Non solo Juve, Inter e Lazio. Il calcio più spettacolare è quello di Roma, Atalanta e Cagliari
Le squadre in lotta per lo scudetto, le rivelazioni e le grandi delusioni di un campionato davvero insolito
Al giro di boa, o quasi, il campionato che stiamo vivendo ha già lasciato qualche segnale un po’ diverso dal solito. In cima c’è ancora e sempre la Juventus, è vero, ma non sembra più la dominatrice spietata delle ultime stagioni, che schiacciava il piede sull’acceleratore e salutava la compagnia levando la mano al cielo, bye bye e ci vediamo l’anno prossimo.
La Juve non sa più vincere
Forse è ingiusto affermare come ha fatto Repubblica che non sa più vincere, dopo la sconfitta con la Lazio in Supercoppa. Però, non è tanto sbagliato pensare che abbia imparato a perdere dall’uomo che ha avviato il suo ciclo vincente 8 anni fa: Antonio Conte. Cioé, in maniera abbastanza isterica. Non riusciamo a immaginare che cosa succederà il giorno che potrebbe essere costretta a farci l’abitudine. E’ ancora presto per dirlo, ma questa volta sulla tolda di comando dei Grandi Rivali ci sono due uomini di casa, Conte appunto, e Giuseppe Marotta, che conoscono i suoi segreti e soprattutto sanno come si fa a vincere. Il punto debole di questa Juventus è che ha perso il calcio di Allegri e non ha ancora trovato quello di Sarri, con il risultato di essere diventata a tratti una squadra inconsistente, e di certo confusa, incapace non solo di mantenere l’assetto difensivo che l’aveva caratterizzata per tutto il suo ciclo vincente, ma anche la concretezza spietata dei suoi giorni migliori.
Le differenze fra Allegri e Sarri
Alla Juve di Allegri, in Italia, bastavano 5 minuti per cambiare il volto di una partita. A quella di Sarri, oggi come oggi, neanche 90: le sue vittorie sono sempre in bilico, agganciate sul filo di lana con i tremori di una squadra normale. I dominatori non ci sono più.
La missione di Conte
E’ a queste incertezze che si aggrappa l’Inter per scalzare dal trono Ronaldo&c. Conte ha fatto dei nerazzurri una compagine similjuve, cambiandone completamente la faccia e invertendo i ruoli e le caratteristiche. Massima attenzione alla difesa, perché in Italia le statistiche dicono che funziona così se si vuole vincere: piuttosto ci si accontenta dello zero a zero, come contro la Roma, ma non ci si sbilancia mai per cercare la vittoria. Poi ha creato una coppia d’attacco molto funzionale e affiatata, Lukaku e Lautaro, mettendoli in verticale, legati fra di loro da un resistente filo di ferro. La pazza Inter non esiste più. Questa squadra perfettamente contiana, molto solida e sparagnina, è riuscita a restare in vetta con una formazione abbastanza rimaneggiata. Ma alla ripresa del campionato ritroverà Barella, Sensi e Sanchez, aggiungendo al motore pure Vidal, uno di cui Conte diceva che se c’era da scegliere un uomo per andare in guerra lui non aveva dubbi perché nessuno è come il cileno, che disputò una delle sue migliori partite in bianconero contro il Chelsea, da azzoppato. Con questo centrocampo i nerazzurri saranno ancora più temibili.
Le lodi iperboliche per la Lazio
Dietro all’Inter e alla Juve, c’è la Lazio di cui tutti cantano lodi iperboliche. Luciano Moggi è arrivato a dire che i veri rivali di Sarri sarebbero proprio i biancocelesti di Inzaghi, non l’Inter, perché loro possono vincere contro chiunque. Eppure non saremmo così sicuri di tutte queste celebrazioni a nostro avviso alquanto esagerate. Molto probabilmente la Lazio si è preparata per arrivare al massimo della forma in coindidenza con la finale della Supercoppa. Nelle precedenti stagioni, gli uomini di Lotito hanno sempre vissuto abbastanza in altalena, quasi imbattibili in certe fasi ma altrettanto irriconoscibili in altre. Poi, occhio alle eccessive esaltazioni: il gioco di Inzaghi, molto arroccato in difesa con veloci verticalizzazioni, si adattava perfettamente al fraseggio inconsistente della Juve di Sarri vista a Riad e nel secondo tempo dell’Olimpico. Dubitiamo fortemente che possa ripetersi, ad esempio, contro l’Inter.
In realtà la lotta allo scudetto la restringeremmo a una sfida fra Conte e Sarri, a meno di un tracollo per ora impensabile della Juventus alla ricerca imperitura del bel gioco.
