Da Lukaku a De Ligth, dalla Juve al Napoli: promossi e bocciati, ecco le pagelle del calciomercato
Si è chiuso ieri il calciomercato più pazzo degli ultimi anni. Chissà se la classifica del campionato rispecchierà quella del mercato
Ora che sono finiti i sogni di mezza estate, a guardare indietro si resta un po’ straniti, perché questo che si è chiuso ieri è stato il calciomercato più pazzo degli ultimi anni. E anche il più lungo, perché in realtà è già cominciato a maggio con la telenovela degli allenatori, riempita e frullata da autentiche leggende metropolitane, fra il miraggio di Guardiola, Conte che ballava tra l’Inter e la Juve, Sarri che non si liberava dal Chelsea e tutti gli altri ad aspettare. Tanto per fare chiarezza, ripetiamo quello che sappiamo noi: Guardiola ha respinto la Juve a marzo, Conte s’è legato all’Inter ad aprile e mai sarebbe tornato adesso a Torino, e il secondo in lista allertato dopo Sarri era Giampaolo, che difatti ha firmato con il Milan solo dopo che la Juve aveva annunciato l’ex tecnico del Napoli. Chiuse le caselle delle panchine è partito il resto. E oggi, a voler fare un bilancio, questo mercato ha un nome e un cognome: Giuseppe Marotta. Non a caso, anche l’ultimo botto è suo: Icardi al Paris St. Germain, in prestito con diritto di riscatto a 70 milioni, che sarebbe un grande affare per tutt’e due. Così, il Beppe, che Antonio Cassano con tutta la sua modestia ha definito «il Cassano dei direttori sportivi, il più bravo di tutti», ha sigillato la sua campagna acquisti perfetta con un doppio colpo: s’è tolto di torno un elemento di diturbo e non l’ha dato alla Juventus, che l’aveva messo in cima alla sua lista degli acquisti.
La rivincita
Nell’eterogenesi dei fini, a non voler essere maliziosi, Marotta avrebbe ottenuto pure la più importante delle sue rivincite, rimirandosi placidamente, con quella mitezza da barbiere d’antan, i suoi rivali bianconeri che annaspavano affannosamente da una parte all’altra del Continente alla ricerca disperata di qualcuno che comprasse i suoi esuberi per far ripartire il mercato. Rispettando fino in fondo la liturgia cardinalesca che lo contraddistingue, s’è profuso in commossi ringraziamenti per Ausilio, «che con me ha fatto questo mercato, centrando tutti i colpi che volevamo», rimarcando sempre involontariamente, nell’eterogenesi dei fini appunto, la differenza con il suo ex allievo Paratici. La Juve non si può dire che abbia portato a casa i suoi obiettivi: gli sono mancati i colpi finali - Icardi sicuro e forse Chiesa - perché non aveva più i soldi. Non è riuscita a vendere e ora si trova con un bel problema che gli bloccherà anche i mercati a venire, perchè in organico ha un monte ingaggi di 150 milioni netti (più di 300 lordi) che diventa sinceramente insostenibile. Paratici è senz’altro il più bravo di tutti a comprare: Rabiot e Ramsey a parametro zero, Demiral e De Ligt sono tutti (a parte Ramsey, che non piace a Sarri e forse verrà escluso dalla lista Champions) colpi eccezionali. Ma non bastano. Bisogna anche saper vendere, come dimostra con il suo ineffabile decoro presidenziale Giuseppe Marotta. Alla fine il bilancio è impietoso. Inter voto 10. Juventus 5.
Chissà se la classifica rispecchierà quella del campionato
E chissà se anche quest’anno, come è successo nelle ultime campagne acquisti, la classifica del campionato rispecchierà quella del mercato, che fino alla stagione scorsa era dominsto dalla Juve. Se così fosse, dietro all’Inter ci sarebbe il Napoli (voto 8), che ha costruito una squadra con grande intelligenza, inserendo gli uomini giusti dove servivano (Manolas, Lozano, Elmas, Di Lorenzo e Llorente) senza mai dimenticare il bilancio. E’ molto più forte dell’anno scorso, anche se la partenza di Albiol non è da sottovalutare. Dietro o insieme alle due prime della classe di questa pazza estate ci sono le sorprese. Perché con lo stesso voto del Napoli c’è il Cagliari, che ha fatto un mercato eccellente da società ambiziosa. Ha ceduto Barella perché non poteva più trattenerlo, ma i colpi in arrivo ripagano ampiamente questa perdita: Nandez, Rog e Nainggolan a centrocampo e Simeone in avanti, più la oonferma di Pellegrini dietro sono tutti uomini che fanno fare un salto di qualità alla squadra. Il problema potrebbe essere Maran, che è un ottimo allenatore, forse uno dei migliori, quando deve guidare formazioni adatte al combattimento. Riesce a confermarsi se si alza il livello tecnico della squadra? La panchina ormai è importante quanto il campo. Lo dimostra Conte, all’Inter, capace di rivitalizzare giocatori ormai sbattuti in un angolo e dati per persi, come Candreva e soprattutto Ranocchia, infondendo mentalità vincente a tutti e costruendo una squadra molta logica, capace di offendere (finalmente) e di difendersi. Conte è il vero top player del mercato di Marotta.
