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Lippi e la vittoria dell'Italia nei Mondiali 2006: "Ecco quando ho rischiato"

L'ex Ct azzurro a "Che Tempo che fa": "Ho sempre creduto nella vittoria, e ho sempre cercato di trasmettere ai miei giocatori questa mentalità"

di Tiscali Sport - (video Onefootball Publishers.com)   

"Sai che ho vinto il Mondiale da quando ci sei? Sei la Nazionale del 2006". Così cantavano Thegiornalisti in Questa nostra stupida canzone d'amore rendendo omaggio agli azzurri vittoriosi in Germania, ai rigori contro la Francia. Sulla panchina dell'Italia campione del mondo per la quarta volta nella sua storia c'era il Ct Marcello Lippi. "Vinco io? Non sempre, ma abbastanza. Ho avuto la fortuna di avere giocatori bravi, senza i quali non si vince. Poi sono stato abbastanza bravo anche io a far entrare in testa a questi giocatori che avevamo le possibilità. Prima di ogni manifestazione dicevo sempre ai miei: 'Adesso andiamo e vinciamo', perché i giocatori devono pensare alla vittoria e non alla partecipazione, per quanto questa sia buona. Ho sempre cercato di trasmettere lì'idea di vincere ". Lo ha detto Marcello Lippi, il ct campione del mondo con l'Italia nel 2006, intervenuto a Che Tempo che fa su Nove per presentare il docufilm Adesso vinco io di Herbert Simone Paragnani.

"Allora ho rischiato e ho messo quattro attaccanti"

"Ho sempre creduto nella vittoria, e ho sempre cercato di trasmettere ai miei giocatori questa mentalità - le parole di Lippi -: andare a partecipare a una manifestazione per vincere. Eravamo convinti di poter vincere questa Coppa. Io ero convintissimo e ho cercato di convincerli tutti e ci sono riuscito. Dico sempre che ho avuto due cose straordinarie nella mia vita: la mia famiglia e la Coppa del Mondo vinta in Germania. La scelta di inserire quattro attaccanti contro la Germania? In quel momento la squadra era forte e in forma, avevamo una difesa in cui non passava neanche una nocciolina. Allora ho rischiato e ho messo quattro attaccanti e vediamo chi la vince".

L'esperienza in Cina

"Ci sono andato perché dal punto di vista economico era un'offerta eccezionale - ha ammesso l'ex allenatore -. Sono andato prendere questi soldi. Se pensavo di vincere? Il Guangzhou era una delle migliori squadre cinesi e abbiamo vinto tre scudetti e la Champions asiatica. Ma, onestamente, ci sono andato per l'offerta economica che era, come ho detto, eccezionale". Poi, nel 2019, c'è stato anche l'incontro al Quirinale, quando il leader cinese Xi Jinping era in visita ufficiale e chiese e ottenne la presenza anche di Lippi. "Mi salutò chiedendomi quando sarei tornato ad allenare la loro nazionale - racconta l'ex Ct - e io gli diedi una pacca su una spalla. Se ho imparato il cinese quando ero lì? Qualche parola sì, poi ho dimenticato tutto. Imparare il cinese è impossibile".

Il "Paul Newman" di Viareggio 

Poi, dopo aver confermato che a Viareggio lo chiamavano "Paul Newman" per la presunta somiglianza con l'attore americano, Lippi racconta un aneddoto dei tempi in cui andò per la prima volta ad allenare la Juventus. "Prima di accettare l'offerta di Agnelli - rivela - sono andato sulla tomba di mio padre. L'ho fatto perché lui, mio padre, non ha mai amato la Juve e allora io gli ho detto 'abbi pazienza, io ci vado, ma non rimanerci male'".

"Zidane dal punto di vista tecnico era il più bravo"

Zinedine Zidane è stato il calciatore più forte di tutti quelli che ha allenato? "Dal punto di vista tecnico era il più bravo - risponde -, un grandissimo calciatore. Era tecnicamente eccezionale, ha fatto parte di quella Juventus che ha vinto tutto. Un ragazzo straordinario e un grandissimo calciatore".

di Tiscali Sport - (video Onefootball Publishers.com)   
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