Alla penultima curva c’è la Spagna, vamos Azzurri: ecco chi può essere l'uomo della partita
L’abbiamo sempre detto che Mancini è il nostro fuoriclasse, Barella il nostro campione, Jorginho il giocatore indispensabile. Stavolta può essere la partita di Immobile
Alla penultima curva c’è la Spagna, stessa spiaggia e stesso mare, due squadre con molti punti in comune, e soprattutto le più offensive dell’Europeo, che fanno del possesso palla la loro filosofia di gioco. Attenzione alle differenze, però. Il tiki taka della Spagna è molto orizzontale, e sta lì ad annebbiarti il cervello: qualcuno ha scritto che sembra quello di un predatore che poi ti colpisce all’improvviso, e l’immagine è davvero perfetta. Il nostro è più verticale e più veloce, e perciò più spettacolare, comincia con il pressing e cerca rapide triangolazioni e gli uomini sulle fasce.
Da noi tutto dipende da Jorginho, da loro la forza e la sicurezza è Busquets. Grandi centrocampisti per squadre giovani e molto rinnovate. Noi abbiamo cominciato prima, loro sono a metà percorso. Partita aperta a qualsiasi risultato. La Spagna è un osso duro da battere, non è molto forte in difesa, ma non ti concede tante occasioni. Dietro dovrebbe giocare con Eric Garcia, centrale non troppo alto, ma tecnico e parecchio veloce, il tipo più adatto per il nostro attacco.
Davanti creano tanto, ma sbagliano molto. Dani Olmo e Moreno sono i calciatori che hanno fatto più tiri in porta in questo europeo, 15 uno e 16 l’altro: tutti sbagliati. Noi, in compenso, abbiamo Immobile. Occhio, però. Questa potrebbe essere la sua partita. Mancini è costretto a un cambio solo, ma importantissimo: Emerson Palmeri al posto di Spinazzola, e quello che ha fatto lo Spina sappiamo già che non lo farà nessuno. Se ci mancherà quella fascia, avremo comunque tutto il resto. Abbiamo il nostro gioco, un centrocampo stile Barcellona prima maniera, classe e fosforo, una grande difesa con il giovane portiere più forte del mondo. Abbiamo anche i nostri difetti. Nessuno è perfetto.
Capitolo Immobile. Nessuno ce l’ha con lui, è un grandissimo finalizzatore, il meglio che c’è ora in Italia. Ma non è assolutamente capace di giocare spalle alla porta, come invece richiederebbe il modulo di Mancini. Anche un bambino che muove i primi passi nei pulcini se ne accorgerebbe. Gli esperti delle pagelle, invece, che forse non hanno mai giocato a pallone, non lo capiscono. Dicono: lotta come un leone, è generoso. Verissimo, ma che c’entra? Anche il mio amico Guido quando giocava a calcetto con Bruno Bernardi e Altafini, lottava come un leone, ma se non era buono, non era buono. Ovviamente, le battute lasciano il tempo che trovano e poi non bisogna mai fare di tutte le erbe un fascio.
Ci sono grandi campioni come Gary Linaker che sparano castronate una dietro l’altra - tipo che quest’Italia fa catenaccio -, e giornalisti seduti in poltrona che sono dei maestri. Ma una cosa è certa: Mancini è stato costretto a schierare Immobile, perché il convento del nostro campionato adesso offre solo contropiedi e attaccanti così, e fra loro Ciro è il migliore. Anche da migliore, però, resta incompatibile con il gioco di quest’Italia. Detto questo, con la Spagna dovrebbe essere finalmente la sua partita, perché l’insistito possesso palla delle «furie rosse» potrebbe favorire qualche ripartenza, che è pane per i suoi denti.
E d’altro canto, l’Italia è arrivata fino a qui trascinandosi dietro qualche peana anche con un centravanti fuori contesto. L’abbiamo sempre detto che Mancini è il nostro fuoriclasse, Barella il nostro campione, Jorginho il giocatore indispensabile, che capisce le fasi della partita riuscendo ad adattarsi perfettamente ad ognuna di loro, alzando e abbassando la linea, e Spinazzola (era) il più bravo e il più in forma.
Jorginho è l’altro grande mistero, continuamente sottovalutato nelle pagelle (ma se giocasse in Italia, i giornalisti della sua squadra gli avrebbero dato voti molto più alti). Con il Belgio è stato senza dubbio il migliore, come confermano pure i numeri: ha fatto la bellezza di 71 passaggi in quella partita e ne ha sbagliato solo uno, una percentuale semplicemente mostruosa. Questo livello l’ha mantenuto per tutto il torneo, 94 per cento dei passaggi riusciti, che lo pone nettamente in cima alla classifica dei centrocampisti europei. Contro De Bruyne & C., è pure il giocatore che ha intercettato più palloni: nove.
Quando Conte ebbe l’intuizione di schierarlo con gli azzurri, rubandolo al Brasile, il tecnico dei verdeoro Tita andò su tutte le furie: «Non si può perdere un giocatore così!!». Solo Ventura, of course, non l’ha mai fatto giocare, e questo la dice lunga. Mancini, è l’unico giocatore di questa nazionale che non ha mai sostituito, solo 25 minuti con il Galles ridotto in dieci, e a qualificazione ampiamente raggiunta. Azpiliqueta, suo compagno nel Chelsea e stasera suo avversario a Wembley, ha avvisato i suoi: «Se vogliamo andare in finale, non dobbiamo lasciar giocare Jorginho». E Tuchel, il tecnico del Chelsea, l’ha definito così: «E’ un giocatore strategico. È importante anche quando non ha la palla».
Ma Jorginho gioca e ce l’abbiamo noi. In cima alla salita, se vinciamo, ci aspetterà quasi sicuramente l’Inghilterra, la squadra più solida del torneo con la difesa bunker e zero gol subiti, quella con più talenti e pure l’alleato più importante: Ceferin. Più che un alleato sembra un complice, per come ha messo a tacere tutte le proteste dei leader europei sull’opportunità di giocare la finale a Londra. Ora che a Wembley ci siamo, però, vogliamo restarci anche noi. Facciamo un passo per volta. Siamo alla penultima curva e c’è ancora un po’ di salita. Vamos.