Dietro le prime tre
Dietro le tre più brave, ha lavorato bene il Genoa (voto 7): buon allenatore (Andreazzoli), ottima coppia d’attacco, giovane e compatibile (Kouamé e Pinamonti), Schione a centrocampo e Zapata in difesa, oltre a Saponara. Questa volta, poi, Preziosi non ha venduto nessuno. I risultati gli stanno dando. Dietro i liguri si va a scendere: l’Atalanta ha preso (e pagato) Muriel che gioca due mesi all’anno e poi sparisce (per informazioni rivolgersi alla Fiorentina), oltre a Malinoksky, ma ha venduto Mancini. Voto 6 e messo. Come al Brescia, che ha puntato su Balotelli e Matri. Il Parma (6,5) ha fatto tanti acqusiti chiudendo con Darmian, relegato ai margini dallo United, inseguito da tutti e mai preso da nessuno, chissà perché. Il Bologna (6) sarà da giudicare più avanti perché i suoi acquisti sono tutti giovani di cui si dice un gran bene ma che bisogna verificare sul campo. Sei anche a Lazio (ha tenuto Milinkovic Savic e ha preso Lazzari), Spal, Lecce, Verona. E Torino che ha fatto solo due acquisti, Verde e Laxalt, conservando intatta la rosa dell’anno scorso. Poi ci sono le grandi delusioni. Il Milan ha promesso giovani di talento, ma poi a parte Bennacer s’è ridotto a Rebic l’ultimo giorno. Voto 5. A noi non è piaciuto il mercato della Fiorentina. Ha tenuto Chiesa, bravo Commisso, ma per farlo gli ha promesso di rinforzare la squadra. A noi la rastrellata in ospizio a recuperare Ribery, Boateng e Badel, non ci sembra un buon segnale. Ha chiuso con Ghezzal e l’oggetto misterioso Pedro, dal Brasile. Boh. Voto 4. Come alla Roma: ha perso il leader della difesa e il leader di tutto e non li ha minimamente sostituiti, come si è già visto bene alle prime due giornate. Ha perso anche il capocannoniere dell’anno scorso, El Shaarawy. Bene Pau Lopez (ma ci vuole poco dopo la stagione disastrosa di Olsen), benino Mancini (prime due partite da incubo), e resta la suggestione Mkhitaryan. I rinnovi di Zaniolo e Dzeko non bastano a faer cambiare il giudizio. Manolas e soprattutto De Rossi sono due vuoti non colmati in questa squadra. Che è molto più debole dell’anno scorso.
La Samp
Chiude il gruppo la Sampdoria (voto 3 di stima). Il povero Di Francesco ha creduto a Ferrero: lui non voleva venire, ma l’altro gli ha promesso mari e monti e gli ha detto che gli faceva uno squadrone, in lectio magistralis da ganassa autentico. In realtà Ferrero ha passato l’estate in giro a cercare di vendere la Sampdoria e a comprare qualcos’altro, tipo il Palermo, con tanto di viaggio pubblicitario in piazza Politeama. Ma a rinforzare la Samp, proprio non ci ha pensato. Non ne aveva il tempo. In compenso qualche soldino l’ha preso, vendendo i pezzi pregiati Andersen e Praet. Fossimo Di Francesco, consegneremmo le dimissioni e scapperemmo via. Sarà un anno di sofferenza per la Samp. Ma che importa, la vita è bella, come insegna Ferrero: «Sono onorato di essere interpretato, o male interpretato, un po’ rincoglionito... la vita è bellas, Crozza, me la voglio godé».