Il mercato dei poveracci: solo chiacchiere e debiti. Ecco com’è cambiato il calcio in Italia
Il mondo del pallone fino a qualche anno fa era la quarta industria del Paese. Oggi è la prima per i conti in rosso

Sta per chiudere i battenti il primo mercato dei poveracci della nostra storia, il primo - ahinoi - di una lunga serie. Perché questo ormai è diventato il nostro calcio, un campionato di straccioni con le pezze al sedere e neanche i soldi per ripararsi dal freddo. Il mondo del pallone fino a qualche anno fa era la quarta industria del Paese. Oggi è la prima per i conti in rosso. Chiacchiere e debiti, solo questo siamo, chiacchiere e debiti. Tutti a far la corsa a vendere l’argenteria di casa, perché altro non possiamo fare. Però, quando sei povero, il prezzo non lo fai tu, che hai l’acqua alla gola. Lo fanno gli altri, quelli che hanno i soldi. E da quando esiste l’universo, i ricchi non regalano mai niente, se no non sarebbero ricchi. Anzi, se possono ti fregano, e ti lasciano l’elemosina. Così la Roma, che quest’estate per Zaniolo chiedeva 50 milioni o non ci sediamo neanche al tavolo, adesso si accontenterebbe pure di trenta, e magari pure qualcosina in meno, brutti sporchi e cattivi, ma subito. Zaniolo ha l’accordo con il Milan, solo che i rossoneri non scendono da Marte, fanno parte anche loro del nostro mondo di poveracci, con i conti a posto, è vero, ma senza baiocchi in cassa. E a quella cifra non ci arrivano. Ci arriva tranquillamente il Bournemouth, squadra che sta in fondo alla classifica della Premier, al terzultimo posto, tanto per capirci, ma che con i diritti tv e gli sponsor del campionato inglese sta meglio delle nostre prime. Zaniolo dice di no, è suo diritto. L’altra faccia della verità è che poveracci sono solo i club. Non i calciatori e il loro procuratori, che percepiscono ancora ingaggi sontuosi e soprattutto possono guardare alle ricchezze degli altri.
L’Inter e l'affare Skriniar
Esempio ancora più lampante è quello di Skriniar. L’Inter quest’estate aveva rifiutato un’offerta di 50 milioni dal Psg. Poi è successo che il difensore non ha rinnovato il contratto, e i francesi adesso non ci pensano neanche a salire oltre i dieci: o così o niente. E Gualtier in conferenza rincara la dose: chi ha detto che abbiamo bisogno di un difensore? La cosa drammatica è che non riusciamo a rendercene conto che siamo diventati dei miserabili con le pezze al sedere, e persino un indiscutibile re del mercato come Marotta si comporta come se il tempo non avesse cambiato le carte in tavola. L’Inter sostituirà Skriniar con qualche occasione a parametro zero e un giovane che comprerà più probabilmente quest’estate. I profili sono due: il portoghese Tiago Djalo (8 milioni di cartellino) dal Lille, o Scalvini dall’Atalanta, ma in questo caso solo se riuscirà a racimolare i 50 milioni che servono con le cessioni. Il problema è che l’Inter dovrà pensare soprattutto al lungo elenco dei suoi uomini arrivati a fine contratto, da Handanovic a D’Ambrosio, con il rischio Brozovic. E gli unici su cui può sperare di fare cassa sono Correa (Siviglia?) e Dumfries, che però dopo un buon mondiale è quasi sparito dalla circolazione.
