Ave Di Maria, la Juve va. La Roma è la solita "bella d'Europa"
I giallorossi di "Mou" sono belli da vedere e pure forti. Allegri ringrazia il "Fideo" ma alla sua squadra manca sempre un’anima

Ave Di Maria e avanti tutta. Ecco l’Italia che non ti aspetti. Siamo messi male, con le pezze nei pantaloni e gli scandali alla finestra, e abbiamo tanti di quei debiti e di quei problemi da non dormirci la notte. Eppure da quando siamo con le tasche vuote e abbiamo smesso di buttare via i soldi dalle finestre, siamo diventati più forti. Sarà la solita storia, che ci hanno tolto la merenda e dobbiamo darci da fare per riprendercela, però non facciamo i capricci. Facciammo le cose per bene. Anzi, con Spalletti facciamo addirittura quelle più belle di tutti. In Europa siamo ancora qua, nessuno escluso. In Champions, tutte e tre le italiane hanno vinto l’andata degli ottavi e hanno già un piede nei quarti, e il Napoli qualcosa anche più. Europa e Conference League già risolte: Juve, Roma, Lazio, e Fiorentina tutte promosse. Alla fine non è detto che vinciamo, è vero. Però, un risultato così chi se lo ricordava più. E poi in Champions, Napoli e Inter possono andare davvero molto avanti. Il Milan non offre le stesse sicurezze perché sembra aver cambiato pelle, è come se le legnate prese a gennaio gli avessero lasciato un tarlo nella testa: si è ripreso, è tornato a vincere, ma non ha più la spavalderia dei tempi buoni. In Conference League Lazio e Fiorentina sono tra le favorite. E in Europa League occhio alla Roma, più della Juventus.
Bella d'Europa
I giallorossi di "Mou" visti nelle due sfide contro il Salisburgo, anche in quella dominata e persa dell’andata, sono belli da vedere e pure forti, molto diversi da quelli un po’ troppo sparagnini fischiati in campionato. All’Olimpico hanno schiacciato nella loro area gli austriaci fino a quando non hanno messo in ghiaccio il risultato. Hanno creato un mucchio di palle gol e scatenato Spinazzola sulla fascia come non lo si vedeva dai tempi dell’Europeo. Gli manca ancora l’Abraham dell’anno scorso. E in mezzo al campo sor José non può fare a meno di Cristante e Matic. La panchina diciamo che non è proprio eccezionale. Però la difesa è solidissima, e davanti Dybala alla Juve se lo ricordavano così solo ai tempi di Sarri. Anche la Juve si è sbarazzata con un sonante tre a zero del Nantes. Ma la sua partita è tutta in quello spicchio dell’avvio, in quei cinque minuti nei quali arranca dietro con i suoi soliti patemi d’animo, a raffigurare di nuovo certe notti così che dove ti porta lo decide lei, cinque minuti d’affanno e di paura, e poi come un lampo all’improvviso spunta Di Maria: non ti dà neanche il tempo di pensare e ha già infilato il pallone dove non può arrivare nessuno, un colpo di genio e voilà. Da quel momento comincia un’altra partita, che la Juve tiene in mano con la sicurezza di essere il più forte, quella sicurezza che è sempre mancata alla squadra dell’Allegri.2, attanagliata nelle sue angosce come un depresso che non vuole uscir di casa. Ma in questa sera di Francia sa che può contare su Di Maria, sa che il Fideo la tiene per mano e la porta dove vuole lui, perché certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai. Solo che il problema è proprio questo: che cos’è la Juve senza Di Maria? La risposta potrebbe stare nelle due sfide col Maccabì: a Torino, Angel la fa da padrone, confeziona assist e meraviglie, e la Juve va; in Israele, è costretto a uscire dopo venti minuti e Allegri affonda.
Che Juve senza Di Maria?
Non è soltanto un esempio, ma qualcosa di più. A questa squadra manca un’anima, e si vede, è una squadra sempre spaventata, senza un’identità, in balia di qualunque avversario. Se si guarda il campionato e i punti presi sul campo, sinceramente Allegri ha fatto un miracolo, e non so come si faccia a contestarlo. Non gli ha dato un gioco, ma gli ha dato punti. Ed è tanta roba, se si pensa a tutto quello che non è capace di fare. La Roma di Mou e la Juve di Max sono molto simili come schemi di gioco. Ma vista una dietro l’altra com’è successo ieri si avverte subito una differenza sostanziale: i giallorossi, a differenza dei bianconeri, non subiscono i ritmi dell’avversario, e sono capaci persino di imporre i loro tempi alla partita grazie alla fisicità del centrocampo. In Europa questo fattore è determinante. Ed è per questo che vediamo Mou messo meglio nella corsa verso una ipotetica finale.
La Serie A in vendita
Tutto questo però deve fare i conti con la realtà. Perchè è vero che stiamo andando finalmente bene fuori dai nostri confini come non era più successo da chissà quanto tempo. Ma restiamo sempre degli straccioni che hanno messo sulla porta il cartello «vendesi». Zhang è lì che cerca il prezzo buono, e a noi avevano detto che ce l’aveva già fatta. Ma ora persino De Laurentiis avrebbe messo sul mercato il suo Napoli, in trattativa con un fondo americano. Sempre dall’America arriverebbero contatti e interessamenti verso la Juventus. In questi giorni è girata la voce di un’offerta degli arabi di un miliardo e 800 milioni per Elkann. Da quel che risulta a noi è una gran bufala, tipo quella di tre anni fa che voleva Guardiola sulla panchina bianconera. Invece dagli States la vorrebbero davvero la Juve. Pensano che sia un affare, che il calcio italiano è caduto così in basso che può solo risalire. Forse è vero, forse hanno ragione loro. Noi la vediamo un po’ diversa. Il precipizio non è finito. I diritti tv, uno dei pochi introiti sicuri, rischiano di valere sempre meno, e se poi mandano la Juve in serie B, ipotesi tutt’altro che peregrina, ci sembra ancora più dura.