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Si riparte tra sberle e insulti, è Lotito contro tutti: ma il calcio non ha capito che i tempi migliori sono finiti

Tutto quello che esisteva fino a ieri non esisterà più. I calciatori sono riusciti a non ridursi di mezzo euro i loro pazzeschi emolumenti. Chi avrà più i soldi per pagare il baraccone gonfiato del calcio?

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Il presidente della Lazio Lotito (Ansa)
Il presidente della Lazio Lotito (Ansa)

Come i bambini delle elementari che organizzano le squadre di calcio per giocare nel cortile della scuola, azzuffandosi su qualsiasi cosa - ma loro sono creature, vanno capite -, i presidenti delle società di serie A stanno preparando la ripresa del campionato a suon di sberle e insulti. I più "fumantini" sarebbero quelli della Lazio, il superpresidente Lotito e il suo bracio destro Diaconale, che se solo provi a nominare i medici o la parola «forse» scattano e tu ti devi mettere in ginocchio a giurare che non parlavi di calcio. Ma gli altri non sono certo meglio, a parte la Roma, l’unica società che ha avuto il buon senso di tacere sempre.

Ora, comunque, è quasi deciso: questi geni avranno il loro campionato, magari un po’ ammucchiato, una partita dietro l’altra fino a stramazzare a terra, senza pubblico, ma sotto la vizza calura dei 30 gradi quando va bene, nel deserto desolante lasciato dall’epidemia. Si dovrebbe partire con la Coppa Italia, i ritorni di Juve, Milan e Napoli, Inter a fine maggio, il 28 e il 29, e poi dal 31 via che ci divertiamo. A seguire la Champions League, ad agosto, anche se devono ancora decidere come, a partite doppie o sfide uniche in campo neutro, se non addirittura con una sorta di minitorneo. Per arrivare a tanto, dal 4 maggio si comincia con gli allenamenti, facendo ben attenzione a sanificare tutto con ozono e sottoponendo tutto il «gruppo squadra», come viene chiamato nel comunicato della Lega, cioé dai magazzinieri ai giocatori, a una serie infinita di test con una anamnesi accurata.

Lotito e De Laurentiis

Dispiace tanto per Lotito e De Laurentiis che avrebbero voluto ripartire subito dopo il 9 marzo, appena tutta l’Italia era stata messa in quarantena. Ma non sempre le volontà più folli e incredibili vengono premiate dai fatti. Resta da capire adesso che cosa succederà quando il primo calciatore o qualcuno dello staff verrà trovato positivo a uno delle migliaia di tamponi effettuati. E’ ovvio che non ci si potrà più fermare, perchè a quel punto una crisi di nervi di Lotito potrebbe avere conseguenze inaspettate e pericolosissime. Si andrà avanti nel vuoto, aspettando tempi migliori. Solo che il problema è proprio questo. Il calcio, nella sua incurabile demenza, non ha capito che i tempi migliori sono finiti e chissà se torneranno ancora. Non è il coronavirus che li ha uccisi, ma quello che verrà dopo.

Sistema calcio verrà ridimensionato

Con il Pil che precipita dell’11 per cento e più, come è possibile immaginare che tutto possa continuare come prima, con le televisioni che inondano di soldi le società, gli sponsor che fanno la fila per versare oboli sontuosi, i tifosi che continuano a pagare biglietti salati per andare allo stadio o a comprare gadget e magliette, e i calciatori che incassano stipendi da favola? Tutto quello che esisteva fino a ieri non esisterà più, perché stiamo diventando un paese di cassaintegrati e servi della gleba che non possono più permettersi di mantenere questo circo. Nel loro cieco e assurdo egoismo nessuno di loro riesce a intravedere quello che ha davanti agli occhi. I calciatori sono riusciti a non ridursi di mezzo euro i loro pazzeschi emolumenti e quelli benemeriti che hanno trovato un accordo con la Juventus, non vorremmo sbagliare, ma, se abbiamo capito bene, hanno concesso solo un prestito. Già qualcosa rispetto agli altri, ma non è niente.

Cellino e le sue pazze idee

In compenso a interpretare benissimo la categoria dei dirigenti e dei presidenti, Massimo Cellino si è distinto a nome di tutti, avendo avuto persino l’ardire di chiedere soldi allo Stato: «Ci aiuti pagandoci 150 milioni di contributi ai giocatori, altrimenti fallisce il calcio». Cioé, chi se ne frega di quelli che stanno facendo la fame adesso, salviamo gli avidi miliardari del pallone, così facciamo felici tutti.

La lite con la Lazio

Cellino si è anche segnalato per l’immancabile lite con la Lazio, ma in questo caso diciamo che era difficile per chiunque farne a meno: «Lotito vuol tornare a giocare? Raglio d’asino non giunge in cielo, si dice; io ascolto solo chi è degno di essere ascoltato». Arturo Diaconale gli aveva ribattuto: «Decisamente stupefacenti, nel senso che suscitano stupore per la loro ingiustificata gravità, le dichiarazioni del presidente del Brescia. Purtroppo per lui, però, il raglio d’asino che non può giungere in paradiso sembra proprio il suo... perché se oltre a ragliare si mette anche a scalciare in maniera violenta e scoordinata dimostra di essere lui stesso un asino patentato che ha difficoltà a discutere in maniera civile». Diaconale non ha perdonato nessuno, anche il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Iss, Gianni Rezza, che aveva avuto l’incoscienza di affermare che secondo lui il calcio non dovrebbe ripartire perché è uno sport di gruppo e di contatti, dichiarandosi pure romanista: «Pensi a trovare il vaccino e non parli di cose che non sa».

Cairo per la chiusura

Poi Cairo: «Il presidente del Torino Urbano Cairo si è detto d’accordo con il professor Rezza. I numeri di Cairo però non sono quelli del professor Rezza ma quelli che motivano anche altri presidenti a chiedere l’annullamento del campionato, i numeri dell’attuale classifica in cui ci sono squadre o già condannate alla serie B come il Brescia o come il Torino che potrebbero correre lo stesso pericolo. Azzerare per loro aiuterebbe a mimetizzare il fallimento della propria stagione». Con l’Italia in stato di emergenza, questi signori hanno sempre e solo pensato esclusivamente alle emergenze loro, da una parte e dall’altra della barricata, Lazio in testa, «perché Lorito non si farà fregare», come assicurato apertis verbis da Arturo Diaconale.

Quando questa difficile fase per il Paese finirà, quando il Coronavirus sarà stato debellato, quello che non vogliono capire questi geni del pallone è che saranno completamente cambiati gli scenari e i paradigmi economici, finanziari, sociali e geopolitici. E insieme anche tutte le nostre belle abitudini che credevamo incrollabili. Chi avrà più i soldi per pagare il baraccone gonfiato del calcio? Al posto di pensare al campionato avrebbero fatto meglio a studiare qualche soluzione concreta e un po’ più etica per fronteggiare il disastro che ci aspetta, magari cominciando a tagliare drasticamente i più che lauti stipendi dei loro divi. E lasciando stare in pace lo Stato, che ha altro e più importante cui pensare.

Invece siamo qui a divertirci, Madama la Marchesa. Dai che si torna in campo. Facciamo festa.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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