Il sogno Ferrari sta diventando un incubo. Doppio ritiro a Baku. E se Leclerc si stanca?
La Ferrari dell’inizio non c’è più, e non c’è più semplicemente perché gli altri sono cresciuti più e meglio di lei

Anche a Baku ha vinto Verstappen, e sinceramente non è che ci facevamo molte illusioni, nonostante il solito capolavoro di Leclerc nelle qualifiche. Finché la vettura tiene, sul giro netto, Charles è quasi imbattibile. Purtroppo la gara è un’altra coss, e tutte le volte ce n’è sempre una. Così, alla fine, doppietta RedBull davanti a Russell e doppio ritiro Ferrari.
Terza batosta consecutiva
Sainz si arrende subito per un problema idraulico ai freni. La power unit del principino invece va in fumo in maniera spettacolare al ventunesimo dei 51 giri, mentre era in testa alla corsa con undici secondi di vantaggio su Max (che però stava rinvenendo forte). Per il monegasco è la terza batosta consecutiva, dopo la rottura del turbo al Montmelò e l’errore strategico del box a Montecarlo, e questa volta non è solo arrabbiato.
Non si possono ignorare i punti persi
Comincia a essere deluso, e non è un bel segnale: «Sono tre gare che la competitività c’è, ma non abbiamo il risultato finale. Farò un reset domani e basta. La motivazione ci sarà, ma non possiamo ignorare neanche tutti questi punti persi, altri 25 e 25 sono tanti. Cose positive? Adesso no, non ne trovo».
Terribile ko
Quello di Baku è un ko terribile, un uno due bestiale, a questo punto della stagione. Adesso la RedBull ha 80 punti di vantaggio nel mondiale costruttori e Verstappen ne ha accumulati 34 su Leclerc (150 contro 116), che è scalato ormai in terza posizione, dietro anche a Perez (129). Il brutto è che le prospettive non sembrano essere tanto confortanti, a prescindere dal tema dell’affidabilità, che lo stesso Binotto ammette essere molto serio («dobbiamo approfondire, capire, vedere se c’è qualcosa da cambiare, adesso non siamo in grado di dare risposte certe»), perché nell’insieme che il Cavallino mostra più di una incertezza. Bisogna vedere ad esempio se l’affidabilità è stata messa a rischio per rincorrere le prestazioni della RedBull, che cominciavano a essere nettamente superiori, nel qual caso magari ritrovarla potrebbe significare dover rinunciare a qualche miglioramento.
Divario crescente
Dobbiamo essere sinceri: il divario con la RB18 oggi come oggi è così consistente da lasciare poche speranze, e lo si vede anche dalla tranquillità abbastanza inusuale e dalla sicurezza con cui si gestisce, pure nelle qualifiche, ad esempio, quando preferisce lasciarsi superare da Perez, ma cercare di preparare la vettura migliore per la gara. Leclerc era in testa al momento del ritiro, ma Max era più veloce e il finale sarebbe stato tutto da vivere. Una cosa però bisogna dirla chiaramente: quando si fermano tutt’e due le macchine, la sfortuna non c’entra proprio niente.
La Ferrari ha un’ottima macchina, ma...
Significa aver lavorato meno bene rispetto agli avversari, aver commesso errori e sbagliato più di qualcosa. Significa non essere tanto bravi. La Ferrari ha un’ottima macchina, che ha rilevato un serio problema di affidabilità, e un grande pilota, ma per il resto è meglio che lasciamo perdere. Non per essere troppo nostalgici, ma quando vinceva, Maranello aveva tutto al top, il pilota più bravo, una monoposto eccellente, e poi aveva Todt, una catena di comando quasi perfetta, potere politico, i tecnici migliori, e al box non sbagliava quasi mai un colpo, anche perché i suoi meccanici erano tutti da medaglia d’oro.
Pit stop troppo lungo
Adesso, invece, cinque secondi al pit stop per cambiare le gomme come è capitato a Baku (problemi con il carrellino) è una cosa senza senso. Sarebbe come se un portiere si buttasse due secondi dopo che è partito un tiro: meglio cambiar mestiere. Visto com’è andata, poi, questo errore è passato in cavalleria. Abbiamo visto che c’è di peggio.
Il tema affidabilità
E il peggio chissà quando finisce. Se Leclerc è abbastanza deluso (per ora non c’è il rischio che saluti e se ne vada, ma se continua così mai dire mai), anche Mattia Binotto non ha nascosto la sua inquietudine: «La affidabilità è un tema importante, una preoccupazione seria, non possiamo nascondercelo. Però come all’inizio della stagione non ci eravamo montati la testa, adesso non dobbiamo demoralizzarci troppo. Il miglioramento qualitativo della power unit rispetto all’anno scorso è stato rilevante, e questo è un dato di fatto. E’ necessario guardare tutto, anche quello che è capitato a Sainz. Non ci abbattiamo, ma dobbiamo guardare bene, lavorare a testa bassa tutti insieme».
Lo sguardo al Canada
Adesso si replica fra una settimana in Canada, un gran premio che arriva troppo vicino a questa batosta, come avvisa ancora Binotto: «Correggere non si corregge mai in una settimana. Dobbiamo rimboccarci le maniche, si può provare a gestire, come abbiamo fatto nelle prime gare, dovremo mettere sicuramente componenti nuovi. E potrà capitare che per questo avremo delle penalizzazioni da qui alla fine della stagione».
La Ferrari dell’inizio non c’è più, e non c’è più semplicemente perché gli altri sono cresciuti più e meglio di lei, smascherando le sue debolezze e costringendola a sbagliare. Sembra un’altra epoca: la RedBull è solida e cattiva. La Ferrari troppo fragile.