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Fantastica Ferrari in Australia. Demolito Verstappen. Trionfa Leclerc

Charles in Australia non ha sbagliato niente, è perfettamente a proprio agio su questa monoposto che appare completa

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
La scuderia Ferrari alla fine della gara australiana (Ansa)

Ha vinto la Bestia. E la Bestia è la Ferrari. Ma ha fatto qualcosa di più questa volta: ha stravinto. Quando Charles Leclerc taglia il traguardo, la macchia arancione sugli spalti dei tifosi di Max Verstappen si alza tutta in piedi ad applaudire il grande rivale. E’ troppo forte, anche per loro.

Come ai bei tempi

In testa dall’inizio alla fine, ed è la prima volta per il principino, pole, vittoria, giro veloce, e dietro di lui gli altri che inseguono lontani da venti secondi in là. Come ai bei tempi, perché era da una vita che la Rossa non vinceva così, era da Schumacher che non correva da padrona. Forse oggi possiamo finalmente dirlo per davvero, che la Ferrari è tornata a casa, nel posto che è sempre stato suo, dentro al castello della F1, e non fuori, nel cortile, a guardare gli altri.

Il Cavallino vince, gli altri piangono

Verstappen per la seconda volta si ferma prima della fine, il motore che fuma e zero punti in classifica e lui che ringhia per radio, «sento odore di fluido, sembra che tutto stia bruciando». Per ora - ma siamo appena alla terza gara del mondiale - fila tutto alla perfezione. Grande pilota e grande macchina. Charles alla fine addirittura non si trattiene e dice che «è una Bestia!», e lo dice così, con il punto esclamativo, per spiegare tutta la sua meraviglia.

Una monoposto completa

Gli uomini di Maranello sono riusciti a portare in pista una monoposto completa, veloce in qualifica e in gara, ottima nella gestione degli pneumatici, competitiva su tutti i percorsi. Gli altri stanno dietro, la Mercedes abbastanza lontana e la Red Bull con qualche problema di affidabilità. Il prossimo Gran Premio, nel cuore della via Emilia, a Imola, sarà un importante esame per tutti oltre che il primo appuntamento con la verità, perché per quel week end le scuderie metteranno in campo i loro sviluppi. E in questo senso, occhio alla Mercedes, che piano piano sta risalendo la china, anche se Hamilton si lamenta che non è vero, che la macchina è sempre la stessa. In Australia non solo ha piazzato i suoi due piloti al terzo e quarto posto (con Russell ancora una volta davanti a Lewis), ma ha corso soprattutto al passo della Red Bull, a testimoniare i suoi indubbi, recenti progressi. Però là davanti la Ferrari adesso ha un’altra marcia. E sembra aver costruito la macchina perfetta per il suo pilota.

La gara

Charles in Australia non ha sbagliato niente perfettamente a proprio agio su questa monoposto. Ha avuto un solo attimo di sbandamento alla seconda ripartenza dopo la safety car, quando Verstappen è arrivato a ringhiargli all’orecchio, e lui è riuscito a resistergli con gran fatica, andando largo sullo sporco, all’uscita dell’ultima curva. Per il resto un dominio assoluto, guadagnando su tutti i punti del tracciato. E’ andata male a Carlos Sainz, penalizzato dal nono posto della qualifica e dalla troppa voglia di rimontare. Per questo scommette in partenza sulla gomma dura, la meno facile da scaldare, per ritardare il pit stop. Solo che paga subito un prezzo salato al pronti e via, scivolando in tredicesima posizione, sfilato dagli altri a destra e sinistra, come se fosse fermo. Cerca di recuperare e sbaglia di nuovo. Mentre battaglia con Schumacher, perde il controllo dell’auto e con le gomme non ancora in temperatura finisce in testacoda prima sull’erba e poi impantanato nella ghiaia. Avesse avuto più pazienza, forse sarebbe andata in un altro modo. Binotto è sicuro che farà tesoro di quello che è successo: «Ha avuto qualche circostanza che non lo ha aiutato, e oggi ha cominciato in salita. Carlos lo conosco, è uno che ne verrà fuori più forte di prima». D'altro canto, a macchina per andare lontano ce l’ha anche lui.

Verstappen, il favorito

Lo stesso Verstappen, che alla vigilia veniva dato per favorito su questo tracciato, ammette che al di là del ritiro non c’è mai stata gara per lui: «Non so quale sia il problema per cui sono stato costretto a fermarmi, ma nel complesso non andavamo bene in pista, il passo gara non era buono, le gomme si consumavano troppo in fretta e Leclerc era troppo veloce per noi». Perché i pronostici sono una cosa, ma poi la realtà ogni tanto mischia le carte. Alla fine, quando fa i complimenti alla Bestia, come la chiama lui, Charles dice che lui prima della gara pensava di essere superiore alle Red Bull, ma riteneva che il gap fosse più piccolo: «però lo sapevamo di essere più forti. La macchina è stata perfetta.

La ripartenza dopo la safety car

L’unico punto dove ho sofferto è nella ripartenza dopo la safety car. Ma da lì in poi era come volare». Fa un effetto strano ascoltarlo. Lui è così diverso da Schumacher, non è niente tedesco, ha un’aria furbetta, immediatamente simpatica. Però era da Schumacher che non sentivamo queste parole, era da quei tempi che non pensavamo di essere i più forti. Ogni tanto fa bene tornare indietro.

 

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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