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Allenatori nel mirino, chi vince finisce sotto attacco e chi perde va capito: Adani, Allegri, Gattuso e il club di Caressa

Una sola panchina è stata confermata, quella di Walter Mazzarri, che sta portando il Torino alle soglie della Champions. Un’altra, quella di Gasperini, all’Atalanta vorrebbero non cambiarla più

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   

Con un bel conto in banca uno può permettersi anche di fare il precario. Ma la cosa strana di questa serie A schienata da un po’ di anni sotto la Juventus è che siano proprio gli allenatori che vincono quelli messi in discussione. Prendete le prime otto squadre della classifica. Una sola panchina è stata confermata, quella di Walter Mazzarri, che sta portando il Torino alle soglie della Champions. Un’altra, quella di Gasperini, all’Atalanta vorrebbero non cambiarla più per tutta la vita, ma con il valzer di allenatori che si annuncia in giro è lui che potrebbe finire per ascoltare qualche sirena.

Le altre sono tutte sotto attacco

A cominciare dalla Juve, la padrona degli scudetti, otto di fila, Allegri e Agnelli che annunciano la conferma per il prossimo anno subito dopo essere stati sbattuti fuori dall’Ajax, eppure quasi nessuno che ci crede. Non si capisce bene neanche perché, visto che a ogni conferenza stampa, il tecnico che ha messo cinque campionati vinti in bacheca, più quattro Coppe Italia, più due Supercoppe e due finali di Champions, continua a ripeterlo: «Io sto bene qui. E voglio restare. Adesso ci vedremo con il presidente e progetteremo il futuro». Ed è proprio attorno a quell’appuntamento - atteso per questa settimana - che crescono i dubbi.

Per Gattuso invece tanti dubbi non ce ne sono

La sua storia sulla panchina del Milan è già arrivata ai titoli di coda. Dopo la sconfitta con il Torino, i dirigenti si sono chiusi negli spogliatoi con l’allenatore per un’ora e venti minuti e non devono avergli fatto troppi complimenti. La classifica dei rossoneri è in discesa libera: quattro sconfitte e due pareggi nelle ultime sette partite. Una sola vittoria, striminzita, con la Lazio, che però si è rifatta con gli interessi in Coppa Italia. Gioco, non ne ha mai avuto molto. Finché reggeva la difesa, il Milan è riuscito a sfangarla. Appena ha dovuto un po’ alzare il baricentro, per far fronte alle ambizioni di alta classifica, il castello è crollato. Leonardo, Maldini e Gazidis hanno incontrato di nuovo Gattuso anche il giorno dopo la debacle di Torino. Nessuno di loro ha speso una parola a favore di Ringhio.

Il clima di sfiducia è abbastanza evidente

Si va avanti fino al termine della stagione perché non c’è alternativa, sperando in un miracolo. Se continua così i rossoneri escono anche dalla Europa League e sarebbe una tragedia per le casse della società, nel mirino pure del Fiar Play finanziario. Leonardo, dopo la vittoria della Lazio a San Siro, sarebbe rimasto favorevolmente impressionato da Simone Inzaghi, che ormai da qualche tempo non è più nelle grazie di Lotito. Pure la panchina dei biancocelesti traballa. La partita persa con il Chievo, ultimo in classifica e già condannato alla serie B, ha riportato il presidente agli umori di inizio stagione, quando lo intercettavano mentre si infuriava con il suo tecnico al telefono: «Decido io, non tu. Ti stai sempre a lamentà di tutto! E c’hai una squadra che vale dieci volte le altre».

I possibili sostituti

Simone Inzaghi non sarebbe comunque l’unico papabile sulla panchina del Milan. Davanti a lui in lista ci sono Arsene Wenger e soprattutto Antonio Conte. L’ex Chelsea è nei desideri pure di Inter e Roma. Con i nerazzurri sembrava già fatta. Ma poi hanno fatto i conti: il tecnico pugliese costa una sberla mica da poco, almeno dieci netti, e sul bilancio continuerebbe a pesare anche lo stipendio di Spalletti, altri otto al lordo. Troppi soldi. Spalletti in conferenza stampa ha ironizzato con un giornalista: «Ci vediamo il prossimo anno. Se lei sarà confermato al seguito dell’Inter». Con la frenata di Marotta e Ausilio (ma non la chiusura), è passata la Roma in pole position. L’ha fatto capire Francesco Totti, riempiendo di elogi il salentino: «Conte è un allenatore che ha vinto dovunque è andato». E san Ranieri, che s’è seduto sulla panchina della Roma firmando un mini contratto solo per l’emergenza, ha detto addirittura che se viene davvero qui «lo vado io a prendere in aeroporto».

Ancelotti nel mirino

A Napoli invece sono i tifosi che molto probabilmente andrebbero a prendersi all’aeroporto Sarri per riportarlo in casa. Ipotesi irrealizzabile. De Laurentiis non ha mai messo in discussione Ancelotti e la sua conferma è sicura. Ma sono proprio i tifosi che non sono affatto soddisfatti e che hanno riacceso la nostalgia. L’unico obiettivo centrato è il secondo posto, ma a venti punti dalla Juventus, mentre l’anno scorso di questi tempi il Napoli era a un tiro di schioppo dalla capolista. Tutti gli altri sono falliti miseramente, Champions, Europa League e Coppa Italia.

Allegri, Adani e club di Caressa

Sono i controsensi di questo campionato. Così, nel mondo alla rovescia della serie A, non bisognerebbe neanche stupirsi se Sky si mette a fare il processo ad Allegri, che continua a vincere da cinque anni, e difende a spada tratta Gattuso, che non solo sta affondando con il Milan, ma che in quanto a gioco è pure peggio di Allegri. Adani dallo studio non lo critica soltanto. Lo attacca pure personalmente: «Tu rivendichi uno spazio, ma non dici cose serie, sensate e pensate...». «Stai zitto», gli ha risposto piccato il tecnico livornese prima di prender cappello e levare le ancore. Il giorno dopo, Adani ha raddoppiato la dose, spiegando che lui cerca sempre un contradditorio «senza alcuna forma di servilismo e senza lisciare il pelo a nessuno. Secondo me lui è stato scortese, maleducato e anche arrogante...».

Forse un po’ esagerato, visto che lui aveva replicato con toni mica da educanda: «Stai zitto lo dici a tuo fratello». Ma meglio lui o lo studio di Caressa, dove tutti si sono messi a elogiare Gattuso dopo la disastrosa sconfitta con il Torino, manco avesse vinto il campionato? Ambrosini è arrivato a dirgli: «Hai fatto un lavoro eccezionale. Non sei un po’ troppo generoso con i tuoi giocatori?». Persino Gattuso è a disagio, perché ha appena finito di dire che lui si sente responsabile dei risultati: «Io sono fatto così», sussurra. E Costacurta: «Ha detto tutto Ambrosini. Mi ha rubato la domanda». Pensate davvero che chi paga l’abbonamento abbia voglia di sorbirsi interviste - interviste? - di questo tipo? Meglio Adani. Tutta la vita. 

 

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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