Tiscali.it
SEGUICI

Ecco la nuova Italia simil Inter di Spalletti. Per ora vola. Il vento è girato: Speriamo che duri fino ai mondiali

Bastava un punto. Ne ha presi tre. Uno a zero al Belgio, a casa sua, allo stadio Re Baldovino di Bruxelles, che un tempo era l’Heysel di infausta memoria, e si vola ai quarti di Nations League

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Ecco la nuova Italia simil Inter di Spalletti. Per ora vola. Il vento è girato: Speriamo che duri...
Foto Ansa

Bastava un punto. Ne ha presi tre. Uno a zero al Belgio, a casa sua, allo stadio Re Baldovino di Bruxelles, che un tempo era l’Heysel di infausta memoria, e si vola ai quarti di Nations League, con un turno di anticipo e il primo posto ormai in tasca. Alla nuova Italia di Spalletti piace esagerare. Si schiera in campo con un inedito 361, che lascia immaginare chissà quali barricate, tenendo Barella in mezzo libero di fare quello che vuole, un po’ trequartista un po’ interditore. E invece, alla faccia del modulo, prende in mano la partita e comanda il gioco per quasi tutto il primo tempo.

Il Belgio di Tedesco fatica a capirci qualcosa, annaspa incerto attorno al nostro fraseggio, avendo cinque in linea dietro, come una qualunque provinciale di serie A. Fino al gol di Tonali, alla sua prima rete in nazionale, il possesso palla è ottanta a venti per gli azzurri. Un dominio assoluto. Noi sembriamo la Spagna o la Svizzera, e il Belgio l’Italia in una di quelle figuracce che ci hanno umiliato appena pochi mesi fa. Eppure nel ranking Fifa sono davanti, loro sesti e noi noni, non è una nazionale che si può fare a fette come si vuole. Semplicemente, siamo noi che non siamo più gli stessi, che non siamo più quelli che stanno dietro agli altri.

Italia simil Inter

La cosa difficile da immaginare è che tutto questo sia potuto accadere in un lasso di tempo così breve. Dopo il tutti a casa dalla Germania con la coda fra le gambe, Spalletti ci ha ragionato sopra, mentre infuriavano le polemiche e l’impresentabile Gravina - ahinoi - inchiodava la sua poltrona. Gli uomini non erano tutti da cambiare. Qualche innesto giovane e basta. Era lui che doveva cambiare. O meglio, che doveva adattarsi. Inutile pensare di replicare il suo Napoli. Non aveva gli stessi uomini e non aveva in ogni caso il tempo di farlo. L’ossatura dei suoi convocati era quella dell’Inter e la cosa migliore era metterli in condizioni di sentirsi a loro agio. La prima cosa che ha deciso è questa, l’Italia avrebbe giocato come l’Inter, e così ha fatto, stesso modulo e stesse idee. Non è proprio la sua filosofia, ma si può ovviare in qualche modo.

Innanzitutto, il gruppo, un nucleo di fedelissimi, e porte quasi chiuse per gli altri. Innesti? Solo giovani e uno per volta. Locatelli è un’eccezione, difficile che si ripeta (e anche che ritorni). L’Italia è quella che avete visto a Bruxelles, con Ricci al posto di Rovella, e questa sarà fino ai mondiali. Fuori Fagioli, che ha sempre deluso, e se arriverà qualcuno sarà uno dei ragazzi del Milan (occhio a Camarda, lo ripetiamo fino alla noia). Dopo il fallimento in Germania, i suoi convocati non hanno mai superato la soglia dei 23, tutte le volte quasi sempre gli stessi con qualche piccola rotazione. Così può creare il suo gruppo di fedelissimi da portare ai mondiali, un nucleo di miliziani che ha imparato a giocare a memoria, stile Inter con una spruzzata di Spalletti per renderla - in teoria - più offensiva.

All'attacco del Belgio

Come ha fatto a Bruxelles. Pronti e via, e ha messo i rossi lì dietro a proteggere la propria area mentre gli azzurri venivano avanti da tutte le parti, con un centrocampo di ottima fattura (Rovella all’esordio promosso a pieni voti: aveva ragione Sarri e non Allegri, che non lo vedeva) a girare attorno a Barella, libero di spaziare dove gli pareva. Il gol è arrivato come logica conseguenza di questo dominio, illuminato dall’assist di Di Lorenzo per Tonali. Bene, tutti bravi. Poi diciamo anche che il Belgio era decimato dalle assenze, gli mancavano Doku, De Bruyne, De Ketelaere e Courtois, cioé i suoi migliori, che Lukaku aveva di fronte Buongiorno, uno che non è solo uno dei migliori difensori europei, ma anche un suo compagno di squadra che ne conosce a memoria pregi e difetti.

Nel secondo tempo, l’Italia ha sofferto, ha alzato le barricate dietro, l’ha salvata due volte Donnarumma e una il palo, ma ha pure rischiato di raddoppiare con qualche letale ripartenza. Il risultato l’ha fatto nel primo tempo, giocando da Inter alla Spalletti. La Francia dal canto suo s’è fatta bloccare sul pareggio da Israele, assicurando praticamente il primo posto agli azzurri, che potranno anche perdere domenica a San Siro. Il vento è girato. Speriamo che duri fino a questi benedetti mondiali, perché non ne siamo così sicuri. 

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
I più recenti
Un gol mai visto a Dortmund raccattapalle diventa eroe. E Spalletti si prende Tapiro
Un gol mai visto a Dortmund raccattapalle diventa eroe. E Spalletti si prende Tapiro
Gardaland, acrobazie mozzafiato dei rider Red Bull per il 50° anniversario del parco
Gardaland, acrobazie mozzafiato dei rider Red Bull per il 50° anniversario del parco
Le Rubriche

Claudia Fusani

Vivo a Roma ma il cuore resta a Firenze dove sono nata, cresciuta e mi sono...

Pierangelo Sapegno

Giornalista e scrittore, ha iniziato la sua carriera giornalistica nella tv...

Andrea Curreli

Cagliaritano classe '73 e tifoso del Cagliari. Studi classici e laurea in...

Stefano Loffredo

Cagliaritano, laureato in Economia e commercio con Dottorato di ricerca in...

Italo Cucci

La Barba al palo, la rubrica video a cura di Italo Cucci, famoso giornalista...