L'Italia gioca bene, ma non ha centravanti e ha poco fiato. E ora i mondiali sono in salita
Non sono stati soltanto i gol sbagliati di Jorginho e Berardi a farci penare - praticamente due rigori, uno dal dischetto e un altro penalty in movimento - ma l’inconsistenza generale che mostriamo sempre sotto porta

C’è qualcosa che manca a quest’Italia del dopo Wembley. Il gol innanzitutto. Ma anche la ferrea concentrazione che aveva rinsaldato il gruppo nel cammino verso il trionfo europeo. Gli azzurri non giocano male, ma sprecano troppo. E questa è una colpa grave nel calcio. Se uno guarda le occasioni non c’è dubbio che avremmo meritato ampiamente di vincere. Solo che alla fine dobbiamo tenerci stretto questo punticino, perché dopo aver creato tanto e altrettanto sprecato, una legge neanche troppo misteriosa del calcio sentenzia che di solito si viene inesorabilmente puniti. E negli ultimi minuti, quando è uscito Locatelli, di gran lunga il migliore degli azzurri, sostituito da un evanescente e pericolosamente inutile Verratti, abbiamo ceduto campo agli svizzeri e temuto davvero che questa severa punizione potesse concretizzarsi. Il fatto è che non sono stati soltanto i gol sbagliati di Jorginho e Berardi a farci penare - praticamente due rigori, uno dal dischetto e un altro penalty in movimento -, ma l’inconsistenza generale che mostriamo sempre sotto porta, tutti quei palloni ammorbiditi al portiere da Insigne, come se giocasse a scherzare in allenamento, e quelle corse a vuoto di Immobile, bravo solo a farsi beccare in fuorigioco. Sul centravanti della Lazio ormai ci arrendiamo. Tanto è implacabile in biancoceleste, quanto caracolla come un brocco in nazionale.
Debito di ossigeno
Mancini alla fine ha provato pure la carta del falso nueve con Zaniolo, ma quei trenta minuti finali, durante i quali gli azzurri hanno cominciato ad essere in evidente debito di ossigeno e ad allungarsi sul campo, non fanno sinceramente testo. Perchè l’altro problema dell’Italia è proprio questo, che come tutte le volte a questo punto della stagione paghiamo un preoccupante ritardo di preparazione rispetto agli avversari. La verità è che quelli che giudicano una prestazione solo in base ai risultati non si rendono conto che l’Italia gioca sempre bene, ed è proprio questo che la salva, la sua struttura di gioco, la lezione ormai imparata a memoria di saper occupare gli spazi e verticalizzare le azioni, quella volontà di offendere sempre, anche quando tira i remi in barca, che spaventa gli avversari costringendoli alla prudenza e perciò limitando la loro pericolosità. Non è diversa, nelle intenzioni e nella capacità di affondare tra le linee, dalla squadra che ha trionfato senza mai perdere una partita all’Europeo. Gli manca la stessa velocità, che è un fattore molto importante, ed è questa la sua più grave colpa involontaria, perché a questo punto della stagione non può essere altrimenti, avendo anche cominciato la preparazione dopo tutti gli altri. Chi ha giocato a calcio potrà tranquillamente confessarvi che se tu metti in campo una squadra di talenti senza fiato contro una di modesti operai del pallone che si danna l’anima, 9 volte su dieci vinceranno sempre i più scarsi. L’Italia in queste due partite invece non solo non ha mai perso, ma meritava ampiamente di vincere, e nessuno lo può negare. Solo una grande squadra può toccare il primato delle 36 partite consecutive utili, come hanno fatto gli azzurri. Dovremmo continuare a ringraziarli, vedendo come non abbiano mai perso il filo del gioco, e non sparargli addosso.
Il calcio può essere ingiusto
Detto questo, dobbiamo anche sapere che il calcio può essere ingiusto e velenoso, e potremmo pagare un conto molto salato ai nostri attuali limiti. Possiamo porvi rimedio? Qualche timore lo abbiamo ed è questo che ci preoccupa, persino per la prossima partita contro la fragile Lituania. Ci mancano ancora gli allenamenti per correre come gli altri e non possiamo inventarceli dall’oggi al domani. Il fatto che Mancini abbia schierato il deludente Berardi al posto di Chiesa, secondo noi significa solamente che l’attaccante della Juve non sta bene. Così come le più che mediocri prestazioni di Verratti certificano il suo carente stato di salute. E Locatelli, che invece ha giocato una grande partita (tutti suoi i filtranti per le 4 azioni da gol dell’Italia, a parte il passaggio di Barella a Berardi in occasione del rigore), per ammissione dello stesso Mancini ha nelle gambe non più di un tempo. Poi c’è il problema Immobile, che non è roba da poco: se il ct continua a insistere su di lui, vuol dire che non esiste una alternativa. Raspadori, pur nei pochi minuti che ha giocato, non ha mai dimostrato un palese cambio di rotta. E Kean relegato in tribuna e mai buttato nella mischia è una evidente e ovvia bocciatura. Non resterebbe che Zaniolo falso nueve, ma persino noi che l’abbiamo auspicato non siamo rimasti granché impressionati da questa mezz’ora contro la Svizzera. Non ci resta che aggrapparci al fatto che nonostante tutti questi problemi, non è mai venuto meno il gioco e la struttura della squadra è rimasta di buon livello. Ancora una volta dobbiamo affidarci a Mancini. In fondo, è sempre lui l’unico, vero nostro fuoriclasse.