Il calcio più spettacolare è in provincia
Il calcio più spettacolare, invece, è quello di tre squadre che si dibattono nel gruppo dietro le prime tre: la Roma di Fonseca, l’Atalanta scuola Gasp e il Cagliari modello Ajax. Gasperini a Bergamo ha trovato l’ambiente ideale: un presidente che gli dà fiducia, i tifosi che lo adorano (e ci mancherebbe altro: senza di lui, non sarebbe stato possibile nessun miracolo). E soprattutto ci sono i giovani: il Gasp ha lavorato tutta una vita con i giovani e con loro non sbaglia mai, sono la sua energia, la sua pila duracell (un solo errore, forse: Orsolini). I giallorossi e i sardi, invece, sono in maniera diversa le due grandi sorprese del campionato. Il Cagliari, costruito da una ottima campagna acquisti, è andato oltre ogni più rosea previsione, fermato nella sua corsa solo da una partita inspiegabilmente interminabile vinta poi dalla Lazio a tempo scaduto. E’ squadra corsara, molto ostica da affrontare, solidamente centrata attorno alla sua stella, Radja Nainggolan. Con la ripresa del campionato bisognerà vedere se inciderà di più sul suo rendimento il ritorno di Pacvoletti o la grana Nandez sui diritti d’immagine, con la puntata in tribunale prevista proprio per gennaio. Sulla Roma, invece, all’inizio nessuno faceva troppo affidamento: una campagna acquisti al risparmio, e un allenatore nuovo che non aveva mai affrontato il campionato italiano, avevano convinto quasi tutti a ipotizzare una stagione difficile piena di problemi. E all’inizio sembrava proprio così. Ma Fonseca ha capito abbastanza inm fretta come funzionano le cose da noi, ha inventato Mancini a centrocampo, ha messo più guardie alla difesa, ha valorizzato il talento di Zaniolo, e la squadra ha cominciato a girare. E’ ancora presto per dire come finirà, però tutti i segnali sono positivi.
Le grandi delusioni
Il gruppone delle deluse è molto più folto e ci stanno dentro in tante. In prima fila c’è il Napoli di Ancelotti che Gattuso cerca di rivitalizzare con i vecchi sistemi all’italiana: grande catenaccio, palla lunga e pedalare. Gli serviranno dei mastini da mettere a centrocampo, levando qualche punta in avanti: gente come Kessie. Il Sassuolo è tra color che son sopesi: ci si aspettava molto di più quest’anno. Come il Torino: quando alza l’asticella e decide di giocare, semplicemente non è capace, non sa da che parte si comincia. Le genovesi rischiano grosso. Il Genoa soprattutto che sembra troppo debole anche rispetto alle avversarie in lotta per non retrocedere. Sta molto male pure la Fiorentina. Ha sbagliato quest’estate a non cedere Chiesa per 80 milioni e con quei soldi rifare la squadra. Un errore madornale, in nome della bandiera. Adesso rischia di essere tardi per riparare: ha mandato via Montella, ma con Iachini non è che ha preso un fuoriclasse delle salvezze. Iachini è un Gattuso di provincia: persona molto perbene, grande cuore e grande grinta, e vecchie idee sul calcio, che andavano bene quiando lo zero a zero eta quasi una vittoria.
Il caso Milan
Poi c’è il Milan. Fino a qui stagione disastrosa. In tutti i sensi. Non ha dato tempo a Giampaolo e l’ha sostituito con uno come Pioli che cio azzecca come i cavoli a merenda. Ha stravolto il sistema di gioco, ma in compenso ha peggiorato i risultati. i dirigenti hanno costruito una squadra che non era buona per Giampaolo, ma ancora meno per il suo successore. Adesso forse venderà Paquetà per fare cassa. Però ha preso Ibrahimovic. Quello di 9 anni gli fece vicnere uno scudetto segnando 21 gol. Quello di adesso ha 38 anni e negli ultimi tempi giocava tra scapoli e ammogliati nel campionato americano. Dice: «Sto tornando in un club che rispetto enormemente e in una città che amo. Lotterò con i miei compagni di squadra per cambiare il corso di questa stagione». I tifosi impazziscono di gioia. Sono gli stessi che appena un anno fa non smettevano di prendere in giro e insultare la Juventus che aveva comprato Ronaldo, troppo vecchio con i suoi 33 anni.
Un campionato insolito
E’ un campionato diverso, è vero. Ribalta le gerarchie consolidate e i valori in campo. Non c’è più il Napoli lì in vetta, il Milan è sceso così in basso da far tenerezza. Tra le prime della classe oggi ci sono Cagliari e Atalanta e subito dietro c’è il Parma. Ci facciamo deridere in tutto il mondo per il razzismo. Gli stadi fanno ancora quasi tutti pena, scomodi ricettacoli di frustrazioni e di cori beceri. Eppure per una volta siamo stati diversi. Tutti, nessuno escluso. E’ quando entrato in campo Sinisa Mihajlovic. Con la mascherina sulla bocca, il volto scavato, lo sguardo sofferente. L’hanno applaudito anche i nemici. Aggrappiamoci a questa speranza. Forse un giorno saremo migliori, avremo imparato che dietro a questa barricata ci sono solo uomini come noi, che vivono e soffrono come noi. Forse sì.