Galoppano i debiti della Juve: per salvare i conti ora deve solo vendere. E vincere
I bianconeri hanno avuto due bilanci in rosso nel 2018 e nel 2019, se non recupereranno con quello del 2020 avranno problemi con il fair play finanziario
La Juve più brutta degli ultimi tempi non ha solo perso il comodissimo trono del primo posto in classifica, che occupava ininterrottamente da 560 giorni con spavalda padronanza. Nella sua seconda stagione galattica targata CR7 ormai deve rassegnarsi a fare anche i conti con i suoi bilanci, sempre più spettacolari e sempre meno blindati. Come ha sottolineato la firma del Sole 24 ore Marco Bellinazzo da adesso in avanti «la Juve, avendo almeno 120 milioni di costi operativi in più, dovrà fare molto dal punto di vista del calciomercato per arrivare al pareggio di bilancio. Nel 2021 alla Uefa si presenterà già con due bilanci in rosso, il 2018 e il 2019, e se non recupererà con quello del 2020 avrà problemi con il fair play finanziario».
Decisive le cessioni e la Champions
Significa che o vende, tanto e bene, oppure finirà come la Roma e l’Inter degli anni scorsi, che erano obbligate prima a mettere a posto i numeri e poi a comprare. Che sarebbe il ribaltamento dell’operazione lanciata un estate fa con l’arrivo di Ronaldo, alla conquista del mondo, meno Italia e più mercato. Non solo campagna acquisti, comunque. Decisiva per far quadrare i numeri sarà pure la Champions, come ammette la stessa Exor, la holding che detiene il 63,77 per cento del club: «Il suo esito influenzerà in maniera significativa il risultato economico dell’esercizio 2019/20 che al momento è previsto in perdita».
E' obbligata a vendere bene almeno tre campioni
Se è vero come è vero, che con i successi la Juventus ha costruito la sua inarrestabile scalata alla stanza dei bottoni, triplicando il suo fatturato nel giro di poco più di cinque anni, per sedersi alla pari con i grandi club d’Europa, quelli con i portafogli gonfi e la bacheca piena, è proprio inseguendo l’ampolloso sogno del successo che rischia di trasformarlo in una distopia orwelliana. Ora come ora, va detto che rientra nei parametri di sicurezza. Ma è da qui in avanti che deve stare attenta a non sbagliare più colpi: il che vuol dire che è obbligata a vendere bene almeno tre o quattro pezzi da novanta che pesano sul suo gigantesco monte ingaggi (294 milioni) e poi arrivare in fondo alla Champions.
L'effetto Cristiano Ronaldo
L’effetto CR7 sui ricavi della stagione 2018/19 è stato certamente in grande crescita, ma forse inferiore alle aspettative: quelli lordi ammontano a 621 milioni, che al netto delle plusvalenze scendono a 495 milioni secondo la Gazzetta, e un po’ sotto i 490 secondo noi. In ogni caso è un record per il calcio italiano, un balzo notevole rispetto ai 411 milioni del 2017/18. Solo che al 30 giugno il debito ha toccato quota 464 milioni (erano 310 dodici mesi fa), cioé 154 in più rispetto all’anno scorso, per un rapporto che sarebbe da 2,9, inferiore al limite indicato da Banca Imi come soglia da non superare. Il patrimonio netto è passato da 72 a 32 milioni e il bilancio, come anticipato da tutti i giornali, si chiuderà con un passivo di 40 milioni.
Aspettative tradite
I debiti dei campioni d’Italia sono 14,5 volte il patrimonio netto del club. Non sono cifre molto esaltanti. A spulciare un po’ meglio fra i numeri, viene fuori che la prima stagione con CR7 ha portato 70 milioni in più di ricavi, grazie a una crescita commerciale, con il raddoppio del merchandising e il bonus per il rinnovo dell’Adidas, e l’incremento del botteghino. Ma questa cifra è abbondantemente al di sotto delle aspettative: c’è stata una frenata di circa venti milioni sui diritti nazionali, un deludente introito dalla Champions, fermatosi con l’eliminazione ai quarti sugli 80 milioni, ancora venti in meno di quello che contavano da incassare. Pure il merchandising ha reso di quello che avevano sperato alla Continassa.
CR7 pesa tanto sul bilancio
Per tutti questi motivi, alla fine l’effetto Cristiano Ronaldo ha portato nuovi guadagni, ma ha pesato anche tanto sul bilancio. Il suo emolumento, che incide da solo per 80 milioni sui conti, assieme alla politica dei colpi a zero, presi a basso costo ma poi pagati profumatamente, ha fatto esplodere il monte ingaggi della rosa che adesso sfiora i 300 milioni. Così, nell’anno in cui rischia di perdere il suo primato, e non per una domenica o due, proprio nel suo anno più difficile, della più inusitata delle rivoluzioni in atto da queste lande in nome del bel gioco, la Juve in realtà per salvare se stessa è condannata a vincere più di prima, non solo per filosofia aziendale, ma per ragioni economiche. E non sappiamo se sarà una condanna tanto dolce per chi, come Boniperti, ha sempre detto che «vincere non è importante. E’ l’unica cosa che conta».