La Roma da un americano all'altro. Mai nessuno in Italia è stato venduto con un valore così alto
Dan Friedkin verserà quasi 800 milioni per acquistare la società di Pallotta. E' il primo americano non di origine italiana al vertice di una squadra tricolore

Alla fine ha fatto un po’ come Alberto Sordi davanti al piatto di spaghetti, un Americano a Roma, «M’hai provocato? Mo te magno». Solo che si magna meglio se si vende. James Pallotta non ci ha meso davvero molto a capire, dopo i divorzi abbastanza deflagranti di Daniele De Rossi e Francesco Totti, che non era più aria per lui nella capitale. In un comunicato molto prudente emesso all’una di notte del 30 dicembre, su richiesta della Consob, si precisa che «sono in corso negoziazioni tra il Gruppo Friedkin e AS Roma in merito a una potenziale operazione di vendita» della società. Per ora «non è stato ancora finalizzato nessun accordo definitivo per la cessione». Che è comunque a buon punto. Entro un mese, e forse molto prima, il magnate texano Dan Friedkin, a capo di un impero con 5600 dipendenti che si occupa di auto, resort, safari e cinema, con un patrimonio personale stimato da Forbes in 4,300 miliardi di dollari, sarà il nuovo proprietario della Roma.
800 milioni richiesti da Pallotta
Solo che, da un americano all’altro, i tifosi giallorossi che stanno esultando sui social riempiendo di insulti il povero James Joseph junior da Stoneham, Massachusetts, dovrebbero riflettere su alcune cose. Innanzitutto il prezzo, che sembra ormai attestato poco sotto agli 800 milioni richiesti da Pallotta (la chiusura sarebbe a 790 lordi, compresi i 272 di indebitamento e i 150 di aumento del capitale): nessuno in Italia è mai stato venduto con un valore così alto, visto che l’Inter del "Triplete" è stata comprata dalla famiglia Zhang per duecento milioni, il Milan con tutte le sue Champions League ceduto a 740, la Fiorentina a 135, e il Bologna ad appena 13, senza contare che per la Sampdoria Garrone dovette addirittura tirar fuori 65 milioni di tasca sua perché Massimo Ferrero se la accollasse.
Una trattativa rapidissima
La seconda cosa è la velocità della trattativa, nonostante la cifra fosse molto alta: a giugno, dopo i contestatissimi divorzi da De Rossi e Totti, James Pallotta matura l’idea di vendere e a novembre c’è già l’acquirente con tanto di accordo, che si trascina solo nelle pastoie di una trattativa che divide le parti di "appena" 50 milioni (800 la richiesta, 750 l’offerta). Questo significa che il tanto vituperato tycoon italo americano ha reso nei suoi 8 anni di governo la squadra giallorossa un brand internazionale. Non ha vinto niente, è vero. E ha venduto tanto, sicuramente troppo: Benatia, Pjanic, Alisson, Salah, Romagnoli, Nainggolan... Se avesse potuto trattenere solo alcuni di questi, forse ci sarebbe qualche titolo in più nella bacheca e non soltanto la medaglia virtuale delle semifinali di Champions dopo aver rimontato il Barcellona. Ma almeno non è stata più la Rometta degli anni passati, prima che arrivasse Dino Viola, e pure dopo con qualche caduta di troppo e stagioni da dimenticare.
Il quadro dirigenziale della società non cambierà
Un’altra cosa da annotare è che quasi tutto il quadro dirigenziale della società resterebbe al suo posto, che è in fondo un altro segnale di apprezzamento del lavoro manageriale di Pallotta. Lascerà solo Franco Baldini, che era il suo consulente personale, l’uomo a cui si deve probabilmente l’errore di Monchi, ma anche tante altre scelte azzeccate, da Sabatini a Luis Enriquez, il primo allenatore dell’era Pallotta, fino a - speriamo - Paulo Fonseca. Ma resteranno Guido Fienga, il nuovo ad dei giallorossi che il 19 novembre aveva guidato il magnate texano a visitare Trigoria, prima di uscire a cena con le rispettive mogli; Manolo Zubiria, Global Sport Officer; il team manager Gianluca Gombar; Francesco Calvo, responsabile del settore commerciale; Bruno Conti, che è tornato a capo del settore giovanile; e - riteniamo - anche Petrachi, il nuovo arrivato come direttore sportivo. Solo per il vicepresidente Mauro Baldissoni non c’è la certezza. Con ogni probabilità finirà di gestire la annosa e spinosa questione dello stadio prima di presentare le sue dimissioni.
Friedkin sarà il primo americano non di origine italiana
Dan Friedkin sarà il primo americano non di origine italiana a mettere piede in un campionato che sta diventando sempre più internazionale. Si aggiungerà così a Joey Saputo, Bologna, Rocco Commisso, Firenze, Joe Tacopina, Venezia, comprando la Roma da James Pallotta. Thomas Friedkin, il papà di Dan, morto nel 2017, ha fatto soldi soprattutto vendendo auto, con la esclusiva della Toyota in Texas, Arkansas, Louisiana, Mississippi e Oklahoma. Ma oggi parliamo di un impero economico molto più vasto, con 12 società che fanno capo alla holding della famiglia, dopo aver allargato i propri interessi nell’organizzazione di viaggi avventurosi, nel cinema e con una catena di alberghi e resort di lusso a cinque stelle in Colorado, Messico, isole FGiji, Grecia, Nicaragua, Svizzera e Costarica. Dan è nella classifica di Forbes al 182mo posto tra i più ricchi d’America e al numero 504 nel mondo. Nel nostro campionato è il terzo più ricco dopo Agnelli e Zhang. Con lui, i giallorossi potrebbero davvero cambiare marcia: i tifosi si aspettano tantissimo dalla sua fortuna. In tutti i sensi.