Il nostro valore è quello della serie B inglese
Non è che gli altri siano messi molto meglio. A parte il Napoli, è ovvio, un capolavoro di Giuntoli e di Spalletti, una eccezione che conferma la regola, e sulla quale sarebbe meglio non fare troppo conto. Il ds ha costruito a basso costo un gruppo eccezionale, e il tecnico gli ha dato un gioco europeo. Ma quando arriveranno le sirene dei ricchi, siamo sicuri che il miracolo si potrà ripetere. Aveva bisogno di poco o niente il Napoli e ha preso Bereszynski dalla Samp. Il Milan, un portiere Devis Vasquez. La Fiorentina, un attaccante, Brekalo, che il Torino non aveva riscattato. Tutte operazioni in tono minore. D’altro canto basta dare una occhiata al quadro generale. In questo incredibile mercato degli straccioni, la parte del leone l’ha fatta lo Spezia, con 7 acquisti, tutti più O meno sconosciuti, fra prestiti, svincolati e scommesse, finanziando la sua campagna in economia con la cessione di Kwior all’Arsenal. E dopo c’è la Salernitana, 4 arrivi, da Nicolussi Caviglia dal Sudtirol a Crnigoi del Venezia. Ormai il valore del nostro campionato è diventato quello della serie B inglese. E fanno un po’ sorridere tutti quelli che non vogiono rendersene conto. I giornali e i siti fanno ancora i titoli come se vivessimo in un’altra epoca. L’esterno Malo Gusto del Lione è in vendita per 40 milioni (ovviamente l’ha preso il Chelsea). Titolo: "La Juve ci pensa". La Juveee? Nel nuovo mondo dei pezzenti è quella messa peggio di tutti. Con l’incubo della serie B che incombe in maniera sempre più preoccupante è l’emblema del nostro fallimento. Detto che la retrocessione dei bianconeri sarebbe un’altra mazzata quasi decisiva alla traballante industria italica del pallone, resta il fatto che in ogni caso ci vorranno anni prima che il club recuperi una posizione di prestigio. Ben che vada senza l’Europa, tutte le sue stelle faranno la fila per andarsene - e di corsa - e questa volta non ci sono più o campioni che nel 2006 scelsero di restare (Buffon, Nedved, Del Piero, Trezeguet...). La società avrebbe fatto meglio a venderne qualcuno adesso, e forse ci ha sperato con Vlahovic. Ma torniamo al discorso dell’’inizio. Il prezzo lo fanno i ricchi e regali non ne fanno mai: conviene aspettare 6 mesi, quando magari con la serie B, sarai costretto a svenderli a pochi spiccioli, com’era successo dopo calciopoli (e allora i ricchi erano in Italia e in Spagna, Inter Real e Barcellona, andarono tutti lì: un’altra epoca).
La Juve che verrà
Alla fine, i nuovi dirigenti sono stati costretti a regalare McKennie al Leeds, 1,5 di prestito, più il diritto di riscatto a 30, che 10 volte su 10 finisce in niente o viene rispettato solo a condizioni molto più favorevoli all’acquirente. Ma gli inglesi non ci hanno mai pensato a dare quei soldi a dei poveracci con l’acqua alla gola e il machete della retrocessione sopra la testa. Il nuovo direttore generale Scanavino l’ha detto chiaro e tondo: «Dobbiamo essere preparati». Anche al peggio. I tifosi che vivono di fantasie inseguono le bufale sui nuovi ds e il nuovo organigramna, da Marotta a Giuntoli, passando per Massara e altre invenzioni del genere. In realtà, se riesce a salvarsi senza l’Europa ma in serie A, quindi nel caso migliore, il nuovo piano prevede di chiedere ad Allegri di restare fino al 2027, spalmando il suo ingaggio, con un ruolo di manager all’inglese, quindi superiore a quello di oggi, e una voce importante anche sulla campagna acquisti. Giovanni Manna, attuale ds della NextGen, sarà il nuovo direttore sportivo. Bisognerà vedere se Allegri dirà di sì (qualche dubbio lo abbiamo) e comunque il più bravo di tutti, l’unico in grado di fare scouting rimasto nella dirigenza, Matteo Tognozzi, probabilmente ascolterà le sirene che già lo stanno cercando. Quando si è poveri succede così.