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In teoria, il campionato è ufficialmente riaperto: il Napoli frena, e dietro vincono tutte

Aspettiamo ancora qualche giornata prima di emettere sentenze definitive. Ma la battuta d’arresto di San Siro ha di fatto fermato la cavalcata quasi inarrestabile degli Spalletti boys

In teoria, il campionato è ufficialmente riaperto: il Napoli frena, e dietro vincono tutte
L'esultanza di Barella e Dzeko (Ansa)
di Pierangelo Sapegno

In teoria, il campionato è ufficialmente riaperto. Aspettiamo ancora qualche giornata prima di emettere sentenze definitive. Ma la battuta d’arresto di San Siro ha di fatto fermato la cavalcata quasi inarrestabile del Napoli. L’Inter ha vinto con merito (1-0, gol di Dzeko), ma si sa che Inzaghi è l’uomo adatto per queste sfide da dentro o fuori. Questa sfida ha detto comunque alcune cose: la prima è che l’Inter ha ritrovato una difesa da grandi ambizioni e da questo può ripartire. La seconda è che il Napoli non è sembrato quello arrembante e prepotente della prima parte della stagione, e due sole grandi occasioni da gol (una con Osimhen e l’altra con Raspadori allo scadere) sono un po’ poche per come ci aveva abituati.

Se il campionato fosse davvero riaperto, bisognerà vedere se l’Inter manterrà questa concentrazione e questa corsa da partita decisiva che ha mostrato con il Napoli. La storia di Inzaghi dice che sul cammino lungo di solito inciampa in qualche vuoto di percorso.

In attesa di conferme, la vera e unica rivale, oggi come oggi, è il Milan, trascinato da Leo e Tonali. Prima della partitissima, Pioli e Allegri in un modo o nell’altro erano riusciti a portare a casa il loro compito mettendo pressione alle due sfidanti. Vittorie diverse, anche se entrambe di misura. I rossoneri hanno fatto un primo tempo spavaldo, facendo il bello e il cattivo contro la Salernitana, due gol e altri 5 o 6 sprecati, roba da lustrarsi gli occhi, Rafa Leao e Sandro Tonali su un piedistallo sopra tutti oltre che sul tabellino dei marcatori. Nel secondo tempo il fiato ha cominciato a mancare, Giroud ha continuato a sciupare qualche pallone pericoloso e i padroni di casa hanno accorciato le distanze con Bonazzoli, regalando un finale con un po’ di apprensione ai ragazzi di Pioli.

La Juventus invece ha sofferto le pene dell’inferno, un gol annullato alla Cremonese per un fuorigioco millimetrico, due pali con Dessers e Afena-Gyan, bianconeri asfissiati dal pressing alto e dal ritmo imposto dai lombardi, incapaci quasi sempre di ripartire in velocità e di prendere in mano il pallino del gioco. Alla fine l’ha risolta inaspettatamente Milik, con una punizione dalla distanza, un sinistro velenoso da 25 metri che ha ingannato Carnesecchi, al 91’. Gli dei del calcio danno e prendono, e qui hanno dato, eccome se hanno dato. La Juventus ha giocato con mezza squadra in infermeria, - ultimo della lista Di Maria -, come gli capita ormai dall’inizio della stagione, ma se prima della sosta aveva messo in mostra i suoi ragazzi che avevano alzato notevolmente il livello della squadra, questa volta il miracolo non si è ripetuto.

E ad Allegri dovrebbe suonare un bel campanello d’allarme in vista dei prossimi impegni. L’ingresso di Chiesa, Rabiot e del turista Paredes in campo con l’infradito, non ha cambiato certo il volto della squadra, e anzi l’ha persino peggiorato. Poi i soliti risultatisti si sono pietosamente impegnati a fare il panegirico del Max e della sua filosofia di corto muso. Ci viene da ridere. In realtà, questa vittoria ha una sola, semplicissima spiegazione: una fortuna grande così.

Dietro alle prime quattro della classifica, solo la Roma ha mantenuto il passo, in stile Mourinho, uno a zero su rigore contro il Bologna al settimo minuto, e poi muro dietro a difendere il risultato. Sono usciti per infortunio Dybala e Zaniolo (un problema al ginocchio destro, pare), ma dalla società filtrano messaggi confortanti e non dovrebbe trattarsi in tutt’e due i casi di niente di grave. Meno male, perché senza quei due la Roma diventa una mediocre squadra da mezza classifica.

Che è la fine che rischia di fare l‘Atalanta del Gasp, salvata da Pasalic al 93’ con un tocco sporco sotto misura, se no con lo Spezia sarebbe stata la quinta sconfitta delle ultime sei partite. Gli orobici si sono trovati davvero a due passi dal precipizio visto che a 25 minuti dalla fine erano sotto di due gol a zero. Il pareggio alla fine ha quasi il sorriso della vittoria.

In coda la Sampdoria ha espugnato Sassuolo, e il Verona ha strappato un pareggio a Torino. La lunga sosta del mondiale, a leggere bene i risultati e l’andamento delle partite, sembra un po’ aver cambiato i valori generali. I blucerchiati sono apparsi trasformati rispetto alla squadra incerta e sconclusionata delle prime 15 giornate. E le belle prove anche dello Spezia, della Cremonese e del Verona dovrebbero in qualche modo allarmare il Sassuolo, che sta appena lì sopra.

Ma tutti gli occhi ieri erano puntati su San Siro, per la partitissima fra Inter e Napoli. Inzaghi l’ha giocata come doveva e com’era nelle sue corde, come se fosse una finalissima. E sfide così lui non le sbaglia quasi mai. Ha fatto quello che doveva fare, a modo suo, ma sempre con grande intensità. Ha attaccato tenendo il possesso della palla per 15 minuti in tutto l’incontro, i primi 5 di inizio gara e i primi dieci della ripresa. Poi solo grande contropiede. Ma al di là del risultato se si fa la conta delle azioni pericolose, ha dominato l’incontro.

Ha sprecato gol quasi fatti con Di Marco, Darmian e Lukaku, e Dzeko ha fornito una prova eccezionale da regista dell’attacco, oltre ad aver segnato con una zuccata delle sue il gol del vantaggio. Il Napoli non è apparso quiello frizzante ed entusiasmante della prima patte della stagione. Un calo ci sta, non si può correre per nove mesi come ha fatto fino alla sosta, dominando in Italia e in Europa. Basta che sia roba breve. Sinceramente, non potremmo fare a meno del calcio spettacolare che ci ha fatto vedere Spalletti

4 gennaio 2023
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