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Il Cagliari vola e la Sardegna torna a sognare 50 anni dopo Riva. E' nato l'Ajax italiano

Chiamatele coincidenze, ma c’è uno strano rumore nell’Isola, che non si sentiva da un mucchio di tempo: un Rombo di Tuono

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
La gioia dei giocatori del Cagliari al quinto gol, di Radja Nainggolan (Ansa)
La gioia dei giocatori del Cagliari al quinto gol, di Radja Nainggolan (Ansa)

Chissà se è un caso che il Cagliari torni a sognare proprio quest’anno, che Gigi Riva compie 75 anni, a mezzo secolo da quella cavalcata che era cominciata il 14 settembre del 1969 con uno zero a zero a Genova contro la Sampdoria e finita una domenica di aprile con la gente che piangeva all’Amsicora, e Manlio Scopigno che ascoltava il telecronista urlare impazzito, guardandolo con il fastidio di chi spera che tu faccia in fretta che se no la minestra si raffredda. E chissà se è un caso che il Cagliari non facesse così bene all’inizio del campionato, dopo dodici giornate, proprio da quella stagione lì, cinquant’anni fa. E’ vero che forse oggi non si può sognare come allora, perché il mondo è cambiato e anche il calcio, e le squadre adesso non sono più giocattoli del padrone ma vere e proprie potenze industriali con fatturati da capogiro.

Il sogno non è quello dello scudetto

Quest’anno lo scudetto sarà una sfida tra le corazzate della Juventus e dell’Inter, le promesse spettacolari di Sarri contro il catenaccio vendicativo di Conte. Ma i numeri raccontano anche un’altra storia, un miracolo che non si aspettava nessuno, forse nemmeno Giulini e neppure Maran. Le sette vittorie su 12 partite dei rossoblu fanno parte di un bottino da 24 punti, che rendono i sardi la squadra con il più grande miglioramento rispetto alla scorsa stagione: ben 10 punti in più. Tanto per capire, l’Inter, che è seconda in questa speciale classifica, di punti in più ne ha solo 6. Il tabellino di marcia dice ancora che i rossoblu hanno fatto 23 gol e ne hanno subiti 12, ma che il loro cammino di risultati utili dura solo da 10 partite. Il campionato non era cominciato bene: alla prima giornata, il Cagliari aveva perso in casa contro il Brescia.

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Il “bottino Barella” messo a frutto

Maran ha provato a spiegare questo miracolo dicendo che «la cosa bella è che questa squadra ha una determinazione tale che vuole sempre dal primo all’ultimo minuto portare a casa la vittoria con grande ferocia». Il carattere. E una campagna acquisti perfetta. Come dice ancora Maran, il presidente è stato bravo e «ha scelto di rinvestire in maniera adeguata quello che aveva incassato dalla cessione di Barella». Senza contare che magari ci ha messo pure qualcosina in più. Ed è stato anche bravo, forse, a convincere lui Nainggolan, il vero fiore all’occhiello del mercato estivo, la vera punta di diamante, perché Barella sarà giovane, italiano e forte, ma Radja, questo Radja, è il leader che trasforma una buona squadra in una squadra ambiziosa. Giulini, Maran e Nainggolan.

Non solo calciatori

Ma poi tanti altri nomi nuovi che uno non si aspettava. A cominciare da quello di Marcello Carli, il ds che ha preso il posto di uno navigato come Giovanni Rossi: prima di approdare nell’isola, aveva lavorato solo a Empoli con il presidente Corsi, e aveva fatto pure molto bene, scoprendo giocatori come Rugani, Hysaj, Mario Rui, Zielinski. Peccato che nessuno se ne fosse accorto, prima di Giulini. Ma il calcio è così. Oltre a Nainggolan, Carli ha portato a Cagliari il tanto desiderato Nahitan Nandez, Mattiello, Luca Pellegrini, Giovanni Simeone e Marko Rog.

La rivelazione Rog

Se nessuno di questi acquisti ha fallito - e questo è già un dato eccezionale - è forse quello meno atteso di tutti che ha avuto la resa migliore, perché Rog a Napoli non aveva quasi mai giocato e in Sardegna invece è diventato l’elemento fondamentale di un centrocampo molto forte, a cui assicura corsa e fosforo. Rog, Nainggolan e Nandez, i gioielli della mediana rossoblu assieme al metronomo Cigarini, interpretano perfettamente la filosofia di un tecnico solido e pratico come Maran, uno che non canterà le odi e i peana del bel gioco, e che non farà mai conferenze stampa spettacolari, ma che in silenzio ha sempre portato il fieno in cascina e alla resa dei conti è capace di andare più lontano di tanti altri.

Anniversari importanti          

E’ così che la Sardegna è tornata a sognare cinquant’anni dopo. Non sarà scudetto, ma Europa sì, e dietro le due grandi corazzate del Nord ci sono proprio loro. E forse non saranno coincidenze e non sarà niente, ma è tutto così strano. Fra pochi giorni quando varcheremo la soglia del 2020 il Cagliari festeggerà insieme i 100 anni di vita e i 50 da quello scudetto che riempì l’Amsicora di gente che sapeva di sognare e quant’era bello sognare. Proprio adesso che quel numero 11 con la sua faccia da antico romano squadrata con lo scalpello, che con la maglia rossoblu ha segnato 164 gol in 315 partite di campionato, vinto un tricolore e fatto il presidente del club, ha appena compiuto i 75 anni. Come lo speaker ha continuato a ripetere al Casteddu in trionfo per i cinque gol alla Fiorentina. Chiamatele coincidenze. Chiamatele come vi pare. Ma c’è uno strano rumore nell’Isola, che non lo si sentiva da un mucchio di tempo. Un Rombo di Tuono.  

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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