Quel ragazzo piccolo, veloce e appassionato di latino che fa sorridere il Mancio
Poca classe, ma cuore e coraggio. L'Italia dei giovani che non ti aspetti, tiene testa alla Germania in National League e scopre Gnonto.

L’aspirina l’abbiamo presa. E ci ha fatto pure stare meglio. Ma non possiamo pensare che il problema sia passato, che sia già bell’e scomparso. Italia Germania è una buona boccata d’ossigeno abbastanza inattesa, perché sinceramente era quasi impossibile immaginare che dieci giovanotti dai trascorsi poco gloriosi, buttati per la prima volta insieme nell’agone, potessero dare una prova di compattezza così felice.
Inizio timoroso
Dopo un inizio timoroso, sospinta dalle urla di Mancini, la nazionale ha sciolto le catene e preso baldanza, più fisica che raffinata, più muscolare che elegante, ma comunque capace di occupare campo e imbastire trame, arrivando al tiro più di una volta e mettendo nel carniere pure un palo di Scamacca e un colpo di testa, sempre suo, sprecato fuori a porta spalancata, oltre al gol di Pellegrini che ha avviato il pareggio del Dall’Ara.
I limiti della Germania
La Germania non è il carro armato che temevamo, perché la Bundesliga consuma molte più energie della scalcagnata serie A italiana, Sané sembra un fantasma che stentiamo a riconoscere, paga qualche assenza di troppo e i suoi terzini sono poca cosa. Tira fuori gli artigli tre minuti soltanto, dopo aver subito il gol, e pareggia con Kimmich. Però questi nuovi alemanni, arricchiti anche loro dalla globalizzazione, restano pur sempre una delle nazionali più forti del mondo, il loro calcio fa scuola, hanno classe e acciaio, e un vivaio così vasto e consistente che ci moriamo d’invidia.
La nuova Italia
Noi schieriamo una squadra che ha per capitano e suo emblema una riserva del Milan, Florenzi, proponiamo dieci cambi rispetto a Wembley e ai titolari degli ormai lontanissimi europei, e sei debuttanti. Abbiamo poco più di 120 partite di Champions giocate contro le cinquecento e passa dei tedeschi, cinque volte tanto, e siamo dei carneadi al cospetto di una corazzata, che sarà stanca e non avrà tutta questa voglia di correre, ma incute rispetto solo a guardarla.
Gnonto simbolo della rinascita
Eppure è il più carneade di tutti a simboleggiare la nostra esile speranza di rinascita, un ragazzino di 18 anni, questo Wilfried Gnonto, che non conosceva nessuno a parte Mancini, piccolo e veloce, di testa e di cuore, studente del liceo classico appassionato di latino, nato a Verbania da genitori ivoriani, padre operaio e mamma cameriera: è lui il migliore in campo, lui che sblocca la partita servendo la palla gol a Pellegrini, lui l’unica nostra porta da aprire sul futuro.
Mancini torna a sorridere
Alla fine il Mancio torna a sorridere, dopo quasi un anno che non succedeva. E’ il primo comunque a non nascondersi la verità, perché i problemi restano tutti, a cominciare dalla debolezza congenita del nostro movimento, come non capitava da una vita: al posto di Totti, Del Piero, Pirlo, di Vieri, Inzaghi, e di un elenco che non finisce più voltandosi indietro, abbiamo Scamacca e Cristante, Pobega e Cancellieri, che sono bravi per carità, ma che ci sembrano solo scommesse più che certezze. Questo passa il convento. Uno come il Mancio, con la sua tecnica, chissà come vede questa nazionale che è costretto a impastare senza nessuno, ma proprio nessuno a parte forse Pellegrini e Gnonto, capace di dare del tu al pallone, come faceva lui.
Addio alla vecchia guardia
Quattro anni fa almeno c’erano Verratti, Jorginho, Insigne, Chiesa, pure Chiellini che se non è un raffinato è comunque una grande sicurezza. Oggi Jorginho è già inesorabilmente ai titoli di coda, Chiello ha salutato, Insigne quasi, tornerà Verratti, che però ha già girato la boa dei trenta. Eppure questi nuovi ragazzi hanno dato nell’insieme una buona prova di compattezza, di umiltà e di coraggio. Bene Pellegrini, così così Scamacca, meglio di tutte le altre volte, muscoli e cuore, centravanti d’area e di gioco, bravo a far salire la squadra, ma troppo impreciso, e con una squadra che ha il problema del gol non è buona cosa. Tonali male nel primo tempo, meglio nel secondo, ma non sembra il giocatore determinante del Milan. Frattesi ottimo primo tempo, scomparso nella ripresa. Maluccio Bastoni: il Chiello è un’altra cosa. Acerbi senza infamia e senza lode. Indispensabile Cristante, un frangiflutti.
Martedì la replica
Si replica martedì a Cesena, contro l’Ungheria, che oltre a far parlare di sé per le sue esibizioni di razzismo con il beneplacito dell’Uefa, ha una squadra di lotta e catenaccio tipo Macedonia, per intenderci. Brutti ricordi. Ma anche un bel test per la nostra miseria sotto porta.