Caso Juventus, la cifra shock bruciata dalla società bianconera. I numeri da incubo
Bilanci raddrizzati con plusvalenze gonfiate e con l'apparente riduzione degli stipendi delle prima squadra, in realtà solo differiti grazie a successivi bonus e integrazioni salariali

Bilanci raddrizzati con plusvalenze gonfiate e con l'apparente riduzione degli stipendi delle prima squadra, in realtà solo differiti grazie a successivi bonus e integrazioni salariali. Attorno a queste operazioni di maquillage contabile ruotano l'inchiesta della Procura di Torino e la contestazione dei bilanci bianconeri da parte della Consob che hanno spinto alle dimissioni il cda della Juventus, provocando un terremoto nella Torino bianconera.
Secondo i calcoli dell'authority di Borsa il patrimonio netto della Juventus avrebbe subito alterazioni tra il 2020 e 2022 per complessivi 177,3 milioni di euro, mentre gli artifici contabili avrebbero prodotto utili cumulati per circa 27 milioni. Per la Procura, che prende di mira i bilanci 2019, 2020 e 2021 - in parziale sovrapposizione con quelli contestati da Consob - la Vecchia Signora non avrebbe appostato perdite complessive per 204 milioni e avrebbe movimentato per quasi 450 milioni il patrimonio netto nell'arco del triennio.
Alterazioni da cui conseguirebbero, afferma Consob, la non "corretta rappresentazione della situazione aziendale" e la possibile "non conformità" dei bilanci "ai requisiti di attendibilità, prudenza e completezza". Nonché "importanti differenze" nei risultati d'esercizio, rincara la Procura, che ha indagato per falso in bilancio, manipolazione di mercato, ostacolo all'attività di vigilanza, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti 16 tra consiglieri, manager, sindaci e revisori bianconeri.
Due sono i filoni critici: in primo luogo le cessioni incrociate di calciatori, che la Juventus ha contabilizzato come operazioni distinte e non come permute. La Consob contesta 10 'scambi', con rettifiche pro-forma complessive per poco meno di 20 milioni, la Procura censura 156 milioni in plusvalenze. Il secondo filone riguarda le due manovre sugli stipendi che hanno puntellato i bilanci nel 2020 e 2021, sotto pressione per il Covid. Alla prima manovra, che a maggio 2020 ha tagliato di quattro mensilità gli stipendi di 23 calciatori, hanno fatto seguito "accordi di integrazione" che di fatto restituivano tre mensilità, come prova l'accordo di marzo 2020 tra Andrea Agnelli e il difensore Giorgio Chiellini che collega rinuncia e bonus.
Meccanismo analogo per la manovra con cui 17 calciatori, nel 2021, hanno rinunciato a 60 milioni di cui 31 rientrati sotto forma di loyalty bonus, premi fedeltà la cui corresponsione era garantita da 'side letter' anche in caso di trasferimento. Sugli stipendi la Juve ha incassato anche i rilievi dei revisori di Deloitte, d'accordo nel ritenere i bonus un differimento degli stipendi. Dopo aver ammesso che si tratta di "profili complessi" e aperti a "differenti interpretazioni", il cda ha annunciato "rettifiche" ai bilanci 2020, 2021 e 2022, anche se con effetti "nulli" sui flussi di cassa e sul debito e "non materiali" sul patrimonio, e si è impegnato a riscrivere il bilancio 2022 in vista dell'assemblea del 27 dicembre.
Le perdite complessive ammontano infatti a 612,9 milioni negli ultimi cinque anni con circa 700 milioni di cassa bruciata. Pesa tantissimo il monte ingaggi, che aveva raggiunto quota 300 milioni nella stagione 2017-2018. Dopo l'arrivo di Ronaldo la situazione è peggiorata, arrivando a 398 milioni nella stagione 2019-2020, con la sola operazione CR7 che, tra stipendio e oneri, è costata alla società oltre 300 milioni per i quattro anni successivi, con un peso annuale di 86 milioni. A pesare su tutto c'è stata anche la pandemia Covid, totalmente inaspettata e che ha inflitto danni gravissimi su una situazione già complicata.