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[Il commento] La giovane Italia di Mancini va e diverte. Ma questa Nazionale ha anche un problema: ecco quale

Al di là del risultato, il nuovo corso improntato sul coraggio, soprattutto per quel che riguarda le scelte, non può che essere guardato con favore. Il commissario tecnico ha deciso di puntare sul futuro

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
[Il commento] La giovane Italia di Mancini va e diverte. Ma questa Nazionale ha anche un problema...

La giovane Italia va e diverte pure, che magari non sarà importante per qualche tifoso, ma non guasta. Nella serata che ha segnato la definitiva consacrazione del nuovo corso della Nazionale, non è un caso forse che sul tabellino dei marcatori siano finiti Nicolò Barella, 22 anni, alla prima rete con gli azzurri, e Moisé Kean, 19 appena compiuti, al suo esordio da titolare. Roberto Mancini aveva chiesto prima di questa sfida «allegria, gioco e gol». I gol sono arrivati, non tanti, due, e il secondo al trentesimo della ripresa, dopo aver rischiato di beccarsi il pareggio pochi minuti prima, su un contropiede nato da un errore di Jorginho a centrocampo. Ma al di là di questa azione i finlandesi non si sono quasi mai visti in avanti, anche perché l’ultima delle loro intenzioni per come erano scesi in campo al Dacia Arena era proprio quella di andare a offendere Donnarumma. E nonostante gli schemi finalmente offensivi del nuovo corso, questa è la quarta partita di seguito che la Nazionale chiude con la porta inviolata. A dimostrazione che per non subire gol, non è sempre necessario piazzare un pullman davanti alla porta, rinunciando al gioco.

Al di là del risultato, il nuovo corso di Mancini improntato sul coraggio, soprattutto per quel che riguarda le scelte, non può che essere guardato con favore. Il commissario tecnico ha deciso di puntare sul futuro, in tutti i sensi, e anche in questo marca la sua differenza con quelli che l’hanno preceduto. Contro la finlandia ha schierato titolare Moise Kean, 19 anni il 28 febbraio, appena 98 minuti da titolare in A quest’anno, 22 in Champions, 62 in Coppa Italia, e due gol segnati nei pochi minuti avuti a disposizione in massima serie. Mancini l’aveva già fatto debuttare - primo nato nel duemila a vestire l’azzurro - per mezz’ora contro gli Stati Uniti. E aveva convocato Zaniolo a settembre, prima che Di Francesco lo facesse esordire e lui potesse dimostrare tutte le sue grandi doti. Di Kean il Mancio ha detto che «è un predestinato. Guardate che nella serie A sarebbe titolare in 19 squadre su 20». Ieri, poi, con la Finlandia, mancava un altro giovanissimo, Federico Chiesa, 21 anni, che è forse il giocatore prediletto del nostro commissario, l’unico ad aver disputato tutte le altre nove gare sotto la sua gestione. A noi questa Nazionale giovane e sfrontata piace. Soffre in casa, dove fatica sempre a vincere, perchè tutte quelli che vengono a farci visita si arroccano in difesa con tutto l’organico a disposizione come ha fatto ieri la Finlandia, con un impressionante 9-1-0 che persino i nostri maestri italici di catenaccio si vergognano a schierare. In compenso, facciamo molto meglio in trasferta, quando chi ci ospita è costretto ad allargare un po’ le maglie, anche solo perché sospinto dai tifosi.

Non è che però siano tutte rose e fiori. Il problema di questa nazionale è il centravanti. Nel rinnovamento del nostro campionato, con l’avvento di molti giovani talenti che sono già qualcosa di più che semplici promesse, da Donnarumma a Romagnoli - costretto ad aspettare il suo turno dietro ai mostri sacri Chiellini e Bonucci -, da Chiesa a Zaniolo a Kean, da Barella a Toniolo, che è un altro predestinato, quello che manca è un puntero che si adatti al gioco avvolgente e offensivo voluto da Mancini. Abbiamo solo tutti ottimi attaccanti da contropiede, lo schema che a parte tre squadre - Sampdoria, Sassuolo e Atalanta - prediligono tutti gli allenatori italiani, che vanno bene solo quando sono lanciati negli spazi in campo aperto. Ma nel gioco di stile europeo scelto dal Mancio, il centravanti dovrebbe partecipare alla costruzione della fase offensiva, essere abile nelle triangolazioni, e molto forte in area con le difese schierate. Non è un caso che le punte che da noi scalano facilmente le classifiche dei capocannonieri, come Ciro Immobile - ma anche come Muriel che non è italiano, ma sta facendo sfracelli nella Fiorentina mentre in Spagna quasi non riusciva a vedere la porta -, quando vanno all’estero marcano pochi gol e finiscono facilmente fra le riserve. Nel panorama a disposizione di Mancini, alla resa dei conti la soluzione migliore sarebbe quella di Fabio Quagliarella, che è un giocatore di grande tecnica che può rispondere in qualche modo alle esigenze del commissario. Il suo problema però è la carta d’identità: 37 anni, ultima partita in azzurro Italia Romania del 17 novembre 2010, quasi un epoca fa. Molto poco in linea con la nouvelle vague scelta dal Mancio. E però a Udine è entrato in campo a qualche minuto dalla fine e i risultati si sono subito visti: in poco tempo, un palo e una parata straordinaria di Hradecky.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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