Coppa Italia: Milan Inter e Juve inguardabili. La Fiorentina è l'unica che gioca, ma perde
Un derby della Madonnina così brutto è da Guinness dei primati. La squadra di Allegri vince con un autogol a tempo scaduto e Vlahovic è stato costretto a giocare tutta la partita spalle alla porta

C’è voluto un autogol a tempo scaduto, un gollonzo che se anche provi a farlo per ridere non ci riesci mai, per vedere la palla entrare in rete nelle due sfide di semifinale di Coppa Italia. In pratica tre squadre su quattro non hanno giocato. L’unica che l’ha fatto ha perso. Che lo sport qualche volta sia abbastanza ingiusto, lo sapevamo già. Ma sappiamo anche che alla lunga non mente. Se la Juve allo Stadium dovesse ripetere la prestazione di Firenze, crediamo proprio che non abbia scampo, perché la fortuna prima o poi esaurisce il suo bonus. Chi non ha questi problemi sono le milanesi. Un derby così brutto è da Guinness dei primati. E i complimenti vanno fatti a tutt’e due, perché non è vero che il Milan ha tentato di giocarlo. Diciamo che temeva di doverlo fare, ma appena ha capito che l’andazzo era quello che era, s’è tranquillamente adeguato. Parlano i numeri. A cominciare dal possesso palla, in assoluto equilibrio, con i nerazzurri che la spuntano di un niente, 51 a 49, a dispetto delle cronache che ci hanno raccontato di un Inzaghi solo stanco e passivo. A noi sono sembrati passivi tutt’e due, una bella gara a fai tu che io sto a guardare. Gli uomini di Stefano Pioli hanno concluso più degli avversari, 13 tiri totali contro 7 (3 a 2 invece per le conclusioni nello specchio della porta). Nessun fuorigioco, e pochi falli (undici il Milan, 15 l’Inter), a testimonianza di una partita che non è stata proprio giocata con l’aggressività e lo spirito tipici di un derby.
Una partita così non può dire molto. Però alcune cose le spiega. La squadra di Inzaghi attraversa un periodo di scarso rendimento, ma la Lazio che ha allenato per cinque anni di fila ha sempre sofferto questi appannamenti all’inizio della seconda fase della stagione. E’ evidentemente il suo modo di allenare: le sue squadre partono bene, hanno un calo dopo le feste e da marzo in poi ripartono più veloci di prima per lo sprint finale. Non è il solo a fare così. Anche Conte e Gasp e tanti altri come loro seguono gli stessi metodi. Poi a noi piace sempre spararle grosse, ma il drammatico calo dell’Inter si è visto solo in tre partite, quella persa col Sassuolo, il pareggio col Genoa e il derby dell’altra sera. Con il Milan in campionato aveva subito ingiustamente la rimonta degli avversari, sbagliando i cambi dalla panchina, con il Liverpool non aveva affatto sfigurato, e l’uno a uno in trasferta a Napoli non può essere considerato un brutto risultato. Se poi uno ha voglia di soffermarsi un po’ di più sui dati, si accorgerà che l’Inter è la squadra che nelle ultime partite di campionato è quella che ha percorso più chilometri di tutte. La sua è solo una crisi di rendimento. E non può durare da qui fino a maggio, fanno piegar dal ridere certe premonizioni assurde.
L’Inter è ancora l’unica valida favorita del campionato, perché è nettamente la più forte essendo stata costruita con grande logica in questi tre anni, e fra un po’ tornerà a giocare come e più di prima. Discorso diverso il Milan. I rossoneri sembrano dover fare i conti con il braccino corto del loro allenatore. Partono tutti spumeggianti, cominciano a volare via e poi si fermano in mezzo al cielo, come se gli prendesse il panico. Loro funzionano solo se stanno dietro. Vedrete che quando l’Inter tornerà a scappare, il Milan riprenderà a giocare come sa. Massara che viene dalla Roma dovrebbe riconoscerla questa piscosi: la patirono i giallorossi di Ranieri, autori di una rimonta favolosa che li portò a superare l’Inter di Mourinho, per poi crollare sul filo di lana in casa, contro la Sampdoria, lasciando la strada libera ai rivali. Si chiama paura di vincere. Ranieri l’ha superata solo quando nessuno poteva crederci, e quindi nemmeno lui: per questo ha vinto con i Leicester. Sono i miracoli del destino.
Chi invece quest’anno non potrà vincere niente è di sicuro la Juve. Max Allegri, che di tutto si può dirgli, ma non che sia uno fuori di testa, continua a ripeterlo. E per forza. Una squadra che gioca così male è già incredibile che sia lì a lottare per il quarto posto. Contro la Fiorentina, Vlahovic è stato costretto a giocare tutta la partita spalle alla porta, buttandosi come un indiavolato alla rincorsa di palloni gettati via dalla difesa alla spera in dio come quello di De Sciglio che lui è andato a prendere creando l’unica occasione pericolosa della Juventus. Sinceramente, è un peccato mortale non sfruttare come si deve un attaccante così. Ma non è tutta colpa di Max, falcidiato dagli infortuni e costretto a schierare un centrocampo con due mine vaganti come Rabiot e Arthur soprattutto, l’inventore della maratona laterale, capaci di ogni nefandezza, e dove l’unico uomo valido, Locatelli, ormai ha la lingua di fuori e prima o poi crollerà a terra stremato. Per rimediare a una mediana così è costretto a giocare tutti indietro, ancora più di quanto non lo facesse già quando aveva a disposizione anche Zakaria e McKennie. Una squadra di questo tipo ha un solo modo per segnare: cross di Cuadrado, carambola Milenkovic e Venuti e palla in rete. Difficile che capiti in tutte le partite. Poi, siccome i grandi comici non ci mancano, qualcuno riesce a vederla in lotta per lo scudetto. E magari far fuori il Villareal come se niente fosse. Boh.