Contro il Milan si salva al novantesimo grazie a un rigore. Ma è stata ancora una volta una bruttissima Juve e meritava di perdere, che sembra essere diventata l’ultima sua nuova abitudine. Prima ha cominciato a prendere gol come non capitava da una vita, dai tempi di Del Neri. Poi, una ciliegia tira l’altra e adesso vediamo cosa succede. A San Siro si è vista la solita squadra inconcludente di quest’anno del Signore 2020, mai pericolosa e salvata solo dal suo portiere e dalla fortuna: gran fraseggio, noiosissimo e inutile, senza verticalizzazioni, e difesa esposta al contropiede. Ormai l’han capito tutti come giocare contro i bianconeri: basta chiudersi e colpire di rimessa. Non è un caso che il primo nome che volteggia sulla panchina traballante di Maurizio Sarri sia quello di Simone Inzaghi, uno degli emergenti dell’italianismo di ritorno, catenaccio e via di corsa. Dietro di lui Allegri, e poi i sogni Guardiola e Zidane. L’unica cosa certa è che il tecnico toscano chiuderà la stagione alla Continassa. Ma che sarà anche la sua unica stagione su quella panchina.

Le prestazioni sono diventate una costante

Il fatto è che la Juventus ha alternato dall’inizio della stagione prestazioni altalenanti, alcune buone, altre un po’ meno e altre ancora proprio brutte: il problema è che negli ultimi tempi quelle negative, soprattutto in campionato, sono diventate una costante. Il gioco rivoluzionario che doveva cambiare il volto della Juve non l’ha visto ancora nessuno, se non in qualche squarcio contro l’Atletico e contro l’Inter. Un po’ troppo poco. L’hanno già detto tutti: non è più la Juve di Allegri (che non avrebbe mai preso tutti i gol che sta incassando) e non è nemmeno quella di Sarri. E se le sconfitte con la Lazio sono state digerite come incidenti di percorso, quella con il Napoli, completamente dominata dagli avversari, senza quasi neanche un tiro in porta, ha cominciato a porre i primi dubbi alla società. Il gioco non si vede e i risultati cominciano a scarseggiare. Certo, ha ragione chi dice che per cambiare mentalità e schemi ci vuole tempo. Klopp ha cominciato a scalare tutte le vette e a vincere dopo 4 anni. Ma il Liverpool veniva da stagioni anonime, ormai relegato ai margini del calcio che conta, e i suoi dirgenti e i suoi tifosi potevano anche aspettare. Sarri invece ha ereditato una corazzata che aveva appena fatto incetta di tutto, accumulando scudetti in fila, coppe Italia e supercoppe come se piovesse, e tanto per non farsi mancare niente pure due finali di Champions League. Perse. E questo è il piccolo particolare per cui alla Continassa hanno deciso di cambiare rotta.

La paura di non portare a casa niente

Ma se qualcuno aveva previsto un anno difficile, in pochi se l’erano immaginati così strano, senza carne né pesce, con il rischio fondato di non portare a casa niente e di veder trionfare proprio il nuovo, Grande Nemico Numero Uno: Antonio Conte. Così adesso, il futuro di Sarri rischia di essere appeso al trionfo nella Champions, un’eventualità che può sempre capitare, ma pure molto più probabilmente no. Certo, se il tecnico dovesse portare a casa la Coppa dalle grandi orecchie, nessuno oserebbe più alzare un dito e sarebbero tutti pronti a far la fila per inginocchiarsi e chiedere scusa. Solo che alla Continassa cominciano ad avere qualche dubbio. E non solo lì.

CR7 resta in bianconero

Dalla Spagna, il quotidiano Abc, un giornale mica da poco, molto prudente e conservatore, che raggiunge i 660mila lettori, sostiene che anche Cristiano Ronaldo avrebbe sentito puzza di bruciato e sarebbe pronto a lasciare Torino a fine stagione. E per questo avrebbe incaricato il suo manager, il potente Jorge Mendes, a trovare una squadra disposta a versargli il suo pesantissimo obolo per poter godere delle sue prestazioni. Per ora, il primo a cui si sono subito rivolti, Florentino Perez, ha detto di no, grazie, non ci interessa. E Fabio Paratici, dalla bolgia di San Siro, prima di Milan Juventus ha assicurato tutti che CR7 resta in bianconero. Che può essere vero. Come può essere pure vero che resti Paratici. Perché nel bilancio della stagione negativa, ci sarebbe pure una campagna acquisti non delle più felici, con due mezzi flop come Rabiot e soprattutto Ramsey scritturati con ingaggi favolosi, e partenze fallite, da quelli che non sono andati via - Higuain... - a quelli cher ci sono andati per pochi euro e forse è stato un errore - Emre Can... -. La Roma, che con la nuova proprietà vuole rilanciarsi in grande, s’è buttata a capofitto: nessuno in Italia è bravo come Paratici a trovare talenti. E di sicuro lo sanno anche alla Juve. Ma quello che non possono dire è che il grande errore è stato quello di far fuori Marotta, sacrificato per far spazio a Nedved. E lì non possono più far retromarcia.

Sotto accusa Higuain, Alex Sandro, Pjanic e Bernardeschi

Alla resa dei conti sulla graticola ci sono Sarri, alcuni giocatori considerati al capolinea o sbagliati - Higuain, Alex Sandro, Pjanic, Bernardeschi - e forse pure Paratici. E anche se in società negano a spada tratta un giro d’orizzonte sul prossimo allenatore è già stato fatto. In pole ci sarebbero il ritorno di Massimiliano Allegri, la solita suggestione Guardiola, e l’usato sicuro Simone Inzaghi, calcio italianista che ha dato frutti eccezionali alla Lazio. Dei tre, sarebbe proprio lui, quello più favorito. Maurizio Pistocchi l’ha già annunciato su twitter: «Secondo fonti autorevoli vicine alla società bianconera, la Juventus avrebbe bloccato Simone Inzaghi per la prossima stagione». Da altre sponde arrivano certezze diverse: «Vi posso assicurare che i rapporti fra Guardiola e Andrea Agnelli sono cordiali, di reciproca stima e quasi quotidiani», scrive Luigi Guelpa. Il toto allenatore però non si ferma qui: perché se il Real Madrid venisse buttato fuori dal Manchester City nella Champions, é molto probabile che Zidane non resti alla corte di Florentino Perez e il suo nome allora sarebbe da tenere in seria considerazione per la panchina bianconera. Come quello di un altro bianconero doc, Didier Deschamps, pure lui sondato qualche tempo fa. La sensazione? Potrebbe esserci davvero un bel viavai da quelle parti. Ma se resta Paratici, arriva Inzaghi. Champions permettendo.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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