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A Sochi vince la Mercedes di Bottas e Leclerc salva le Ferrari

Ma per il Cavallino il calvario è ancora lungo

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
A  Sochi vince la Mercedes di Bottas e Leclerc salva le Ferrari

Sochi almeno regala un piccolo sorriso alla Ferrari, oltre al solito dominio Mercedes, primo Bottas e terzo Hamilton solo perché penalizzato di 10 secondi per una irregolarità in partenza, intervallate dall’indomito Verstappen, che sta in mezzo alle frecce Nere come un guastatore che non si arrende mai. Le Rosse si piazzano al sesto posto con Charles Leclerc e al tredicesimo con Sebastain Vettel, che, se si pensa da dove erano partiti dopo le disastrose qualifiche di sabato, è un risultato alla fine del tutto inatteso e da annoverare addirittura come positivo. La gara è vissuta poi soltanto sulla eccezionale rimonta del campione del mondo che aveva nel mirino il record di Schumacher, di 91 vittorie in Formula 1.

Leclerc, con questa macchina che ha indubbiamente dei problemi mica da poco, riesce a tirare fuori delle prestazioni degne di nota. Ed è proprio Vettel a rimarcare l’ottima prova del suo compagno di squadra quando, subito dopo l’arrivo, al giornalista che gli chiedeva se avesse trovato migliorata la macchina risponde senza mezzi termini: «Assolutamente no. Io ho incontrato le stesse difficoltà di sempre. Per me è stata la solita impresa portare a termine la gara».

Certo, a questo punto della stagione ormai non avremmo più troppe parole da spendere (o da piangere) sulla Ferrari. In realtà, ci ha pensato il povero Mattia Binotto a stupirci all’inizio di questo week end. Il simpatico team principal della Scuderia di Maranello ha cominciato a dimostrare insospettabili qualità di attore comico, che in certe situazioni così deprimenti come quelle che stiamo attraversando sono semplicemente da apprezzare. Molte volte noi tendiamo a etichettare la gente solo per il ruolo che ricopre e avevamo sempre visto l’inappuntabile manager delle Rosse come un ingegnere dai modi squisiti e dalla professionalità lodevole. L’altro giorno, dopo le prime prove che ci erano apparse come al solito un po’ deludenti, ai giornalisti che si aspettavano i soliti commenti (dobbiamo lavorare, cerchiamo di capire, è una stagione nata male), è uscito fuori con una dichiarazione abbastanza spiazzante: «Non ci aspettavamo dalle modifiche che abbiamo portato qui a Sochi dei grandi passi avanti, ma il fatto che le abbiamo tenute in macchina vuol dire che hanno funzionato. Per ora va tutto bene». Poi aveva aggiunto, serissimo, senza che gli scappasse neanche un mezzo sorriso: «Le qualifiche saranno un test importante. Cercheremo di trovare il bilanciamento giusto per ottenere il miglior risultato possibile».

Difatti. Le Ferrari avevano rispettato il trend di tutta la stagione. L’immancabile disastro, cioé. Undicesimo posto per Leclerc e quindicesimo di Vettel. Sebastian era uscito fuori per uno spaventoso incidente. E Charles, invece, s’era infuriato, ma per davvero, quasi fuori di sé, con il box che gli aveva passato informazioni sbagliate, che avevano finito per danneggiarlo.

Nessuno aveva capito che Binotto il giorno prima doveva evidentemente aver scherzato. Gli aggiornamenti nella bandella verticale dell’endplate, che delimita esternamente l’alettone posteriore, per migliorarne l’efficienza aerodinamica, avevano funzionato per modo di dire. La verità è che con un cassone come quello della SF1000 non bastano nemmeno i miracoli. Questa volta i tecnici di Maranello avevano deciso finalmente di imitare le Mercedes, perché le aperture che soffiano aria sotto al profilo principale dell’ala erano state drasticamente diminuite in modo da avvicinarsi proprio alla configurazione introdotta per prima dalla scuderia tedesca, così che le rosse sono ora dotate di tre soffiaggi come le imbattibili vetture di Hamilton e Bottas.

Nella realtà poi i risultati non sono proprio gli stessi. Ma non potrebbe essere altrimenti, visto che la SF1000 è semplicemente tutta da rifare, e non basta certo cambiare l’alettone posteriore per far volare una carriola come questa. Così in gara è solo la bravura di Leclerc a tenerla in piedi nel gruppone, conquistando un ottimo sesto posto. Pensate voi in che stato è finita la Ferrari, se ora come ora deve rallegrarsi per un piazzamento che solo fino a poco tempo fa avrebbe dato adito a un bel po’ di polemiche. Questa volta almeno, come ha sottolineato lo stesso Leclerc, la strategia dal box non è stata sbagliata. E considerate le ultime arrabbiature in serie del campioncino, anche questa è una novità.

Charles al termine della gara, dopo tutti gli insulti che aveva mollato dal Mugello, ma anche prima, fino alle qualifiche di sabato, ha pensato bene di spargere parole al miele: «E’ stata una sorpresa per noi essere competitivi. Adesso bisogna restare con i piedi per terra. E capire perché. Comunque forse potremmo essere sulla strada giusta». Ma attenzione. Le dichiarazioni rilette in filigrana non sono tutte rose e fiori. Il fatto che Leclerc ritenga sorprendenti le note positive, e che non sappia ancora spiegarne i motivi, dimostra chiaramente come non sia troppo sicuro di tutti questi miglioramenti. Restiamo tutti ancora calmi, se possiamo. Il calvario è lungo. Siamo appena agli inizi.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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