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Altro che grande Italia, questa è una bella Italia. Resta solo un problema

Esordio vincente agli Europei per la Nazionale contro la Turchia, battuta 3-0. Due mattatori sopra tutti. E poi c’è lui, il fuoriclasse Mancini

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   

E’ cominciata come speravamo, anzi, forse come meglio non potevamo sperare, nell’urlo quasi dimenticato del pubblico sugli spalti, che ha dato un senso a tutto questo, a una partita, al gioco, alla paura, alla gioia condivisa di una vittoria. 

Bella Italia 

Più che una grande Italia è stata una bella Italia, con due mattatori sopra tutti: Berardi e Spinazzola. E non è stato un successo così facile, a dispetto di un risultato che non lascia dubbi, tre gol a zero, ma anche una infinità di azioni pericolose contro una sola, sullo scadere, sventata da un recupero miracoloso di Chiellini. 

Turchi avversario ostico 

Gli uomini di Gunes sono una squadra tosta, e lo sapevamo, molto rocciosa e molto ostica da affrontare. La nazionale di Mancini però ha saputo reagire a un primo tempo parecchio difficile, durante il quale ha continuato a sbattere inutilmente contro il muro della Turchia, velocizzando il gioco e arrivando così più pericolosamente nell’area avversaria. Il segreto è nell’idea di gioco: non dà spazio agli altri e ti colpisce rapidamente, sfruttando efficacemente il fosforo di un centrocampo dai piedi buoni.

I gol 

L’ha aiutata un autogol quasi ridicolo di Demiral, che solo e soletto è riuscito a cacciare in rete con un intervento goffo e sbilenco il traversone dell’immancabile Berardi. Ma da quel momento in poi l’Italia ha preso campo e non ha mai smesso di attaccare, creando una lunga serie di azioni pericolose con Spinazzola, Locatelli e Insigne, prima di infilare la porta di Cakir con un tap in di Immobile e un tiro angolato del nostro numero 10. Risultato utile consecutivo numero 28 e nona vittoria di fila senza subire reti. Si comincia da qui, ed è un bell’inizio. Proprio perché l’avversario non era dei più semplici e non era facile giocare bene contro una difesa così arroccata. 

Video

Le decisioni arbitrali 

A complicare le cose ci si è messa una decisione sbagliata dell’arbitro al 44’ del primo tempo, che ha negato un rigore all’Italia. E’ un errore sul quale si sono accaniti telecronisti e commentatori, ma che per fortuna non ha paralizzato gli uomini di Mancini in lagnanze e pianti da commedie e talk show post partita. Il regolamento dell’International Football Association Board è abbastanza chiaro, «it’s hand penalty if you make yourself bigger», letteralmente è fallo di mano se tu ti fai più grande. Il signor Danny Makkele, poliziotto olandese noto per la sua severità, è considerato uno degli arbitri europei migliori, candidato pure a dirigere la finale dell’europeo, stimato dal Comitato arbitrale Uefa per la sua fisicità e la sicurezza in campo, che esterna sempre con larghi sorrisi anche nei momenti più difficili. Alla fine del primo tempo deve aver valutato la distanza ravvicinata al momento del nettissimo tocco col braccio allargato di Celik in area, o che il movimento del difensore sia stato congruo alla corsa che stava facendo, e non volontario, e per questo non è neanche andato a vedere il replay. In realtà questa distanza non c’era e probabilmente si è trattato di un chiaro errore. Ma da qui a farne una ingiustizia determinante ai fini del risultato, con l’immancabile e fastidioso lamento vittimistico, ce ne passa. Diamo un voto basso allo stimatissimo arbitro e finiamola lì.   

Le parole di Mancini 

Lo stesso Mancini ha preferito non soffermarsi troppo sull’episodio, scegliendo di sottolineare le cose belle offerte da questa serata: «Abbiamo fatto una buona partita, anche nel primo tempo, quando non riuscivamo a trovare il gol. La svolta c’è stata quando abbiamo giocato la palla veloce e siamo arrivati subito nell’area avversaria. Ma questo è solo l’inizio. E la strada è ancora lunga». Adesso ci aspettano la Svizzera e il Galles. Le note positive e le conferme sono tante, dalle prestazioni di Berardi e Spinazzola alla sicurezza della difesa grazie alle ottime prove di Chiellini e Bonucci. Bravissimo Jorginho, persino illuminante in alcune occasioni. Sottotono invece quello che è il nostro giocatore più forte, Barella, mentre Insigne nonostante il gol segnato non ha ripetuto la splendida partita contro la Cecoslovacchia. 

Il problema dell’attaccante centrale 

Resta, per noi, il problema dell’attaccante centrale: Ciro Immobile ha realizzato il suo quattordicesimo gol in nazionale e ha lottato come sempre correndo avanti e indietro senza sosta, ma soprattutto nel primo tempo ha evidenziato i suoi limiti, quando serviva un attaccante di manovra che non rallentasse il gioco. E’ migliorato notevolmente nella ripresa, perché, dopo l’autogol di Demiral, la Turchia ha aperto il muro lasciando spazi invitanti per un contropiedista come lui. Ci chiediamo solo se non sarebbe più utile al gioco aggressivo dei Mancho boys un finto centravanti, magari spostando, cheneso, Berardi nel cuore dell’attacco. Ma lungi da noi dar consigli o lezioni di qualsiasi sorta a Mancini. Non ci sembra proprio il caso. Lo ripetiamo, il nostro fuoriclasse è solo lui.  

 

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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