Risultato brutto: 3-1. Ma l'Italia perde la partita, non l'onore
A Wembley finisce 3-1 per i padroni di casa. La partita l’ha decisa la classe che non abbiamo e chissà se la vogliamo ancora cercare

Il risultato è brutto: 3-1. L’Italia no. Il primo tempo degli azzurri, anzi, è stato di quelli che non ti aspetti, e forse meritava di chiuderlo addirittura in vantaggio. Alla fine la partita l’ha decisa la classe che non abbiamo e chissà se la vogliamo ancora cercare. Sul gioco gli azzurri sono stati alla pari contro i più quotati avversari inglesi, ma è nel confronto fra gli uomini, nella inferiorità tecnica (e anche fisica) che abbiamo pagato dazio. Se volessimo dare i voti, potremmo dire che Spalletti supera l’esame, la Nazionale invece è quello che è. Al ct mancano i giocatori che sanno interpretare sul campo le sue idee, perché questa squadra non è il Napoli e si vede. E manca soprattutto la classe, che abbonda nelle fine degli inglesi. Con Kane, Bellingham, Foden, Rice e Grealish in panchina puoi sempre sperare che ci pensino loro a risolvere le situazioni difficili. Noi non abbiamo nessuno così. E per risolvere le partite complicate dobbiamo fare molta più fatica e non deve venir meno nessuno.
Wembley avrebbe anche potuto rispolverare bei ricordi per noi. Qui abbiamo chiuso appena due anni fa il miracolo dell’Europeo, miracolo di coraggio e di risultati, stampato nella memoria in quell’abbraccio fra Vialli e Mancini («Ne dovete ancora mangiare di pastasciutta», gridavamo sollevando la Coppa in faccia ai tifosi inglesi). Ma i padroni di casa allora non avevano Bellingham, la nuova stella del calcio mondiale, e soprattutto non avevano ancora preso coscienza della propria forza, invischiati nella prudenza di Southgate a rintanarsi nella loro paura. Questa è una nazionale diversa che non può più nascondere la grandezza di un movimento cresciuto in maniera esponenziale in questi due anni grazie all’esplosione dei suoi giovani. L’Inghilterra, a differenza di noi, ha trasformato i successi del suo brand in un grimaldello per coltivare talento.
La Premier League oggi può permettersi di donare 130 milioni di sterline dei guadagni dai diritti tv alla Lega dei campionati minori perché investano quei soldi per le infrastrutture e gli aiuti ai club che così possono cercare giovani promesse da lanciare nel firmamento del football di Sua Maestà. Dal prossimo anno i 130 milioni diventeranno 210 e dal 2028 300. I Bellingham. i Foden e tutti gli altri non sono arrivati a caso. Dal 2017 gli inglesi a livello giovanile hanno vinto due Europei under 21, due Europei under 19, un Mondiale under 20 e un altro under 17. Anche noi abbiamo vinto un Europeo under 19 e siamo vice campioni del mondo under 20, ma nessuno dei nostri sta giocando ad alti livelli, perchè non abbiamo né il coraggio né i soldi per rischiarli. E per cercare un talento da lanciare siamo costretti a richiamare Bonaventura, che «ha una gestione della palla totale, tiro da fuori area, gol e inserimento», come lo ha descritto Spalletti in conferenza. Solo che Bonaventura ha 34 anni. Eppure, ha detto il ct, «sì, è lui il nostro Bellingham».
Solo che stasera Bonaventura non è negli undici titolari. C’è dall’inizio l’unico goleador che possiamo permetterci: Frattesi. Il resto è quel che passa il convento: ma Scalvini non dovrebbe far rimpiangere Bastoni e di Barella non si può fare a meno, sperando che non ripeta la prova scialba contro Malta. Scamacca davanti. Dall’altra parte Bellingham, Foden e Kane, che già questi ve li raccomando, e l’aggiustatore Rice a centrocampo, un mezzofondista unico, capace come nessuno a dare equilibrio alla sua squadra, di fianco al picchiatore Philips. Già a leggere le formazioni non ci sarebbe che da affidarsi allo stellone nostro, che possa tornare a darci uno sguardo. Si comincia con l’Inghilterra che fa da padrona e occupa la metà campo azzurra, impedendo la nostra costruzione dal basso per ripartire, con un pressing asfissiante. Però la prima volta che ci riusciamo, Udogie ribalta il gioco e serve El Sharaway: cambio di campo, Berardi lancia Di Lorenzo, traversone basso e Scamacca lo infila in porta. Zero a uno.
E subito dopo, azione insistita degli azzurri, e Frattesi manca il controllo in area sprecando il raddoppio. Al 22’ altra ripartenza di massa dell’Italia, conclusa da Scamacca con un tiro a lato. Bisogna aspettare il 27’ per vedere il primo tiro in porta degli inglesi: Bellingham di testa, quasi un appoggio a Donnarumma. Ma subito dopo al 28’, Di Lorenzo atterra Bellingham lanciato in area da un rimpallo di Scalvini (fino a quel momento un po’ deludente). Kane trasforma: uno a uno al 32’ (dopo 4 minuti di controllo al Var). Alla ripresa del gioco, gli azzurri ripetono l’azione che li aveva portati in vantaggio, solo che, sul traversone rasoterra di Di Lorenzo, Frattesi viene anticipato vicino alla linea di porta. Risponde l’Inghilterra in contropiede, con Bellingham fermato in area da Scalvini che si immola beccandosi una testata. Rashford impegna Donnarumma, ma l’occasione più ghiotta ce l’ha l’Italia, a un minuto dalla fine del primo tempo, quando su una mischia dopo un tiro di Udogie respinto da Pickford, Berardi cicca clamorosamente la palla gol e i padroni di casa si salvano in angolo. Italia sopra ogni aspettativa fino adesso. Udogie è una piacevole sorpresa, ottimo El Sharaway. Ma è tutta la squadra che fa bene, difende e riparte sempre compatta, con tanti uomini.
Ma il secondo tempo è tutta un’altra storia. L’Inghilterra cambia schema e si mette dietro ad aspettare. Le sue ripartenze sono letali. Prima Foden lanciato in area è centrato da Udogie, che stoppa lui al posto del pallone, e per fortuna che l’arbitro Turpin lascia correre. Poi Bellingham s’inventa una giocata su Scalvini e fugge via in campo aperto, trovando Rashford, che infila Donnarumma. A questo punto Spalletti ci mette del suo, togliendo il miglior difensore, Acerbi, per buttare dentro Bastoni, uno che non è proprio un fulmine di guerra. E si vede. Kane se lo beve facilmente, si libera di Scalvini e supera Donnarumma: 3-1. Siamo al 77’. Due gol creati da Bellingham e doppietta di Kane, alla fine la partita è decisa dai fuoriclasse, che noi non abbiamo. Tra gli azzurri sono sembrati sotto tono Scalvini e Berardi, oltre a Bastoni per i pochi minuti che ha giocato. L’Italia deve ripartire dal primo tempo, quando non si hanno campioni, si deve puntare tutto sulla squadra, sulla sua compattezza e sul «calcio libero», come lo chiama Spalletti. Sperando che col tempo riesca anche a trovare uomini adatti alle sue idee di gioco. E che magari da qualche parte spunti prima o poi quello che ci manca più di tutto: un grande attaccante.