Mancini e la verità sull'addio alla Nazionale: "Gravina poteva trattenermi"
L'ex Ct azzurro attacca il presidente della Figc: "Non ha voluto che io restassi. Mi sono solo dimesso, non ho ucciso nessuno". Lo scontro dopo la ristrutturazione dello staff azzurro


Le dimissioni a sorpresa di Roberto Mancini da Commissario tecnico della Nazionale hanno tutti i contorni del giallo di Ferragosto. Perché la scelta di chiudere con la selezione azzurra è stata preannunciata dal Ct (ancora sotto contratto fino al 2026) con una telefonata a Gravina, e poi formalizzata via Pec alla Figc.
"Non ha voluto che io restassi"
Un giallo che il "Mancio" ha provato in parte a spiegare nelle interviste con Il Messaggero, La Repubblica e Libero. "Se Gravina avesse voluto, mi avrebbe trattenuto. Non l'ha fatto". Roberto Mancini, ex ct della Nazionale, parla a ruota libera dopo le dimissioni e l'addio alla panchina dell'Italia. Il 58enne tecnico, che pare destinato ad un ricchissimo contratto in Arabia Saudita, accende i riflettori sul rapporto con il presidente della Figc, Gabriele Gravina: "Non ha voluto che restassi", sintetizza Mancini.
"Mi sono solo dimesso, non ho ucciso nessuno"
Mancini quindi si è dimesso per le divergenze con il presidente della Figc. "Non ho fatto niente per essere massacrato così. Mi sono solo dimesso e ho detto che è stata una mia scelta", ha dichiarato l'ex Ct. "Mica ho ucciso nessuno, ho solo esercitato un diritto alle dimissioni. Perché tanti attacchi così violenti sul piano personale? Non mi aspettavo certi giudizi morali", dice. E le voci sull'accordo con i sauditi? "Le mie dimissioni non sono legate a un accordo già raggiunto", ha ribadito Mancini. "Ho cercato più volte di parlare con Gravina ed esporgli le mie ragioni - rivela Mancini -. Gli ho spiegato che in questi mesi mi doveva dare tranquillità, lui non l'ha fatto e io mi sono dimesso".
La ristrutturazione dello staff di Mancini
La ristrutturazione dello staff da parte della Federazione è stato un motivo dello scontro. Mancini ha salutato alcuni dei suoi collaboratori storici e ha visto entrare volti nuovi. Il vice Chicco Evani via, al suo posto Bollini. Attilio Lombardo spostato all'Under 20. L'ex Juve Andrea Barzagli affiancato per curare l'allenamento della difesa. E Gigi Buffon, altro giocatore simbolo del bianconero, come capodelegazione nel ruolo che era stato dell'amico Vialli. Mancini lo accusa di avergli portato via i collaboratori più stretti. "Si è mai visto un presidente federale che cambia lo staff di un Ct? Gravina è da un anno che voleva rivoluzionarlo". "È da un po' di tempo che lui pensava cose opposte alle mie", aggiunge. "A quel punto doveva mandare via me".
"Non ho niente contro Buffon"
Le dimissioni però non c'entrano con l'arrivo di Buffon. "Sapevo che il presidente Gravina avrebbe scelto Gianluigi ed era la soluzione giusta dopo l'addio di Vialli. Niente contro di lui". A chi lo accusa di aver tradito la Nazionale, replica dicendo: "Io sono sempre stato corretto", "quando sono arrivato in azzurro ho rinunciato a opportunità più redditizie, ho fatto una scelta ed è stato il lavoro più importante della mia vita". E poi "ho lasciato la Nazionale a 25 giorni dalla prossima partita, non tre". Su un eventuale futuro in Arabia Saudita, Mancini afferma che la situazione che sta denunciando "è indipendente da quello che potrà succedere in futuro e da dove andrò. Ora non voglio pensare a niente".