Azzurri a trecento all'ora fin qui: ma occhio all'Austria, da adesso sarà o dentro o fuori
La nazionale avversaria ha tasso tecnico e qualità di palleggio inferiori alle nostre, ma si difendo in modo tosto facendo un grande pressing. L'analisi

Occhio all’Austria. Giochiamo a Londra, terra di Covid che corre e di varianti delta e gamma, per assurda volontà della Uefa e di Ceferin, ormai da un po’ di tempo sull’orlo di una crisi di nervi, e più giù che su. Con 16mila contagi al giorno, in Europa era tutto chiuso; là è tutto aperto. Speriamo bene. Sulla carta, l’Italia parte da grande favorita, perché la squadra di Franco Foda, ex rude difensore di Magonza con radici paterne sul Piave, a Vittorio Veneto, ricorda abbastanza da vicino la Svizzera, che noi abbiamo liquidato con un perentorio tre a zero, con due sostanziali differenze però: se rispetto agli elvetici sembra dotata di minor tecnica, ha in compenso molta più gamba e una maggiore aggressività sulle fasce, dove a destra corre a pieni polmoni il soldato Lainer e a sinistra il suo uomo di maggior spicco, David Alaba, ex Bayern appena approdato alla corte di Florentino Perez nel Real Madrid.
Guai a prenderli sotto gamba
Ma quello che stupisce di più è il loro pressing a tutto campo, che nella partita decisiva per il passaggio agli ottavi, contro l’Ucraina, è diventato altissimo per bloccare qualsiasi tentativo di impostazione dal basso degli avversari. E’ una squadra con una intensità senz’altro superiore a quella della Svizzera, quindi molto più veloce (la lentezza è stata la caratteristica negativa dei rossocrociati) e con una predisposizione difensiva che rispecchia la rudezza del suo mister, vecchio libero più di rottura che di costruzione, con trascorsi onorevoli in Bundesliga. Ha cominciato l’Europeo con il prudentissimo 3-5-2, per cambiare assetto contro l’Ucraina in una partita che era obbligato a vincere, quando Roda ha ridisegnato la formazione in una specie di 4-3-1-2, capace di chiudersi in un 4-5-1 in fase difensiva, soprattutto verso la fine del match, lasciando il solo Arnautovic là davanti a lottare come un leone.
Il palleggio è tutto
Quello che preoccupa, per ora solo in linea molto teorica, è proprio questa sua capacità di difendersi facendo un pressing molto aggressivo a centrocampo. Se grazie all’abilità di palleggio di Jorginho, Verratti e Locatelli dovremmo riuscire a superare questa difficoltà, il problema è lì davanti, dove - continuiamo a ripeterlo - Immobile è bravissimo negli spazi aperti, ma molto meno temibile quando bisogna riuscire a sfondare un fortino. Ed è presumibile che Roda per affrontare questa frizzante Italia decida di ritornare all’antico, con un catenacciaro 3-5-2, senza però arretrare Alaba da centrale, come aveva fatto contro la Macedonia e l’Olanda. Sarà quindi una partita che potrebbe essere più simile a quella con la Turchia, sbloccata, non dimentichiamolo, solo da uno sciagurato autogol di Demiral. Certo è che, caricatissima da questo inatteso passaggio di turno, l’Austria può permettersi di giocarsi tutto a briglia sciolta, senza temere di perdere nulla. Sarà della partita Baumgartner, ormai completamente ristabilito, l’uomo che ha deciso con una sua rete la sfida contro l’Ucraina, e sostituito dopo poco più di mezz’ora per un acciacco, un attaccante alla Mandzukic, che torna indietro ad aiutare difesa e centrocampo, grande lottatore, ma anche giovane goleador di sfondamento, con buon fisico e 21 anni appena sul groppone.
I punti fermi della nazionale avversaria
Al centro dell’attacco, Roda schiera una vecchia conoscenza del nostro calcio, Marko Arnautovic, passato nell’Inter del triplete, giocando però solo tre partite, prima di rifare la sua valigia in giro per l’Europa, tra Germania e Inghilterra, e fino in Asia, a Shanghai, per ritornare adesso al punto di partenza, di nuovo in Italia, atteso a Bologna al termine dell’Europeo. Da ragazzo era un ribelle mica tanto facile da gestire, convinto di essere più forte di tutti quelli con cui giocava, che fossero Ibrahimovic o Milito. Ha fisico, fantasia e un carattere così. E’ un lottatore, duro e aggressivo, capace di grandi colpi come di grandi svarioni. Erikten Hag, il suo tecnico all’Ajax, l’ha descritto perfettamente con poche parole: «Ha un cuore grande come il suo ego». Per Bonucci e Acerbi è un cliente da prendere comunque con le molle. Lainer e Alaba saranno costretti a limitare la loro spinta offensiva perché dovranno vedersela con Spinazzola e Berardi, due che possono fare molto male. Grillitsch è il regista basso che ha buone geometrie. Sabitzer si muove tra le linee e affonda. Non ha campioni, ma uno spirito aggressivo e molto gasato.
Azzurri a tavoletta, ma da qui sarà dentro o fuori
E l’Italia? Noi abbiamo il gioco. Abbiamo Mancini. Siamo la squadra che in questo Europeo ha fatto più tiri in porta di tutti (60) e ne ha subiti di meno (12). Sette gol fatti e porta imbattuta, a testimonianza che per difendersi bene non è necessario tirar su muri e palizzate a tutti i costi. Basta avere buoni difensori e giocare a calcio. Siamo senza dubbio più forti: paragonati uno a uno, il confronto è impietoso per gli austriaci, e se poi ci aggiungiamo il gioco, il divario è ancora più netto. Ma adesso comincia un altro torneo, partite secche, dove le variabili sono impreviste e può succedere di tutto. Al posto di Chiellini dovrebbe esserci Acerbi, per ora preferito a Bastoni. Ballottaggio Verratti Locatelli. Davanti invece nessuna incertezza. Giocano Insigne Immobile e Berardi. Chiesa in panca. E incrociamo le dita.