Il paradosso del calcio che chiede i danni al governo: ecco cosa vogliono le società. E i giocatori scappano
La Serie A chiede sgravi sui pagamenti degli stipendi o altri tipi di ammortizzatori per i dipendenti. Cioè i calciatori non si riducono un euro, ma le società non versano le tasse e quindi risparmiano
Com’era inevitabile, il calcio s’è messo disciplinatamente in fila a bussare alla porta del governo. Bisognerà capire dove lo Stato troverà i soldi per aiutare tutti, anche se un brutto pensiero ci sta frullando per la testa e un po’ lo immaginiamo che quando questa maledetta pandemia si sarà levata di torno (già, ma quando?) verranno a cercare nelle tasche dei soliti noti, che siamo noi, e ci sarà da piangere. Ma adesso è il momento di tenere duro, dei canti e delle bandiere, di stare tutti insieme a combattere questo nemico invisibile barricati nelle proprie magioni. Oddio, tutti insieme proprio no, perchè i più fortunati sono già scappati via con l’aereo privato, in Portogallo, in Brasile, in Argentina, dove gli pare, anche in Croazia o in Uruguay, bastava andarsene. Il caso vuole che appartengano alla stessa categoria che continua a menar il can per l’aia appena gli chiedono di dare una piccola sforbiciata ai milioni che guadagnano pure senza far niente come in questi giorni («non è il momento di parlarne», «adesso pensiamo alla salute che è la cosa più importante», e «prima vediamo che aiuti dà il governo»).
Il taglio del 30 per cento agli stipendi
Secondo noi sarebbe più giusto che il calcio invece ripartisse da qui, da una sensibile riduzione dei lauti emolumenti elargiti ai divi del pallone, prima di prendere il cappello e il bastone e presentarsi a Palazzo Chigi a pretendere soldi. Non è solo una questione di etica e di giustizia. Ma soprattutto di numeri e di logica. Da quel che risulta a noi le società di serie A non si recheranno dal ministro Spadafora a tagli avvenuti. Però nel pacchetto potrebbe esserci la richiesta al governo di imporlo lui questo taglio, quantificabile intorno al 30 per cento. Come dicevano quando avevamo ancora i pantaloni corti, «non capisco ma mi adeguo».
Lotito accecato dal miraggio dello scudetto
La situazione è davvero drammatica e la luce in fondo al tunnel non la vede ancora nessuno, a parte Lotito, rimasto chiaramente accecato dal miraggio dello scudetto. Le sta provando tutte: chiedeva che il campionato continuasse a porte chiuse al Nord e con il pubblico all’Olimpico, poi voleva assolutamente ripartire il 3 aprile e far riprendere gli allenamenti il 20 marzo e adesso sta studiando piani di battaglia inverosimili per chiudere la stagione a tutti i costi nella vizza calura dell’estate senza che riesca a passargli per il cervello la funesta idea che queste misure anticoronavirus potrebbero durare fino a luglio, se non addirittura, come temono alcuni importanti virologi, sino a quando non verrà trovato il vaccino, cioé fra un anno, il tempo che ci vuole per testarlo.
Se la stagione è finita ci sono 700 milioni di perdita
Ma la Deloitte, chiamata dalla Lega della Serie A, di cui Lotito è il Papa, a quantificare i danni, è riuscita a fare i calcoli pure come se il campionato riprendesse domani, ipotizzando in questo caso 70 milioni di perdita. Se si riparte a porte chiuse 170. Se la stagione è finita 700 (più il dramma personale di Lotito). Ora, noi siamo degli umili profani che non capiscono una beneamata, ma riteniamo francamente le prime due cifre fuori da ogni realtà. La Gazzetta dello Sport ha appena pubblicato la sua inchiesta annuale sui debiti della serie A, che già prima del coronavirus veleggiano verso i due miliardi e mezzo di euro, quasi raddoppiati in cinque anni. E’ vero che la gran parte del rosso è sulle spalle di tre società, Juventus Inter e Roma, ma è anche vero che queste sono le tre società più importanti e che se azzoppi loro, il nostro pallone crolla tutto.
Il coronavirus rischia di essere letale per il campionato
La verità è che il nostro campionato sta già peggio dei numeri che si scrivono, e la mazzata del coronavirus rischia di essere letale. Bisognerebbe cambiare le regole, forse, per consentire alle società di trovare altre fonti di guadagno. Ma come si fa? Tra i club che hanno preparato la bozza delle richiese da presentare a Spadafora è emersa la convinzione - forse suggerita da qualcuno che non ha perso la testa - che in questa fase drammatica il governo non potrà prendere in considerazione proposte come la modifica della legge sugli stadi o della Legge Melandri.
La serie A chiede sgravi sui pagamenti degli stipendi
E’ vero che sarebbero le cose più importanti da fare, ma non c’è né il tempo né il modo per poterle realizzare. Così la serie A avrebbe deciso di andare al sodo, chiedendo sgravi sui pagamenti degli stipendi o altri tipi di ammortizzatori per i dipendenti. Cioé i calciatori non si riducono un euro, ma le società non versano le tasse e quindi risparmiano. Come se la sanità, decisiva per la salvezza delle vite anche quando tutto questo sarà finito, non fosse finanziata dalle tasse di tutti. E non solo da quelle degli altri.
Attivare un nuovo gioco tipo Totocalcio
Molto più interessante e opportuna invece l’idea di attivare un nuovo gioco tipo Totocalcio per aumentare grazie allo Stato gli introiti che andrebbero al mondo del pallone. Un’altra possibilità, prospettata dalla Lega, sarebbe quella di devolvere al calcio una percentuale in arrivo dalle scommesse sugli eventi sportivi. E anche questa sarebbe una scelta logica. Si tratterebbe comunque di palliativi, di cifre insignificanti di fronte alla montagna dei debiti che sta incombendo sul mondo del pallone. Solo noi siamo messi così male? Mah. In Germania i giocatori di alcune squadre si sono ridotti gli stipendi da soli. In Inghilterra gli introiti sono così alti rispetto alla serie A che sono abbastanza sicuri di riuscire a sopravvivere. In Svizzera hanno licenziato dei giocatori. Da noi dicono che dopo tante belle parole Ronaldo stia pensando di scappare, destinazione Psg. Deve aver capito in fretta l’aria che tira.