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Il miracolo di Mancini. Dal disastro di Ventura alla migliore Italia degli ultimi tempi

La notizia è che gli azzurri si qualificano per gli Europei 2020 con tre turni di anticipo, cosa mai successa nella nostra storia, rientrando nell’èlite del calcio che conta dalla porta principale

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Il miracolo di Mancini. Dal disastro di Ventura alla migliore Italia degli ultimi tempi

Le notizie sarebbero due. Una è che l’Italia batte la Grecia, e non è solo una notizia abbastanza attesa, ma anche normale, visto che di fronte c’erano il fanalino di coda del girone e la testa di serie quasi invincibile dell’era Mancini, sette vittorie su sette. La seconda notizia è che gli azzurri si qualificano per gli Europei 2020 con tre turni di anticipo, cosa mai successa nella nostra storia, rientrando nell’èlite del calcio che conta dalla porta principale, dopo la disgraziata parentesi del duo Tavecchio Ventura che ci aveva ricsacciato indietro di quasi sessant’anni, quando valevamo meno del due di picche, l’italietta del catenaccio che doveva ancora incontrare Helenia Herrera, che lo faceva anche lui con la grande Inter, ma per vincere, con tre attaccanti, due centrocampisti offensivi e un terzino fluidificante che segnava pure un mucchio di gol.

La  squadra di Roberto Mancini non c’entra niente con tutto questo. Ha creato una formazione moderna, piena di giovani e di ricambi, che gioca un calcio d’insieme, offensivo, ma molto ragionato, per via di un centrocampo di grande qualità, con un solo vero interditore che è Barella, sostituito nella costruzione da Bonucci, e con un solo unico difetto: il centravanti. Non che Immobile e Belotti siano scarsi, ma ci sembrano soprattutto goleador da ripartenze, più bravi nei cambi di fronte improvvisi, con grandi spazi aperti davanti. Quando troverà una punta più adatta al suo gioco, più manovriera, che adesso a onor del vero non si vede ancora all’orizzonte, sarà perfetta.

Contro la Grecia gli azzurri di Mancini faticano un tempo a trovare il bandolo della matassa, ma anche nella partita più imperfetta del loro trionfale girone vincono con pieno merito pur senza strafare e con un punteggio che non lascia spazio a discussioni di sorta: 2 a 0, grazie a un rigore evidentissimo e a una sberla da fuori area di Bernardeschi, completamente rigenerato dalla cura della Nazionale. Alla fine l’Italia non centra solo il traguardo della qualificazione con tre turni di anticipo, ma addirittura, complici la sconfitta della Finlandia in Bosnia e il pari dell’Armenia in Liechtenstein, hanno assicurato matematicamente anche il primo posto del girone.

Il miracolo di Macini

Se si pensa che appena ventitrè mesi fa perdeva lo spareggio con la Svezia per andare al Mondiale, sprofondando nella vergogna nazionale con il suo calcio ultramiliardario senza gioco e senza idee spedito a casa dai modesti vichinghi, l’opera di Mancini sembra quasi un miracolo. E in effetti qualcosa di miracoloso l’ha fatto davvero, anche se lui in conferenza stampa, prova a sminuire il suo ruolo quando qualcuno gli chiede di raccontare i suoi meriti: "Io ho cercato solo di dar fiducia ai giocatori, facendoli credere nelle loro qualità, quando tutti dicevano che non c’erano giocatori e che non avevamo ricambi e che da decenni non avevamo un livello così basso da cui attingere, mentre invece i giocatori c’erano, bisognava solo cercarli e dargli fiducia".

In realtà, Mancini ha fatto qualcosa di più. Ha dato un gioco e delle idee a una squadra che grazie all’incredibile accoppiata Ventura Tavecchio proprio in quello si caratterizzava: di non avere né l’uno né le altre. Quando poi si trovano formazioni come quella della Grecia che pensano solo a difendere e a impedire agli altri di giocare, è ovvio che si finisce per faticare lo stesso, e che per rompere quel muro serve un episodio o la prodezza di un singolo. Un rigore ha cambiato il risultato della partita. Non il volto, perché passati in svantaggio i greci hanno continuato come prima, arroccati a presidio della loro aerea.

Superato anche questo ostacolo, restano uno score invidiabile di 20 gol fatti e appena 3 subiti in sette partite, a dimostrazione che anche attaccando si possono incassare poche reti, e i migliori e i peggiori di giornata. Sul podio ci sono Verratti e Bernardeschi, cioé uno che è diventato centrale nella sua squadra il Psg, e un altro che è ai margini della Juve: anche in questo sta la bravura di Mancini, crede negli uomini che possono far parte del suo progetto ed è in grado di rilanciarli inserendoli in un meccanismo ben oliato che gira a perfezione. I peggiori invece sono Immobile e Barella. Del primo abbiamo detto sopra. Ma per il secondo forse vale lo stesso discorso. Fa benissimo nell’Inter, nel grandissimo catenaccio costruttivo di Antonio Conte, per le sue grandi doti da incontrista che non ha paura di niente e di nessuno, nemmeno di picchiare di santa ragione. Dove c’è da giocare però magari non è così buono come sembra.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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