Bell'Italia con l’Inghilterra, ma non segna. Cercasi goleador disperatamente
con l’Inghilterra a Wolverhampton finisce zero a zero, dopo aver lasciato confortevoli trame di gioco e i soliti palloni sprecati sotto porta

E sono tre, adesso, tre indizi, che fanno una prova. Bell’Italia, anche questa volta: con l’Inghilterra a Wolverhampton finisce zero a zero, dopo aver lasciato confortevoli trame di gioco e i soliti palloni sprecati sotto porta, un po’ il nostro marchio di fabbrica. Risultato giusto, perché sono due per parte le grandi occasioni da gol, ma se uno si mette lì col bilancino, sono più le azioni pericolose nostre che quelle degli inglesi, quasi tutte confezionate nel primo tempo e quasi tutte prodotte e concluse dal nostro centrocampo: quella di Tonali è un contropiede da manuale innestato da Locatelli, poi Frattesi due volte, tocca di fino e spara alto, e anche Pessina spaventa Ramsdale. Scamacca va al tiro una sola volta e mira alle stelle. Sufficienza molto stentata la sua. Benissimo, invece, Pessina, Tonali, Locatelli e Gatti, ennesimo esordiente di stampo manciniano, occhio lungo e coraggio raro. Nel complesso, comunque, la nota più piacevole viene dalla nostra mediana, un pacchetto di giovani forti, che ha gambe e fosforo, il talento di Pellegrini e la corsa di Frattesi, un po’ la copia di Barella, l’intelligenza di Tonali e la sostanza di Locatelli.
Italia bella ma non segna
E’ un’Italia molto diversa da quella dell’Europeo e della prima edizione di Mancini: bada meno al possesso palla, non è più padrona della partita e preferisce lasciar giocare gli avversari, cercando di far male con le ripartenze. Non potrebbe essere altrimenti, perché non ci sono più i palleggiatori, Verratti e Jorginho su tutti, ma tanti uomini di corsa e di contrasto. Resta l’annoso problema del gol, perché cominciano a essere davvero troppe le partite con lo zero nella tabella dei marcatori, cinque dopo gli Europei e ci sono già costate i mondiali. Per assurdo, potrebbe tornare utile all’improvviso e almeno nell’immediato il vituperato e ormai non più giovanissimo Immobile, che è grande puntero da contropiede da incastrare perfettamente nel nuovo sistema di gioco. E di sicuro ci calza a pennello Chiesa, con la sua velocità e la sua abilità negli spazi.
Cercasi goleador
Con Ciro comunque ci metteremmo una pezza, ma non risolveremmo il problema, perché comincia a essere un po’ troppo in là con gli anni (32) per farci un pensierino con vista sui prossimi europei e mondiali 2026. Dobbiamo sperare che spunti qualcosa dal campionato, qualcuno che non t’aspetti o un ragazzino all’improvviso. Ma per ora sono solo belle illusioni, c’è il deserto assoluto. Stiamo bene, invece, nelle altre zone del campo, come ha dimostrato la partita con l’Inghilterra. Sulle fasce, in proiezione offensiva, possiamo aggiungere Gnonto, ormai quasi una certezza, che aggiunge qualità alla quantità. A centrocampo soffriamo persino di abbondanza, perché c’è già un nugolo di belle promesse, da Edoardo Bove a Miretti, che preme alle spalle dei nuovi Tonali e Frattesi. Sono i corsi e ricorsi storici. Un tempo, là davanti, dovevamo pescare nel mazzo, tanti ce n’erano, e lasciavamo fuori gente che adesso ci sogneremmo, da Pulici a Pruzzo. Oggi dovunque giri, boh, c’è quasi nessuno. A noi piace Raspadori, che però è una sottopunta, come si dice in gergo, ha fisico, coraggio, tecnica, e soprattutto intelligenza. Con l’Inghilterra è entrato al posto di Scamacca e ha fatto subito quello che serviva e che non stava facendo il suo compagno, pressing e corsa.
Martedì in campo contro la Germania
Adesso nuovo esame con la Germania, in terra tedesca. Appuntamento per martedì. Comunque vada, non dobbiamo dimenticare quello che abbiamo fatto in queste tre partite. Lo stesso Mancini, dopo l’Inghilterra, ha ammesso che non se lo aspettava, che siamo andati molto meglio di quello che immaginava. Verrebbe da chiedersi che cosa sarebbe successo con questi nuovi tra Svizzera e Macedonia. Pensiero inutile. Come spiega Tonali, pochi anni sulle spalle e molto sale in zucca, è il tempo il segreto del gioco: "Agli europei e oggi l’abbiamo avuto, per assimilare i concetti e le idee del mister. Durante l’anno non ce n’è, arriviamo in nazionale con in testa i sistemi della propria squadra e facciamo fatica ad adattarci". Un tempo ci hanno sempre salvato i goleador, a superare i momenti difficili. Gira e gira, dai rigori di Jorginho agli zero gol sul tabellino, dovremmo solo pregare di trovarne uno. Al resto poi ci pensa il Mancio.