Theo e Kolo Muani, la Francia doma un grande Marocco ed è in finale contro l'Argentina
La favola della nazionale nordafricana si arresta contro le invenzioni di Mbappé e compagni, ma per Deschamp sono stati 96 minuti di grande sofferenza

Sarà Francia Argentina, la finale più prevista e più scontata di questo Mondiale, Messi contro Mbappé, le due stelle del Psg di Al Khelaifi, il passato e il futuro del pallone. Ma che fatica hanno fatto i blu per arrivare a questo traguardo, schiacciati nella propria area per quasi 90 minuti da un meraviglioso, arrembante e spavaldo Marocco. Una partita degna di una semifinale, per nostra fortuna non storpiata dai deliri senza senso di Lele Adani. Alla fine ha dovuto pensarci Mbappé con un’azione travolgente a togliere dagli impacci una squadra che rischiava di affondare sotto l’ardore e la spinta degli uomini di Walid Regragui, guidati in campo da un favoloso Ounahi. Due a zero, un gol all’inizio e uno alla fine, ma lì in mezzo tanto Marocco, e tanto davvero. Deschamps lo sapeva che sarebbe stata dura, ma forse non così.
La semifinale vera
D’altro canto, a differenza di Argentina Croazia questa è una semifinale vera, nessuna delle due è arrivata fin qui per caso. La Francia vanta una cantera paragonabile nel mondo solo a quella del Brasile, capace di sfornare ogni anno talenti a gogò. Arrivata in Qatar senza la mediana più forte dell’ultimo mondiale, Pogba Kanté e Matuidi, un trio quasi perfetto e irripetibile, l’ha sostituita con due uomini di polmoni e cervello fino adesso decisivi, Rabiot e Tchouameni, e retrocedendo il talento di Griezmann al servizio del centrocampo, in un ruolo di raccordo e fantasia che nessuno avrebbe mai immaginato nelle sue corde. Davanti ha sopperito all’improvvisa rinuncia di Benzema con Giroud, una certezza che non tradisce mai, anche se meno mobile e talentuoso del Pallone d’oro, e poi può contare oltre che sul discontinuo Dembelé, uno che funziona solo quando vuole e a intermittenza, su un fuoriclasse assoluto, Kylian Mbappé. Nonostante tutte queste assenze, il suo cammino è stato comunque autorevole, a eccezione della sconfitta con la Tunisia, a promozione già acquisita e senza neanche un titolare. Ma di fronte adesso s’è trovato l’avversario peggiore che poteva incontrare (Argentina a parte, of course). E deve affrontarlo senza due nuove, pesanti assenze, Rabiot e Upamecano (sostituiti da Fofana e Konaté).
L'altro Marocco: trazione anteriore e grinta a tutto campo
Il Marocco, sospinto dagli spettatori di tutto il mondo. molto spesso in funzione anti più che pro, ha dimostrato di essere una squadra coi fiocchi, che ricorda per certi versi l’Italia mondiale del 2006. Ha giocatori di classe nei ruoli decisivi, Hakimi e Mazraoui motorini sulle fasce, il genio di Ziyech, arrivato qui bello fresco e riposato, i dribbling di Boufal e lo stile semplice ed elegante, ma così efficace, di Ounahi (quello che a noi intriga di più), senza dimenticare lo stato di grazia di Bounou, miglior portiere del mondiale. Nessun fuoriclasse, ma tutti perfetti nel meccanismo creato da Walid Regragui. Perché la forza del Marocco è l’organizzazione.
Tutti i "leoni" africani che diventeranno obiettivi di mercato
Ha una trama di gioco che passa dalle fasce laterali, governata dall’instancabile lavoro di Azzedine Ounahi («che bravo che è quell’8, scusate mi dite come si chiama?», l’ha battezzato Luis Enrique), che corre, lotta, e recupera palloni da portare con la sua corsa leggera nella metà campo avversaria, quasi mai un lancio lungo, ma solo cambi di direzione, strappi e cuciture e passaggi precisi. Accanto a lui si fa in quattro Amrabat, protetto da una difesa praticamente imbattibile, che sacrifica pure i suoi fantasosti in copertura. Il suo catenaccio però è modernoa, per capirci, fatto di grande corsa e con le linee di difesa e di centrocampo mai troppo schiacciate. Si compatta, ma non si abbassa, sempre pronto a ripartire, davvero un brutto cliente per la Francia. Lo schieramento di Regragui non lascia spazio ai dubbi, un 5-4-1 che annuncia un catenaccio ancora più prudente del solito. E’ assente Aguerd e al suo posto c’è El Yamiq: non dovrebbe cambiare molto, perché quello che conta di più è l’organizzazione difensiva ormai imparata a memoria da tutti gli uomini del ct. In realtà, il suo piano di difesa a oltranza sembra venir meno dopo appena 4 minuti, quando Theo Hernandez insacca in semirovesciata su una mischia in area.
