E' una bella Italia che cerca di copiare l'Inter: gioca bene e si diverte
Passaggio ai quarti alla Nations League quasi ottenuto (manca un punto), in testa alla classifica davanti a Sua Maestà Francia, già sistemata a Parigi, e qualificazione come testa di serie nei prossimi gironi di qualificazione dei campionati mondiali ormai ipotecata.
E chi l’avrebbe detto solo pochi mesi fa, a giugno, quando tornavamo a casa scornati dall’Europeo. L’Italia va in carrozza, Israele fatta fuori giocando bene e divertendosi, passaggio ai quarti alla Nations League quasi ottenuto (manca un punto), in testa alla classifica davanti a Sua Maestà Francia, già sistemata a Parigi, e qualificazione come testa di serie nei prossimi gironi di qualificazione dei campionati mondiali ormai ipotecata. In una Udine blindata come se fossimo in guerra, con i posti di blocco all’ingresso della città, barriere mobili nelle strade, le vie chiuse, i negozi sprangati, per le strade le unità antiterrorismo e i reparti antisabotaggio, e un bunker improvvisato davanti all’hotel che ospita Israele, l’Italia diverte e fa divertire. Quattro a uno alla fine e tante altre occasioni da gol sprecate, da far lamentare il nostro ct: «Concretizziamo troppo poco».
Italia come l'Inter
Spalletti nelle ultime convocazioni ha rinunciato per volontà sua e volere del caso ad alcuni elementi dell’Inter, Darmian e Acerbi per ringiovanire la rosa, e Barella perchè deve ancora recuperare da un infortunio, ma la sua Italia in compenso è sempre più simile alla squadra di Inzaghi, quasi un copia e incolla non solo del suo modulo, l’ormai inflazionato 3-5-2, ma anche e soprattutto dei suoi meccanismi, con i ripetuti e repentini cambi di gioco da una fascia all’altra, gli esterni in continua proiezione offensiva, più attaccanti aggiunti che difensori, gli inserimenti dei centrocampisti, i centrali che si spingono spesso ad aiutare in fase di costruzione (e non solo, come testimonia la doppietta di Di Lorenzo contro Israele) e la seconda punta che deve girare attorno al centravanti con compiti soprattutto di regia.
E’ un’Italia simil Inter, che proprio per questo non può fare a meno di Di Marco e Cambiaso, due interpreti perfetti di quel sistema di gioco, come di Calafiori e Bastoni, a infoltire il centrocampo. Mancano però agli azzurri due punte letali come Lautaro e Thuram un regista dello stampo di Calhanoglu, che ha nel suo carniere anche un grande tiro da fuori e qualche gol in più di Ricci, l’uomo che dovrebbe ricoprire nella nazionale il suo ruolo. Retegui migliora di partita in partita e adesso comincia pure ad andare a rete con una certa frequenza, ma il paragone tra lui e Lautaro è oggettivamente senza storia. Alla resa dei conti, diciamo che almeno sulla carta oggi l’Italia è un Inter più debole.
Ma è una bella Italia
Però il suo lo fa, e lo fa anche bene. Qualità e idee. Tutto a posto così. A cominciare dai risultati, fermata solo in questa Nations League, dal pareggio col Belgio in una partita che stava tranquillamente dominando, prima che l’espulsione di Pellegrini mandasse tutto per aria. Contro Israele ha sofferto un po’ nel primo tempo, quando la si è vista a sprazzi, pur avendo creato molte occasioni da gol. Tonali e Retegui hanno sprecato soli davanti al portiere, e c’è voluto un rigore abbastanza generoso trasformato dal centravanti azzurro per sbloccare la partita. Nel secondo tempo, Italia molto più concreta e più continua, anche grazie all'inserimento di Ricci al posto di un Fagioli abbastanza deludente.
A pioggia sono arrivati i gol di Di Lorenzo (doppietta) e Frattesi, intervallati dalla rete di Abu Fani direttamente su calcio d’angolo. Alla fine le pagelle premiano quasi tutti gli azzurri. La palma del migliore spetta forse a Di Marco, ma bene anche Retegui, che ha lottato come un leone su tutti i palloni, Raspadori in versione regista offensivo, e Frattesi, il nostro goleador migliore (23 presenze e otto reti). Ottimo l’esordio di Maldini. Male invece Fagioli, un pesce fuor d’acqua, che continuava a chiedere alla panchina che cosa doveva fare. Quello che non doveva fare, di sicuro, era perdere alcuni palloni velenosi.