Senza magia l'Italia non corre più. Ci toccano gli spareggi
Il pari con l'Irlanda manda la Svizzera ai Mondiali
E’ la magia che non c’è più, quella magia che buttava giù tutto, che soffiava come un vento. Ed era la voce di quello che avevamo dentro, non era piovuta solo dal cielo. Non è vero che i Mancio boys non sono più capaci di giocare come allora, in campo scendono sempre gli stessi. E’ che lo sport ha bisogno di quella magia, di qualcosa che sta dentro la testa, perché non è così facile battere un calcio di rigore, anche se non è da questi particolari che si giudica un giocatore: però la verità è che noi non stiamo andando ai mondiali per due tiri dal dischetto sbagliati, e non è solo una coincidenza. Ci è mancato Verratti, il nostro uomo di maggior classe, contro la Svizzera e contro l’Irlanda. Chiellini a casa, e poi senza una punta vera. Locatelli e Barella a metà servizio, e s’è visto.
Ma è davvero tutta colpa di queste assenze, la nostra delusione? Questa nazionale era fatta da un volante, Jorginho, e da tanti uomini che si inserivano attorno a lui: anche senza un grande centravanti, segnavano tutti, proprio per questo. Jorginho non è in forma, ma è lo stesso ancora indispensabile, e lo si è visto bene al Winsor Park quando Mancini l’ha levato, e gli azzurri non sono stati più capaci di costruire neanche un’azione. Eppure è sempre lui che ha sbagliato i calci di rigore. Ecco cos’è la magia. Un destino.
Gli azzurri non sono più gli stessi, è vero. Prima era un piacere guardarli. Adesso è una sofferenza, quando non c’è il rischio di addormentarsi sul divano. E contro l’Irlanda è così. Bastano pochi minuti per capire che partita sarà: una tortura. Se non ci fossero in ballo l’Italia e un mondiale, sarebbe una noia pazzesca. Nel primo tempo neanche un’azione pericolosa da una parte e dall’altra. Noi qualche tiretto lo facciamo. L’Irlanda manco quello. Ma gli uomini di Baraclough, schierati con una bella linea a 5 in difesa che la dice già tutta sulle loro intenzioni, fanno la partita che devono fare. Siamo noi che fatichiamo a fare la nostra. Mancini sceglie all’inizio un tridente leggero, senza un vero centravanti. Non è che abbia molte alternative: Immobile non c’è, e Belotti non è proprio in grande spolvero. A centrocampo, fuori Locatelli e dentro Tonali, che aveva ravvivato il secondo tempo contro la Svizzera, niente di straordinario, ma sempre meglio dello juventino in giornata no. Solo che il milanista è un metronomo che non è che abbia un grande feeling con la porta, non si inserisce e non crea pericoli, non è proprio il più adatto per una partita come questa.
Così, alla prova dei fatti, i cambi non portano molto. Anzi. L’unica cosa utile che fa Tonali è un fallo per fermare il contropiede irlandese. Per il resto compitino mediocre. E davanti il problema è diventato ormai cronico. Anche quando creiamo tanto non segniamo. Se poi non creiamo quasi niente come a Belfast, di che cosa possiamo lamentarci? Mancano all’appello i nostri solisti, da Chiesa a Berardi, a Insigne, mai un dribbling, mai una giocata azzardata, uno sprint, un uno contro uno. L’immagine che scolpisce alla perfezione questo primo tempo è un passaggio a tiro a giro di Insigne per Pacock-Farrell, il portiere irlandese, uno che gioca nello Sheffield Wednesday, terza divisione inglese. E’ tutto quello che siamo riusciti a fare. E’ un’Italia semplicemente irriconoscibile.
Mancini dalla panchina sbraita perché gli azzurri sbagliano sempre l’ultimo passaggio. In realtà le intenzioni ci sarebbero tutte: proviamo a giocare larghi, o con i lanci lunghi di Bonucci e Jorginho, e al settimo minuto Di Lorenzo è pescato solo davanti a Pacock-Farrell, anche se un po’ defilato: tiro cross e calcio d’angolo. E’ l’unico sussulto degli azzurri nei primi 45 minuti. Il secondo tempo comincia pure peggio, perché al gol ci fa vicino l’Irlanda, proprio mentre la Svizzera segna la sua prima rete.
La tortura continua. Ci facciamo vivi soltanto dopo venti minuti, con un assolo di Chiesa, finalmente. Ma è tutto qui. La Bulgaria affonda, e noi con loro. Mancini le prova tutte, Belotti per Barella, Locatelli per Jorginho e persino Scamacca per Emerson verso lo scadere. Peccato che la musica non cambi. E se cambiasse non sarebbe a favore nostro: Donnarumma esce a vuoto, piattone di Washington a colpo sicuro e per fortuna che Bonucci ci salva sulla linea da una figuraccia ancora peggiore. Il portierone del Psg che all’Europeo aveva fatto faville, ha sulla coscienza il gol della Svizzera all’Olimpico, un tiro centrale da fuori area nettamente alla sua portata, e questo balbettare strano sulle uscite con le mani di farfalla. Va tutto così. Dobbiamo portare pazienza. Dobbiamo sperare che torni la magia, che Mancini riesca a ritrovarla da qualche parte.