Parola d'ordine: non mollare mai
Ma il Marocco è una cosa seria e reagisce con grande personalità: al 9’ Loris deve esibirsi in una grande parata per respingere lo splendido tiro a giro di Ounahi, indirizzato proprio all’angolino. E al 16’ ci riprova in contropiede, su un illuminante passaggio ancora di Ounahi, ma Zyech spreca a lato. E’ un inizio sfolgorante. Giroud centra il palo. E poco dopo, quando si arrende Saiss, Regragui lo sostituisce con Amallah, centrocampista di lotta e contenimento. La trama della partita non cambia e anche se i fuochi d’artificio non si susseguono più come all’inizio, ogni volta che il Marocco viene avanti semina lo scompiglio nella retroguardia di Deschamps. La Francia però non sta a guardare e Giroud spreca un gol già fatto, tirando fuori a porta vuota dal dischetto del rigore (35’). Il grande spettacolo di questo primo tempo ha un solo neo, l’arbitro Cesar Ramos, che fischia a casaccio (ammonito Boufal che non aveva fatto nessun fallo) e non punisce entratacce al limite del codice penale su Hernandez e Tchouameni. Hakimi viene fermato in angolo da Konaté e sul corner ancora Ounahi (sempre lui) con una splendida rovesciata centra il palo. E’ davvero sorprendente questo Marocco. Alla fine del primo tempo assedia letteralmente l’area della Francia. Sull’ennesima punizione (che non c’era, e Mbappé poteva involarsi via), altri brividi per Loris con Amallah che tutto solo davanti a lui svirgola a lato.
La ripresa
Secondo tempo. E subito azione travolgente di Mbappè, ma nessuno sfrutta il suo cross in area: Giroud tutto solo lo guarda passare senza provare il colpo di testa. Poco dopo l’arbitro è incomprensibile: su Mbappé lanciato in area, Amrabat lo travolge portando via tutto, l’erba, il pallone e soprattutto le sue gambe, ma Carlos Ramos da due passi fa segno di proseguire. Ma è il Marocco che fa partita e spinge: Konaté con un intervento miracoloso salva su En-Nesyri, poi altra mischia e altri brividi, la difesa francese trema su una sventola di Amallah. Griezmann portentoso ferma Boufal a due passi dalla porta. Poi a centrocampo altra legnata su Mbappé, che dev’essere particolarmente antipatico all’arbitro che anche questa volta si guarda bene dall’intervenire. Peccato che per una partita così bella abbiano scelto un direttore di gara così scarso. La pressione del Marocco si fa sempre più insistente, la Francia è in netta difficoltà e non riesce a fare neanche tre passaggi di fila, schiacciata dal pressing dei «leoni d’Africa». Per di più, i blu transalpini si trascinano dietro due pesi in squadra, Giroud, centravanti immobile abbandonato da solo nella metà campo avversaria come succedeva un tempo ai giocatori infortunati che non potevano essere cambiati, e Dembelé, che è completamente inutile di suo e meno palloni tocca è meglio visto che li perde tutti. Deschamps cambia solo il meno incolpevole, Giroud, ma almeno Thuram che prende il suo posto retrocede a dare una mano ai suoi.
Tanto cuore contro tecnica superiore
Nell’assedio sempre più pressante del Marocco, si erge la prestazione incredibile di Griezmann, ormai trasformato in un centrocampista tuttofare, che fa un grande lavoro di interdizione, recupera palloni e li ripulisce, cercando di avviare azioni di contropiede. Mentre la Francia sta tremando sempre di più sotto la spinta del Marocco, ci pensa Mbappé a tirarla fuori dalle sabbie mobili: con un’azione travolgente in area salta nello stretto 4 difensori come birilli e serve un pallone d’oro a Kolo Muani, entrato da pochi secondi in campo al posto di Dembelé, che non deve fare altro che depositarla in rete. Due a zero al 79’. Ma chi pensa che il Marocco si arrenda non ha vapito il valore di quesa squadra. Al 92’, Teho Hernandez salva sulla linea bianca un doppio tiro di Hamed Allah e Ounahi. E’ l’ultimo squillo. Francia in finale. Ma onore delle armi al Marocco.